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Il sindacato che guida la lotta operaia in Corea, la Confederazione dei sindacati coreani (KCTU), è stato fondato l’11 novembre 1995, ed all’atto della sua costituzione raggruppava oltre 420.000 lavoratori per 1.048 sezioni sindacali.

Ma il "movimento sindacale indipendente e democratico" (*) di cui la KCTU è la proiezione, vide la luce già nel vivo della "Grande Lotta dei Lavoratori" del 1987. In quel frangente, nella "battaglia contro la repressione della dittatura militare e dei padroni", i lavoratori avvertirono di dover stringere le proprie fila. Fino a quel momento erano esistiti soltanto organismi sindacali aziendali. Sull’onda delle lotte nacquero sindacati di categoria e regionali, e si formò una forte spinta verso la fondazione dell’organizzazione confederale. Una traiettoria di sempre più ampia unità del fronte di classe, che è l’inversa di quella aziendalista e federalista che impazza (e devasta) qui "da noi".

La KCTU si ricollega alla "dura e sanguinosa lotta dei lavoratori che ci hanno preceduto (su questa strada) nei passati cento anni". La sua piattaforma programmatica assegna al sindacalismo militante i seguenti compiti:

• costruire "una società autenticamente democratica", "che garantisca la dignità e l’eguaglianza degli esseri umani";
• battersi per abolire ogni tipo di restrizione all’attività politica dei lavoratori, per "politicizzare i lavoratori" "fondendo la lotta economica con la lotta politica", per arrivare "finalmente alla formazione del nostro partito politico che rappresenterà davvero le necessità e gli interessi di tutti i lavoratori";
• ristabilire la "sovranità nazionale", conseguire la "riunificazione pacifica" della Corea, abrogare tutti i "trattati ineguali" che le sono stati imposti, "fronteggiare l’invasione economica del capitale monopolistico internazionale" e le sue politiche indiscriminatamente liberiste;
• "superare la limitatezza di un movimento sindacale organizzato su basi aziendali" realizzando un sistema di organizzazione e di contrattazione nazionale che "assicuri omogeneità di condizioni di lavoro" a tutti i lavoratori di una data branca d’industria;
• "organizzare i non organizzati" (oltre 10 milioni di lavoratori su 12) e unificare l’intero movimento sindacale (oggi diviso in due centrali, una ufficiale e para-governativa, la FKTU, per lo più presente nel terziario, e l’altra illegale, la KCTU);
• "eliminare la repressione da parte dello stato e del capitale monopolistico" dei "diritti fondamentali dei lavoratori";
• "difendersi dall’accresciuta intensità e dall’accresciuto controllo del lavoro provocato dalla strategia di razionalizzazione delle imprese";
• "conquistare salari decenti, la settimana di 40 ore, ferie pagate, etc.";
• "eliminare ogni forma di discriminazione basata sul sesso, sul tipo di occupazione svolta, sul livello di istruzione, sulle dimensioni dell’impresa e sulla nazionalità, sì da avere eguale remunerazione a eguale lavoro"; "far acquisire ai lavoratori stranieri gli stessi diritti e le stesse condizioni di lavoro" dei lavoratori coreani.

La "politica internazionale" della KCTU, cui questo sindacato mostra di attribuire una grande importanza (proprio come in casa Cgil-Cisl-Uil!), è così delineata:

"I sindacati democratici coreani (...) hanno preso parte alla attività delle strutture del movimento sindacale internazionale all’insegna dell’internazionalismo, che comprende la solidarietà tra i lavoratori di tutto il mondo, la lotta per la democrazia e la pace mondiale, etc. Tuttavia la nostra attività internazionale non è riuscita ad essere davvero un’attività quotidiana. E questo a causa principalmente delle nostre condizioni e dei nostri limiti. E’ naturale che la KCTU pensi che il movimento sindacale distruggerà le barriere nazionali tra i lavoratori di tutte le aree del mondo, e lo farà non a chiacchiere ma con mezzi pratici, efficaci e organizzati. Tenuto conto di ciò che significa un’economia senza confini, i sindacati di ogni paese dovranno essere una branca (nazionale) del movimento sindacale democratico (internazionale) per lo sviluppo del progresso nel mondo.

"(...) la KCTU si sforzerà di migliorare il movimento sindacale fino a farne un movimento senza barriere nazionali. Che rigetterà il sindacalismo di stato così come ogni forma di sindacalismo controllato dai padroni" (...). Inoltre nel suo impegno a rafforzare la solidarietà internazionale tra i lavoratori, la KCTU dichiara di "respingere tutte le teorie che incitano alla competizione tra i lavoratori e di impegnarsi ad intraprendere tutte quelle attività che sono coerenti con la causa dei lavoratori".

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