Segnali di ricomposizione: Usa... |
La Million Men March ha rilanciato sulla scena il movimento dei neri americani, vera e propria minaccia non solo allimperialismo americano, ma allassetto dellintero sistema imperialista mondiale, e con ciò della massima importanza per il proletariato. Contro di esso si è scatenata la propaganda borghese, dal suo punto di vista giustamente preoccupata. Ma sono riemersi anche, nel proletariato, tutti i pregiudizi (che la "sinistra" si incarica di rafforzare) che rendono difficile la "saldatura" tra lotta dei neri americani e proletariato bianco. Combattere questi pregiudizi è il primo, fondamentale, compito dinanzi ai comunisti e allavanguardia di classe. |
Il 16 ottobre scorso i neri americani hanno invaso Washington. Dopo le lotte degli anni 60/70,il loro movimento sembrava rifluito in una soggezione senza speranza alloppressione razziale, dal che derivava anche un abbrutimento dellintero corpo sociale. Ne ha scosso il torpore lattacco su tutti i piani che un imperialismo, pur saldamente primo al mondo, ha dovuto scatenare contro il suo stesso proletariato dogni sezione e colore. Attacco affatto terminato, e a continuare il quale si candida una destra aggressiva e determinata, tanto nella versione politica dei Gingrich che in quella terroristica dei proliferanti gruppi nazisti e razzisti.
Scosso da tali scariche il corpo della popolazione afro-americana si è levato mostrando la sua potenziale enorme forza, facendo tremare polsi, cuori e cervelli della borghesia americana e mondiale, ma anche di tutti coloro che difendono il capitalismo sia pure nella -piissima- illusione di introdurvi qualche correttivo.
Nessun borghese o "riformatore del capitalismo" nega ragioni alla protesta dei neri. Ognuno ammette che la loro situazione sia peggiorata in ogni senso e vada ulteriormente peggiorando (disoccupazione, degrado dei ghetti, violenza della polizia, aumento dei neri carcerati, ecc.). Ognuno di loro ha, però, terrore che la lotta degli afro-americani devii dalla strada dellintegrazione, della "pacifica" -e sottomessa- richiesta di concessioni ai bianchi, per imboccare quella della "separazione".
La prospettiva dell"integrazione" si è, tra i neri, indebolita, per frutto del suo bilancio: secoli di lotta non lhanno minimamente realizzata, e oggi dal sistema economico, sociale e politico dei bianchi promana unulteriore pressione ad aumentare -in ideologie, programmi e fatti- il segregazionismo razziale, vera e propria colonna della potenza imperialista USA e della loro democrazia. La borghesia USA ha potuto, infatti, castrare ogni autonoma tendenza di classe del proletariato bianco, irretendolo nel suo sistema democratico e trascinandolo seco nella difesa dei suoi interessi imperialisti, anche grazie alle briciole elargitegli dei sovrapprofitti estorti agli afro-americani, in modo del tutto analogo a quelli estorti ai colorati di tutto il mondo.
La spinta "separatista" a Washington aleggiava sullo sfondo, non era apertamente presente. Ma il suo solo spettro ha fatto rizzare i capelli alla borghesia bianca, "buona" o "cattiva", e ai suoi inebetiti "correttori".
Gli strali sono stati lanciati, da consuetudine, contro il "capo": Louis Farrakhan, leader della Nazione dellIslam, promotore della marcia. Ma con lui si volevano colpire tutti i partecipanti, e, soprattutto, "certe" linee di tendenza, presenti nella marcia e suscettibili di ulteriore sviluppo dopo di lei. Di Farrakhan sè detto: razzista, anti-femminista, anti-semita e, per sovrappiù, sospetto complice dellomicidio di Malcom X (altro capo dei neri, a suo tempo attaccato distinguendolo dalla massa...). Il manifesto (17.10), particolarmente livido, completa la caterva d'insulti sistemando anche lislamismo: "Pescano dallIslam. Oscurantismo e non illuminismo."
