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La nostra assemblea nazionale del 22 giugno

Come avevano annunciato nel n.39 del Che fare, il 22 giugno abbiamo tenuto a Milano un’assemblea nazionale sul tema "governo Prodi, proletariato, avanguardia di classe". Quest’iniziativa politica è nata naturalmente con l’intento di rispondere ai compiti a cui l’avanguardia di classe è chiamata nella situazione sociale e politica che si è venuta delineando dopo il 21 aprile.

Una situazione che abbiamo definito intricata e rischiosa. Intricata perchè l'offensiva capitalistica marcia attraverso diversificate e contrapposte linee di attacco (tutte però, da quella incarnata dal governo Prodi a quella rappresentata dalla Lega, con al proprio arco la freccia anti-proletaria del federalismo, più o meno spinto). Rischiosa perchè il proletariato affronta questa situazione con un tale ritardo soggettivo e tali aspettative illusorie da esporsi alla possibilità di subire un affossamento radicale della propria organizzazione e della propria unità a scala nazionale.

Abbiamo ritenuto e riteniamo importante soffermarsi su questi pericoli non per dire che la situazione è chiusa, ma per avere le idee ben chiare sulle condizioni che possono permettere lo sviluppo delle enormi potenzialità che essa va incubando, specie in prospettiva, per la ripresa del movimento di classe e per la rinascita del partito di classe. Uno sviluppo in tal senso richiede, a nostro avviso: che gli attacchi del capitale (che non si fermeranno certo sotto il governo Prodi) trovino decise risposte di lotta; che esse si sviluppino nel senso dell'unificazione e della generalizzazione verso l'intera massa del proletariato; che in esse, e sull'onda della loro spinta, emerga quella linea di classe (basata sul rifiuto di ogni compatibilità aziendale e nazionale e di ogni tipo di federalismo) che può realmente permettere al proletariato di dire "no ai sacrifici"; che, inoltre, in questa sua battaglia il proletariato attinga energie in Europa e fuori dall'Europa in quell'immenso esercito di proletari e diseredati che sta rispondendo con la lotta all'unitaria (pur se diversificata) sfida lanciatagli dal capitalismo globale.

L’assemblea del 22 giugno è stata svolta con l’intento di dare impulso a un lavoro, già avviato, per rendere la nostra organizzazione più capace di concorrere alla realizzazione di queste condizioni. Il che significa per noi fare dei passi in avanti su due versanti.

Primo versante. Un efficace intervento nell'avanguardia e verso la massa proletaria richiede sempre più urgentemente che l’organizzazione comunista abbia una pronta capacità di agire e di scattare collettivamente. Su questo terreno, come OCI, non partiamo affatto da zero. Ma altra strada va fatta. E va fatta attraverso la diffusione e il consolidamento in tutta la rete dell’organizzazione di un ben preciso metodo di lavoro. E’ il metodo che abbiamo seguito nell’affrontare la questione jugoslava: se siamo stati i primi a rizzare le antenne e metterci al posto di battaglia che, per noi, compete ai comunisti, è perchè ci siamo sforzati di non limitarci a registrare dei dati di fatto e di rispondervi giorno per giorno, ma siamo partiti, per tempo, da uno studio in profondità della "cosa", sia per l’aspetto teorico che per quello storico, e intorno a questo orientamento abbiamo impostato una corrispondente attività pratica.

La maturazione della crisi "italiana" (che, come quella jugoslava, è un tassello della maturazione della più generale crisi del sistema capitalistico mondiale e dello scontro rivoluzionario a venire) ci obbliga a incardinarci, più di quanto fatto finora, a un lavoro dello stesso tipo su tutte le questioni che questa maturazione solleva, dalla questione sindacale a quella del federalismo/leghismo nel movimento operaio. Su quest’ultimo punto, ad esempio, è vitale porsi il problema di come il marxismo ha impostato la questione da un punto di vista teorico e come essa si sia poi presentata nel corso dello sviluppo storico; è, quindi, vitale rispondere a tutta una serie di domande: l’infezione leghista nel movimento operaio c’è stata anche in passato o compare solo ora? E da dove esce fuori, dalla crisi del capitalismo o, piuttosto, dal meccanismo stesso di funzionamento del capitalismo la cui centralizzazione si fonda sull’anarchia, sul pluralismo dei soggetti? E infine: come il marxismo ha in passato combattuto questa infezione?

