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AI NOSTRI LETTORI

I comunisti autentici non hanno mai temuto di dire la verità al proletariato, anche quando si trattava di cose spiacevoli e impopolari.

In più d’un’occasione Marx ed Engels parlarono, per un determinato spazio e un determinato tempo storici, di nullità politica della classe operaia. Engels, in particolare, trattando dell’Inghilterra del 1879, non esitò a scrivere: "Sul piano politico gli operai si dividono in conservatori e in radicali liberali... Non si può dunque parlare qui di vero movimento operaio...".

Queste parole si adattano pari pari alla presente situazione italiana, che va in parziale contro-senso rispetto ai promettenti "spunti" della classe operaia internazionale.

Non è che nell'Italietta di fine millennio l’antagonismo di classe sia sparito o si sia attutito, tutt’altro!, ma sono le forze borghesi a imprimergli la direzione controrivoluzionaria ed a stabilirne il ruolino di marcia.

Non è che qui e ora la disponibilità alla lotta del proletariato sia venuta improvvisamente meno, anzi, esso l’ha riconfermata anche di recente; ma, attenti!, non ci si può di continuo scaldare i muscoli per poi rimanere eternamente in panchina (com’è accaduto nella vergognosa vicenda del rinnovo contrattuale dei metalmeccanici). E per entrare in gara, con tutta la propria forza, tutta la propria rabbia, occorre darsi dei fini, un programma, un’organizzazione politici.

Ed è precisamente questo che, a tutt'oggi, manca paurosamente al proletariato italiano. Che, sul piano politico, va invece dividendosi in tre tronconi, l'uno peggiore dell'altro.

Il primo è quello radicale liberale, raccolto dietro le insegne di un PDS che "orgogliosamente" dichiara di aver dismesso, e per sempre, l'intenzione di essere il partito di "una parte della società", la classe operaia, per giunta la meno importante (!), e di un PRC che si assume il compito di "tutore dei deboli" stando nel governo dei forti. Il secondo troncone, meno consistente, è costituito dai proletari "conservatori", che hanno abboccato alle promesse d'un ignobile centro-destra iper-liberista, ma munifico di promesse "per tutti". Infine, c'è il troncone in rapida crescita dei proletari "rivoluzionari" aderenti alla Lega, col suo "popolo" tutto unito, senza distinzioni di classe, contro il certamente esoso parassitismo "romano", per un programma iper-liberista sì, ma "padano".

Cosa ci aspetta? Di essere frantumati e distrutti, politicamente e socialmente, da una di queste tre varianti dell’unitario fronte antiproletario borghese?

L’acuirsi delle contraddizioni economico-sociali del sistema, a scala non solo italiana, ma mondiale, impone ai proletari coscienti dello sfruttamento cui sono sottoposti e disposti alla lotta, di darsi un colpo di reni, di ritrovare politicamente sé stessi e, con ciò, la propria forza rivoluzionaria di classe, che consegue al loro essere il perno fondamentale della società.

Ogni opportunistica attesa del "meno peggio" non fa che preparare irreparabili disastri, da cui sarebbe impossibile riprendersi a fine corsa.

Perciò ai proletari che si sentono tali, che sentono sulla loro carne viva l’attacco borghese che gli viene portato (oggi dalla "sinistra" non meno che, ieri, dalla destra), e che sentono di poter e dover reagire: noi lanciamo un appello: rispondete all’attività che andiamo conducendo, non limitatevi ad acquistare il nostro giornale e, magari, a condividerne "certe idee", ma cooperate con noi per la rinascita di una prospettiva di classe, del partito di classe che, voglia o non voglia, l’attuale situazione d’imputridimento del sistema capitalista, in tutto il mondo, pone all’ordine del giorno.

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