Sotto il rancore cova la paura degli effetti sconvolgenti che avrebbe sullintero sistema imperialista la riscossa dei neri americani. Evento temuto, in ultima istanza, anche dagli "illuminati" (...dal bagliore dellimperialismo). Noi, comunisti rivoluzionari, salutiamo, invece, senza remora o riserva alcuna, il ritorno sul campo di battaglia delle masse dei neri americani e ci battiamo anzitutto acchè il proletariato bianco respinga limmagine che del loro movimento dà la borghesia allunico scopo di tener gli uni in ostilità con gli altri. Col che hanno da rimetterci non solo i neri ma lo stesso proletariato bianco americano e mondiale.
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Islam, arma di riscatto
I bianchi che sottrassero con la forza i neri allAfrica cercarono, per renderli schiavi in America (o per schiavizzarli colonizzando lAfrica), di cancellargli la memoria stessa della precedente condizione di progresso economico, sociale e politico dellAfrica (più lento di quello euro-asiatico, non per questioni di razza, bensì per le condizioni di sviluppo dei traffici, innanzitutto marittimi). Con ciò si puntava ad annullarne lidentità storica, sociale, culturale, religiosa, giungendo a imporgli, con la violenza, le proprie religioni. Molti schiavi provenivano da zone in cui si praticava lislamismo. Ri-abbracciarlo equivale a riprendersi lidentità storica, di razza e di nazione. Cè anche un altro motivo. Malcom X lo spiegava così: "Sono musulmano perché è una religione che ti insegna occhio per occhio dente per dente. Ti insegna a rispettare tutti e a trattare tutti con giustizia. Ma ti insegna anche di tagliare il piede di chi ti pesta un piede. E io porto sempre con me la mia ascia religiosa."
Non mera rivendicazione di identità culturale, buona per il carniere degli antropologi, ma ricerca di una base ideologica per plasmare e unificare le forze in una lotta, dalla durezza inaudita, contro loppressione dei bianchi. Le religioni di questi insegnano alloppresso a "mostrare laltra guancia". Per difendersi dalloppressore egli deve rifiutare quella logica, e cercarne unaltra che lo sostenga e laiuti nella lotta. Meglio se lo ricollega anche alle sue radici storiche e culturali. Radici razziali e nazionali? Certo! Di questo si tratta: oppressa e sfruttata è lintera razza nera, al di là dello sparuto nugolo di parvenu ammessi alla middle class, e del pugno di individui accettati anche un po più in alto.
Quelli alla manifesto criticano lislamismo dei neri opponendogli un "laicismo" tanto "relativista" da giustificare, al fondo, il sistema vigente, contro cui non opporre alcun "assolutismo", ma solo "laici" piagnistei riformistici. Odiano lislamismo per lo stesso motivo per cui odiano il marxismo (cui, qui e là, ricorrono, sempre, però, rifiutando le sue coerenti conseguenze di lotta rivoluzionaria "assolutista").
Qualcun altro -più a sinistra- si pone un altra domanda: non sarebbe meglio che i neri invece dellislamismo abbracciassero il marxismo? Sì, sarebbe meglio. Ma affinchè lassumano come arma di battaglia occorre una "piccola" condizione. Il marxismo è la teoria e larma forgiata per e da il proletariato per la lotta contro il capitale e per il comunismo. La sua utilità va ben oltre il ristretto interesse di ununica classe ed è in grado di risolvere linsieme dei problemi dinanzi a tutta lumanità, quindi anche quelli razziali. Ma esso rimane un prodotto di una classe determinata. Per diffonderlo a tutti gli altri sfruttati cè bisogno che la classe che lha prodotto dimostri loro di essere veramente decisa ad assumere su di sé le loro istanze di riscatto, dimostri cioè di lottare risolutamente contro ogni oppressione, e, perciò, contro tutti gli oppressori. Sennonché, non solo il proletariato americano ed europeo oggi non lotta risolutamente contro gli oppressori suoi, dei neri americani e di tutti i popoli colorati, ma esso non fa nulla neanche per distinguersi dalla politica razzista degli oppressori borghesi, anzi viene da una lunga storia di suo stesso razzismo (interrotta solo nel periodo di effervescenza rivoluzionaria seguito al 17 russo).