Nei prossimi mesi l’intero corpo dell’organizzazione sarà impegnato in un lavoro di questo tipo sul federalismo/leghismo. Non per sfuggire ai compiti di intervento verso l’esterno. Ma proprio per poterli svolgere realmente, per saper operare realmente quale forza collettiva e fronteggiare quei rischi di deriva che l’approfondimento delle contraddizioni rende più acuti non solo per la massa del proletariato e la sua avanguardia, ma anche per un'organizzazione comunista. Ecco perchè lo sforzo di affrontare i nodi politici posti dallo scontro di classe come problemi a cui rispondere non contigentemente e federalisticamente, ma centralisticamente sulla base di una congrua coscienza (dottrinaria, programmatica e storica), ecco perchè questo sforzo è strettamente connesso a quello per essere presenti quale forza militante di classe nel proletariato e nelle sue iniziative, per rispondere da un punto di vista di classe (sul piano politico come su quello organizzativo) alle esigenze reali cui esso si trova davanti, sapendole vedere attraverso le bandiere illusorie in cui esse si esprimono (e tra queste sicuramente quella leghista/federalista). E' con questo spirito e in questa prospettiva che nel corso dell'assemblea del 22 giugno abbiamo dedicato un’estrema attenzione a compiere un bilancio collettivo, con l'occhio rivolto all'autunno, di alcune esperienze d'intervento che, come OCI, abbiamo compiuto in primavera: la presenza nella lotta contro i sabati di straordinario a Mirafiori, la partecipazione al congresso Cgil, l'intervento alla manifestazione dei lavoratori in Germania del 15 giugno contro il pacchetto Kohl.

L’assemblea del 22 giugno ha, quindi, voluto essere un momento per omogeneizzare e rinsaldare le forze dell'organizzazione lungo questa direzione di marcia. Ma anche, e veniamo così al secondo versante a cui accennavano sopra, per chiamare a una più diretta assunzione di responsabilità quei compagni che si sono avvicinati all'organizzazione, in alcuni casi a partire dalla battaglia congressuale nella Cgil, in altri a partire dal lavoro svolto sulla questione jugoslava (come è avvenuto con alcuni compagni di Padova, i quali hanno risposto alla lettera-invito alla nostra assemblea partecipandovi con la presentazione di un significativo documento che si sforza di confrontarsi sul complesso delle questioni teoriche e politiche relative alla ripresa di classe e al lavoro per la ricostituzione del Partito).

A questi compagni abbiamo detto e diciamo: se condividete il lavoro nel quale siamo impegnati, non lasciateci soli a farlo; non ci interessa un riconoscimento o una simpatia "letteraria", ma la messa a disposizione di muscoli, nervi e cervelli per una battaglia che mira a rispondere materialmente (a vari livelli) alle sfide cui l’acuirsi della crisi del capitalismo chiama il proletariato, prima fra tutte la ricostituzione del suo partito; se ritenete di volervi impegnare su questo terreno con la nostra organizzazione, noi siamo ben felici di raccogliere come si conviene questa spinta e di proseguire insieme il cammino che sta davanti a noi, come anche a tutti i sinceri militanti della causa di classe e al proletariato tutto; ma se anche, per un motivo qualsiasi, non considerate opportuna una cosa del genere, che non si rimanga alla finestra, ma ci si organizzi comunque per portare avanti un lavoro di questo tipo e per opporre alla deriva cui la sinistra storica sta esponendo il proletariato una battaglia militante per la rinascita dei suoi organismi di classe.

Non è, questo, un obiettivo che riteniamo realizzabile immediatamente, magari sull’onda di qualche lotta "esemplare" (eventualmente accompagnata da un ritorno di fiamma del disastroso soggettivismo anni settanta) o della messa in opera di qualche particolare marchingegno organizzativo. Immediatamente però è necessario che ci si metta all’opera con un’attività che sappia essere all'altezza di una situazione che sempre più vedrà l'intreccio di due processi: da un lato un attentato pericolosissimo all’unità del proletariato e alla sua capacità residua di essere presente come forza viva sulla scena politica (un processo che trova un potente acceleratore nell’azione di disarmo della classe indotta dal governo Prodi); dall’altro lato l’emersione di una serie di nodi politici di fronte ai quali un programma, una teoria, una politica e un’organizzazione proletaria possono dare una soluzione di riaccorpamento in senso anti-capitalistico e comunista.

Coloro che hanno ritenuto di snobbare la nostra assemblea hanno dimostrato una sola cosa: la loro incapacità di confrontarsi realmente non tanto e non solo con l'OCI, quanto con le questioni che lo scontro di classe pone al proletariato e ai rivoluzionari comunisti.

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