Colonialismo a tutto campo |
Un fariseo coro di sdegno e di condanna si alzò da parte della sinistra italiana quando, lo scorso agosto, con una brutale azione la polizia sgombrò gli immigrati asserragliati nella chiesa parigina di Saint Bernard (i sans-papiers) e ne espulse parte via charter. Fiumi di ipocrite lacrime sulla stampa di sinistra intendevano dimostrare come simili cose possano accadere nella Francia del centro-destra, ma siano assolutamente da escludersi qui nella terra dellUlivo e della tolleranza democratica.
E vecchia e connaturata caratteristica della sinistra riformista manifestare pomposamente la propria indignazione contro la politica repressiva, rapinatrice e poliziesca dei governi altrui e -al contrario- minimizzare, sottacere e giustificare quella sostanzialmente analoga del governo e della borghesia del proprio paese (di cui, se necessario, ci si fa anche direttamente carico). Non era forse Togliatti che -mentre scagliava anatemi contro la rapina imperialista perpetrata da Francia, Inghilterra e Stati Uniti- rivendicava allo stesso tempo un "posto al sole" per litalica patria nelle terre (colonie di mussoliniana memoria) di Somalia ed Etiopia da "condurre per mano alla democrazia e allo sviluppo"? E non sono forse i suoi odierni epigoni (caricature in sedicesimo del buon Palmiro) a cianciare continuamente della necessità di un ruolo più attivo dellItalia in campo internazionale (dallAlbania alla Jugoslavia, dal Medio-Oriente a Cuba) quale elemento di riequilibrio democratico di contro alle politiche egemoniste delle altre potenze occidentali?
Ebbene sulla questione degli immigrati il contegno del riformismo non si scosta neanche di una virgola da questo schema; ne è ennesima riprova latteggiamento di fronte all"emergenza Lampedusa". Mentre decine e decine di magrebini clandestini vengono ammassati come bestie nel cortile della locale caserma della Guardia di Finanza in attesa di essere rispediti in patria, lUnità del 27/10 scrive: "A Lampedusa è guerra; lisola si sente in stato dassedio" (assediata da marocchini e tunisini...). Folena, poi, in merito alle dichiarazioni del capo della polizia Masone sulla possibilità di usare anche in Italia i charter per espellere i clandestini, afferma di non vedervi alcunché di scandaloso essendo solo un "aspetto tecnico e operativo". Ma , di grazia, non erano anche i charter francesi un "semplice aspetto tecnico operativo" della politica di repressione e terrorizzazione propria di tutte le borghesie occidentali contro i proletari extracomunitari? Intanto il ministro Napolitano ribadisce il più fermo impegno del governo per rafforzare i dispositivi di salvaguardia militare delle coste italiane.
Il PDS non perde occasione per dimostrare alla borghesia italiana di avere anche in questo campo tutte le carte in regola come forza di governo. Cosa fa, invece, il Prc, la sedicente forza della "sinistra antagonista e alternativa"? Il presidente della commissione giustizia della camera Pisapia (eletto nelle fila del partito di Bertinotti) afferma: "bisogna rendere più chiara la procedura di espulsione per garantire maggiormente il clandestino sottoposto" (sic!). Ma la falsità e lipocrisia raggiungono vette liriche quando ai primi di novembre il quotidiano del PRC commenta laccordo italo-tunisino in materia di immigrazione clandestina definendolo un atto che "basta da solo a rendere unidea del deragliamento istituzionale che, dopo e nonostante il decreto Dini, continua a regnare sulla questione immigrazione; si tratta di una co-operazione di polizia tesa a rispedire al mittente gli intrusi" (Liberazione,7/11/96). Facce di bronzo! Ma questi atti politici che così duramente commentate non sono forse figli di quel governo cui voi quotidianamente garantite il vostro leale sostegno? Comodo, facile e remunerativo a costo zero attaccare i vari Chirac e Juppè. Ma come metterla quando anche partendo dal terreno dellimmigrazione si tratterebbe di dare battaglia in campo aperto contro il governo Prodi e la sua politica? Potrebbe mai Rifondazione far mancare il suo "critico e autonomo" appoggio allesperienza "riformatrice" incarnata dal governo dellUlivo? Altra musica - vero? - quella che andrebbe suonata contro la propria borghesia, contro il proprio capitalismo! Una musica che il riformismo ("moderato" o "radicale" che si voglia) non vorrà e non potrà mai suonare essendo in fin dei conti le sue stesse sorti e i suoi stessi destini indissolubilmente legati a tripla corda con quelli del proprio capitale nazionale.
La soluzione del problema, però, non è neanche nel richiedere - come fanno settori della sinistra associazionista presenti anche nel Prc - frontiere aperte sic et simpliciter.
Blindare i confini, espellere i clandestini, limitare lingresso alle frontiere, sono tutti aspetti della stessa politica reazionaria borghese finalizzata a schiacciare sotto un tallone di ferro i proletari immigrati. Tutto ciò deve essere combattuto incondizionatamente, ma contrapporre alla politica "esclusivista" di destra una politica "accoglientista" di sinistra è come minimo illusorio, inane e perdente. Il vero nodo della questione è costituito dalla miseria e dalla fame in cui loppressione imperialista costringe i paesi del Terzo Mondo, con la rapina delle materie prime, la distruzione delle economie naturali per sostituirle con la "civiltà" capitalista (senza la presenza in loco dei capitali necessari, opportunamente prestati dallOccidente, che, con ciò, li ha sottoposti anche alla schiavitù del debito), i corrotti e insaziabili apparati di potere infeudati alla metropoli, le manovre delle potenze imperialiste per accaparrarsene il dominio attizzando scontri tra i locali. Ecco il vero motivo dellemigrazione: la depredazione selvaggia delle ricchezze naturali, il consumo inumano della forza-lavoro. Luna e laltro perseguiti dal capitalismo. Lo stesso sistema, le stesse forze di classe che sfruttano il proletariato occidentale.
Il dramma dellemigrazione si può risolvere solo colpendolo alle radici: distruggendo il capitalismo. Il proletariato occidentale e le masse oppresse del Terzo Mondo possono farlo a condizione che uniscano le loro forze contro il comune nemico. Il primo passo dellunità è nel rapporto tra lavoratori occidentali e immigrati, per un percorso di comune lotta e organizzazione politica e sindacale che saldi la lotta contro il razzismo a quella contro la disoccupazione, contro il lavoro nero e per la difesa delle condizioni operaie.
Un altro fondamentale passo è che il proletariato separi le sue sorti da quelle della nazione e lotti contro ogni operazione di aggressione imperialista fornendo un appoggio incondizionato a ogni moto degli sfruttati del sud del mondo contro l'imperialismo di casa nostra.
Senza di ciò, senza ununitaria lotta di classe, frontiere "aperte" o "chiuse" che siano, non si potrà che assistere a unimmigrazione sempre più disperata, sempre più disgregata e preda tanto della criminalità organizzata, quanto del più bieco sfruttamento legale, e che andrà a costituire un ulteriore elemento di balcanizzazione e indebolimento delle file proletarie, alimentando anche allinterno di esse suicide spinte xenofobe.