Lislamismo è un arma inefficace e incoerente nella lotta contro limperialismo, anche dal punto di vista anti-razzista, ma può essere superato dai neri solo se si realizzano due condizioni: radicalizzazione della loro lotta, che metta a nudo linsufficienza dellislamismo, e attivizzazione del proletariato bianco. Quando queste si sono date lavvicinamento dei neri al marxismo è stato, persino, più facile e profondo di quello del proletariato bianco. Prova ne è tanto il -relativamente- grande numero di neri che aderirono negli anni 20 al partito comunista americano, quanto la "scoperta" del marxismo fatta negli anni 60/70 da militanti neri come Malcom X e quelli delle Black Panthers.
Quei "comunisti" che si investono della missione di diffondere il marxismo tra i neri, pensino ad appropriarsene prima essi stessi e a impegnarsi a diffonderlo nel proletariato bianco, mirando anche a estirparne ogni razzismo. Senza ciò il rischio è di aggiungere solo argomenti contro lislamismo, ovvero contro unarma dei neri nella lotta, e si risolve, in definitiva, solo col portare acqua al mulino dellavversario imperialista (ma, costoro considerano quello imperialista un "avversario"?).
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Donne, gay, famiglia, comunità
LIslam serve, quindi, dare al corpo collettivo dei neri americani una testa unica, autonoma da quella che gli oppressori hanno cercato di trapiantarvi, e in grado di dirigere la lotta. Ma, assieme alla testa occorrono membra del corpo sane e forti per affrontare lo scontro. Ovvio, allora, curarne tutte le malattie: droga, criminalità, decomposizione della famiglia, "decomposizione" degli individui lasciatisi pervadere da abitudini (come lomosessualità) che, dai neri militanti, vengono percepite quali abitudini decadenti dellavversario.
Tutto ciò è presentato dai commentatori (difensori della supremazia bianca, ovvero del suo sistema capitalista) come un attacco alle donne, ai gay, come una ventata "conservatrice", che qualcuno ha persino assimilato a quella di Gingrich. Eppure non ci vuole molto a vedere che nessun nero richiede più intervento dello Stato e della polizia. Tutto al contrario, il programma è quello di mobilitare, di responsabilizzare a tutti i livelli tutti i maschi neri, perchè sono quelli che si sono lasciati coinvolgere di più dallabbrutimento e dallabbandono: devono essere loro a riscattarsi dal degrado, a mobilitarsi, a organizzarsi per difendere la propria comunità da tutte le malattie; altrimenti nessuna altra lotta di valore più elevato potrà mai significativamente darsi. Nulla di strano, dunque, che si inizi dal proprio individuo, dalla propria famiglia. Lassunzione di responsabilità è sì come individui, ma verso una comunità intera, verso una intera razza, che deve intraprendere una lotta asprissima. La Nazione dellIslam si dedica da tempo a programmi di riabilitazione per prigionieri, drogati, alcolizzati e soprattutto per quei giovani delle gang di quartiere, che Farrakhan definisce "guerrieri nati per la lotta di vera liberazione". Oggi cerca di coinvolgere in essi tutti i neri, invitandoli a un impegno militante, e a darsi, per ciò, organizzazioni anche indipendenti dal credo religioso e dal sesso. A riprova della ricerca dellunità di tutti i neri, a Washington cerano fedeli di ogni fede e i loro rappresentanti hanno perorato dal palco una completa unità di impegno.
Dal palco hanno parlato pure alcune donne, tra le "parecchie" presenti. A dirlo è lUnità (17.10). Il suo cronista alla velenosa domanda rivolta a un partecipante -che pensi del femminismo?- ha dovuto registrare un secco: "E bianco".
Al momento può apparire necessario, allavanguardia del movimento dei neri, iniziare la mobilitazione partendo dal riscatto dei maschi, proprio perché quelli precipitati di più nel degrado individuale e sociale, ma -non vè dubbio- che lavvio di un movimento collettivo di lotta creerebbe le premesse per una massiccia (e quanto mai necessaria) scesa in campo da protagoniste delle donne, il che darebbe una spinta potente non solo al movimento generale, ma alla loro stessa lotta di reale liberazione dalla schiavitù razziale, di sesso e, soprattutto, dal capitalismo.
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Razzismo "a contrario"
Per la razza oppressa riaffermare la propria identità è una condizione minima e irrinunciabile per dare vita a un reale movimento di lotta. Di essa fa parte anche l"orgoglio nero", suscettibile per i critici bianchi di Farrakhan di divenire un "razzismo a contrario", rivolto, cioè, contro i bianchi, come i proclami del solito Louis contro ebrei e bianchi "subumani" confermerebbero.
Il razzismo che proviene dai neri è di una specie tutta diversa da quello dei bianchi. La diversità consiste nel fatto che i secondi hanno storicamente esercitato la violenza e loppressione -e le esercitano con sempre rinnovato impegno-, i primi le hanno subìte, e le subiscono. Il "razzismo degli oppressi" non è solo storicamente più che giustificato, esso è anche il primo, elementare (e perciò stesso inevitabile) passo per una vera lotta di liberazione dalloppressione. Se esso non cè, non cè lotta per la libertà. Se manca la determinazione a lottare contro gli oppressori, ripagandoli del loro stesso odio e della stessa violenza, lunica "uscita" possibile dalloppressione è quella alla Zio Tom: "riscatto" individuale dalle condizioni più umili pagate al prezzo del più servile soggiogamento.
I comunisti sono incondizionatamente col razzismo degli oppressi e possono, a giusta ragione, dire con Bordiga: viva i colorati, soprattutto se xenofobi. Viva la loro lotta perché è la nostra lotta contro il capitale. Ma viva innanzitutto se è risoluta e coerente; e per esserlo non può che essere "razzista".
Ma, questo "razzismo degli oppressi", che mette nello stesso calderone borghesi e proletari, non scava un solco tra neri, popoli oppressi dallimperialismo, e proletariato metropolitano? Non è, quindi, controproducente ai fini della causa dellunità di lotta contro il sistema imperialista? Vale sullargomento la stessa risposta data a proposito di "islamismo e marxismo". Non è questione di cosa debbano fare i neri o i popoli oppressi per "ingraziarsi" la simpatia del proletariato bianco, ma è esattamente -e soltanto- questione di cosa il proletariato bianco -e in testa la sua avanguardia comunista- debba fare per costruire lunità di lotta con neri e popoli oppressi, senza chiedere preventivamente a loro di rinunciare a qualcosa, ma, al contrario, dimostrando di essere lui disponibile a rinunciare a quanto (poco, ma sempre tanto, se visto dal lato dei neri) lui stesso percepisce dei sovrapprofitti imperialisti. Dimostrazione che il proletariato bianco può dare solo in un modo: lottare risolutamente contro il sistema che produce ogni oppressione.
Il solco tra neri e proletari bianchi già esiste; è stato scavato dalla borghesia imperialista, con lacquiescenza -se non la partecipazione- del proletariato bianco. Il "razzismo dei neri" non è altro che una denuncia della doppia oppressione di cui soffrono: una in quanto neri (da tutti i bianchi senza distinzione di classe), laltra in quanto proletari (la quasi totalità). Col loro "razzismo" lottano contro la prima. Ed è già una lotta contro il sistema. Per vincerla hanno bisogno dellalleanza col proletariato bianco. Questa può arrivare allunica condizione che il proletariato bianco si risolva a farla finita con quel sistema, che sfrutta e opprime anche lui, e raccolga, di conseguenza, limmenso aiuto che gli viene dalla lotta dei neri. Il "razzismo dei neri" è, quindi, a ben vedere, un vero e proprio appello ai proletari bianchi affinché facciano anchessi la parte che gli compete nella guerra allidentico nemico. Proprio partendo da esso il movimento di lotta dei neri crea le condizioni per concludersi in una lotta solidale col proletariato bianco: la prima condizione è la lotta, qui e subito, dei neri; la seconda è che i proletari decolorati (anche grazie a quella lotta) si sveglino, tanto nellappoggiare la lotta dei neri e di tutti gli altri popoli oppressi, quanto nel lottare "in proprio" contro il capitalismo.
Altro che scavare solchi, dunque! I neri americani, anche col loro "razzismo", iniziano a svolgere la loro parte -lotta per sé stessi- ma si incaricano persino di scuotere lintero proletariato bianco. Di chi il ritardo? Di chi loscurantismo?
Daltre parte che il loro "razzismo" sia, fin dora, aperto alla solidarietà altrui (a condizione che...) è stato dimostrato, una settimana dopo la marcia, dalle ottime accoglienze di massa tributate ad Harlem -quartiere in cui qualunque bianco entra a suo rischio e pericolo- a Fidel Castro, a New York per il cinquantenario dellONU. Al di là della condizione politica attuale di Castro e di Cuba, i neri hanno visto in lui un bianco sinceramente schierato dalla loro parte, ben sapendo come a Cuba (grazie anche alla rivoluzione) esista lunica società al mondo a maggioranza bianca in cui non vi sia traccia di razzismo contro i neri. (Per inciso, è certo che lo sviluppo di un movimento politico dei neri ben difficilmente consentirebbe -tanto per cominciare...- allimperialismo yankee di continuare a stritolare Cuba).
Ciò detto, è facile comprendere anche il "razzismo" contro altre nazionalità a loro volta oppresse, o che hanno subìto delle oppressioni. Come potrebbero i neri non avere risentimenti contro quanti sfruttano la loro condizione di miseria e debolezza traducendola (come tanti ebrei, italiani, coreani, ecc.) in occasione di guadagni con affitti di case, i negozi nei ghetti, i lavori sottopagati?
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Poste le premesse del movimento, il problema è: per condurlo dove?
Nel programma della Nazione dellIslam si legge: divieto di matrimoni intrarazziali, esenzione da imposte per i neri, scarcerazione dei detenuti di colore, scuole separate, un territorio per i neri che vogliono costituire uno stato indipendente. Questo il "separatismo" di Farrakhan.
Non è la prima volta che savanza nella storia del movimento dei neri americani la rivendicazione di "auto-decisione", di "auto-determinazione" politica, culturale, economica, fino a quella di uno stato indipendente. Ha un senso preciso: è la rivendicazione di indipendenza da parte di chi sente di essere una nazione oppressa, e, come qualunque popolo in lotta contro loppressione coloniale o para-coloniale, rivendica la sua auto-determinazione politica ed economica. La questione è semplice (e ben la colse la III Internazionale che, nel 22, estese alla "questione nera" le Tesi sulla questione coloniale del II Congresso) ma suona invariantemente ostica a tutti i difensori della segregazione razziale ai danni dei neri. Clinton nel discorso contemporaneo alla marcia (ma... a debita distanza), per il manifesto (17.10) il "più bel discorso da quando è presidente" (!), ha tuonato: "non tolleriamo lesistenza di due Americhe; devesserci solo unAmerica che obbedisce alla legge" (la Repubblica, 17.10).
Anche svariati "umori di sinistra" (compresi alcuni ultra-falsamente "ultra") storcono il naso difronte a tale "separatismo" proponendo il ragionamento (del tutto "sinistro" per le conclusioni scioviniste che evoca) che in tal modo, "separandosi", i neri si isolerebbero dalla lotta che lintero proletariato deve condurre contro il capitalismo, togliendole energie e inimicandosi -di controbalzo- le simpatie proletarie. Questo ragionamento è basato sullassunto che i neri dovrebbero riconoscere di essere sfruttati "come" tutto il proletariato (ossia allo "stesso modo", "alla pari"). Ciò cozza contro ogni senso della realtà ed è ben difficile da dimostrare ai neri che sanno di essere sfruttati ben di più, e ben peggio, di qualunque operaio bianco. Non solo, ma vedono anche come gli stessi operai bianchi non si distinguono in nulla dai padroni quanto ad atteggiamento razzista verso di loro.
Il proletariato bianco ha tutto linteresse (in senso storico e immediato) a stringere col movimento dei neri americani una profonda unità di lotta contro limperialismo. Ma proprio per questo deve fare lui il primo solido passo verso i neri distinguendosi fino in fondo dal comune nemico borghese, separandosi dalla secolare politica che i bianchi (tutti) hanno condotto contro tutti i neri, e offrendo senza condizione la sua forza a sostegno delle rivendicazioni dei neri, disposto anche ad appoggiare la richiesta di auto-determinazione, se loro vorranno porla.
Se il proletariato bianco dimostrerà il suo completo appoggio alla lotta dei neri, allora può darsi che questi non arrivino neanche a rivendicare lauto-determinazione, e si risolvano a far confluire da subito la loro lotta in quella più generale contro il capitalismo. Ma se quellappoggio non arriva (e oggi non arriva) sarebbe del tutto naturale che la crescita di un movimento radicale dei neri ponga con forza quellobiettivo. In tal caso i comunisti dovrebbero lavorare nel proletariato bianco affinché esso appoggi incondizionatamente la rivendicazione dei neri. Sarebbe questo lunico modo per preparare un terreno di unità reale del fronte anti-imperialista.
Vacillerebbe, così, tutta la democratica potenza economica, finanziaria e militare del maggior paese imperialista del mondo, "in patria" e fuori, perché una ripresa del movimento dei neri avrebbe immediate ripercussioni in tutta lAfrica (e non solo), riprendendo -e su basi immensamente più solide- quella "internazionalizzazione" della "questione nera" che ha avuto già splendidi esempi negli anni 60, col coincidere delle lotte anti-coloniali in Africa e dei neri nella metropoli americana.
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Colmare il vero ritardo: quello del proletariato bianco!
La polarizzazione delle classi, provocata dalla crisi generale del capitalismo, ha risospinto sulla scena le masse sfruttate dei neri americani. La marcia di Washington ha rivelato tutte le premesse per il consolidarsi di un vero movimento di lotta. I suoi capi ne hanno raccolto le istanze più elementari che vanno nel senso di consolidare i muscoli di un organismo che per rimettersi in moto deve combattere malattie devastanti. Sul dove vogliano condurlo non rilasciamo alcuna cauzione, non a motivo (lo abbiamo spiegato) del "razzismo" o dell"antifemminismo", ecc., ma, piuttosto, per lincoerenza, laccennare a elementi di programma per poi abbandonarli o sfumarli (come Farrakhan nel comizio con le rivendicazioni "separatiste"), per il "legalitarismo" (che disarma un movimento costretto a misurarsi molto più di prima con attacchi a base di violenza del tutto legale o legalizzata), e, infine, per linclinazione al compromesso coi "bianchi", cioè, in buona sostanza, col capitale.
Ma al di là delle inclinazioni dei capi, le premesse per un serio movimento di lotta dei neri americani cominciano ad apparire tutte. Lo è la volontà di risanare la comunità, di unificarla, darle forza ed esercitarla. Lo è lavvio di un processo di organizzazione politica. Lo sono gli elementi di programma che rifiutano la riproposizione del già fallito integrazionismo. Lo è lo stesso "razzismo" anti-bianchi. Se qualcosa manca è lattenzione e la disponibilità del proletariato bianco, che non raccoglie lappello di lotta che gli proviene dai fratelli colorati americani, come da ogni altra parte del mondo, e non si decide a dislocarsi sulle postazioni che gli competono nella lotta contro il capitalismo e limperialismo.
La messa in moto dei neri americani, se si conferma e si rafforza (e tutto lo lascia prevedere) darebbe un contributo potente -in prima istanza- alla ripresa delle lotte anti-imperialiste in tutto il continente africano, e, con questo, allapprofondimento dellanti-imperialismo in tutte le aree del mondo sottomesse alla rapina imperialista, e non eviterebbe di esercitare la sua influenza anche sugli immigrati di colore in Europa. Essa può, insomma, essere la scintilla che riaccende lardore anti-imperialista delle masse oppresse e sfruttate di tre quarti di mondo, e sarebbe scintilla potentissima, perché provenendo dal cuore stesso dellimperialismo, darebbe la dimostrazione che lo si può sconfiggere, e sarebbe una delle condizioni per sconfiggerlo: il suo indebolimento dallinterno. E, ogni colpo portato allimperialismo è un colpo portato alla sua possibilità di "acquistare" il consenso del proprio proletariato, è la costrizione a riaprire, anche nelle metropoli imperialiste, uno scontro di classe radicale.
La messa in moto dei neri americani può, dunque, in ultima istanza, essere anche la scintilla che scuote lo stesso proletariato bianco dal suo torpore riformista (se non peggio). Non è un'astratta possibilità, ci sono tutte le condizioni che ciò si realizzi, il che non vuol dire: automaticamente avverrà. Occorrerà che il proletariato bianco accolga lappello dei neri e di tutti i popoli oppressi, e si risolva a dar vita a una lotta senza quartiere contro il comune sistema di oppressione capitalista. I comunisti, tutta lavanguardia di classe, hanno, in questo e per questo, un enorme e urgente lavoro da svolgere: a esso vanno dedicate tutte le forze. Questi sono i veri ritardi da colmare!