La pace avanza in Medio Oriente e nel mondo arabo. E con essa la possibilità che le masse arabe vedano finalmente riconosciuti i loro diritti e le loro aspirazioni, a tutti i livelli. Questo il ritornello che ripetono senza sosta i mezzi d'informazione occidentali. E chi sarebbero i promotori e i garanti di questo prodigio? Le democrazie dell'Occidente e le cure con cui esse hanno seguito e indirizzato le vicende della regione almeno a partire dalla guerra del Golfo.
Niente è più falso e vomitevole di questa rappresentazione. E' sufficiente dare un velocissimo sguardo alle vicende degli ultimi mesi (come facciamo in questa pagina) per mostrare, a chi abbia occhi per vedere, una realtà ben diversa: l'aggressione dell'imperialismo alle masse e ai popoli oppressi della regione prosegue senza sosta. Ma a proseguire, pur se in mezzo a mille difficoltà, è anche la resistenza e la lotta contro questa aggressione da parte degli sfruttati arabo-islamici.
E' tempo che la classe operaia delle metropoli smetta di guardare con indifferenza o, peggio, con complicità alle "operazioni di pace" che i "suoi" governi conducono in Medio Oriente. Tali operazioni sono un tassello dell'offensiva che il capitalismo sta lanciando anche contro di essa. Non è un caso che Scalfaro, rappresentante di quella classe sociale che in Italia sta conducendo un duro attacco alle nostre condizioni di vita e di lavoro, fosse presente ad Ankara al momento in cui il governo turco massacrava il popolo curdo... E' indispensabile che anche i lavoratori inizino a guardare oltre le proprie frontiere nazionali, per riconoscere i propri fratelli di classe del Medio Oriente e di tutto il Sud del mondo e rinsaldare con essi forti legami di unità e di lotta, dando e ricevendo quella forza internazionale di classe che è lunica decisiva leva che consentirà di presentare al comune nemico il lungo conto di tutti gli atroci crimini commessi.
I media del "libero" Occidente martellano ogni giorno sulla "mancanza di democrazia" a Cuba, sul "feroce centralismo" della "bolscevica" Belgrado, sulle "efferatezze russe" in Cecenia... e via mistificando, non senza vivo compiacimento per lolezzo che monta da simili campagne di propaganda. Ben diversamente il governo turco -fedele alleato dellOccidente e bastione Nato in Medio Oriente-, per quanti infami crimini venga ad aggiungere al proprio carnet di efferatezze reali, al cospetto di siffatti "imparzialissimi" giudici (e padroni) delle cose del mondo, supera sempre e con incoraggiante risultato gli "esami di democrazia".
Il 19 di marzo esso ha sferrato una nuova aggressione militare contro il Kurdistan irakeno e così aperto un ulteriore capitolo della interminabile odissea di orrori che il democratico Occidente riserva da sempre al popolo curdo, reo di rappresentare, con le proprie irriducibili istanze di autodeterminazione nazionale e di riscatto sociale, uno dei numerosi focolai di ribellione che ogni giorno, da Algeri a Gaza, da Teheran a Il Cairo, minacciano il dominio e i profitti dellimperialismo nel Medio Oriente. Con lobiettivo dichiarato di "sterminare definitivamente i terroristi del Pkk", il Partito dei Lavoratori del Kurdistan turco già oggetto di feroce repressione entro il confine turco, lesercito della iena Ciller (la "Thatcher del Medio Oriente" riverita e omaggiata da tutti i capi politici occidentali) è penetrato di quaranta chilometri con 35.000 uomini, centinaia di carri armati e pezzi di artiglieria pesante e con bombardamenti aerei che hanno raso al suolo interi villaggi. Nondimeno la stampa nostrana non ha avuto pudore a sbandierare le "garanzie" date dalla Ciller sul carattere "chirurgico" degli attacchi e ad accreditare le fonti ufficiali turche che riferiscono di "qualche centinaio di morti". Figurarsi, con l'Irak abbiamo visto cosa sono questi attacchi chirurgici.
Forse coloro i quali, in certi ambienti della "sinistra" e del pacifismo nostrani, nel marzo del 91, allindomani delloperazione "Massacro nel deserto" condotta dagli eserciti imperialisti alleati contro lIrak, insorsero a difesa del popolo curdo, minacciato allora dalla Guardia Nazionale di Saddam Hussein, e criticarono i governi occidentali per non aver assestato un supplemento di massacro, che dal Kuwait risalisse allintero Irak "liberando" il Kurdistan iracheno, si attendevano anche questa volta dai media occidentali una robusta campagna a difesa dei curdi. Allora, infatti, le potenze imperialiste (gli Usa innanzitutto), nel tentativo di far capitolare Saddam, soffiarono dapprima sul fuoco della ribellione nel Sud sciita e nel Nord curdo, salvo poi, una volta verificato che si rischiava di dar la miccia a polveriere ben più temibili dellesercito iracheno, dare via libera alle residue armate di Saddam Hussein, per stabilire infine il proprio controllo e protettorato militari sotto bandiere ONU "a salvaguardia delle popolazioni". I governi e la stampa occidentali condirono allora questa infame trappola, riscoprendo per loccasione la tragedia del popolo curdo, di cui veniva attribuita lesclusiva responsabilità a Saddam, e assursero per una breve stagione (essi che ne sono i reali carnefici) a liberatori e paladini della causa curda.
Questa volta la musica è stata assolutamente diversa (sebbene quest'offensiva possa non essere stata direttamente ordinata dall'Occidente). Gli Stati Uniti hanno riconosciuto apertamente alla Turchia "il diritto di difendersi dai terroristi"; i caschi blu dellOnu, presenti in zona dai tempi della Guerra del Golfo, sempre pronti a innescare minacciosi polveroni per le "violazioni" (?!) di Baghdad, secondo un copione ben sperimentato nella ex-Jugoslavia, hanno offerto campo libero allavanzata turca; mentre la Nato, che da quelle parti presidia le no fly zones, ha sospeso i voli aerei per consentire ai bombardieri turchi di dispiegare fino in fondo le operazioni di "legittima difesa". Quanto alle cancellerie europee, in procinto di ricompensare lalleato turco con la progressiva integrazione nella Comunità Europea, esse non sono state da meno. La Germania continua a negare asilo agli immigrati curdi e minaccia di rispedirli indietro, sostenendo, contro ogni evidenza, che "nella democratica Turchia non hanno più nulla da temere". In questo infame lavoro coadiuvato dall'esercito a protezione delle coste pugliesi, il presidente Scalfaro, in visita ufficiale proprio in quei giorni in Turchia, dichiarava sinistramente che "lItalia vuole essere al fianco della Turchia per marciare insieme nellaffermazione del rispetto dei diritti umani"(?!). Una volta di più si vede quanto l'imperialismo abbia a cuore i curdi...
Ai proletari e alle masse oppresse del Kurdistan, ai militanti della lotta contro loppressione nazionale e sociale, di contro alle strategie suicide di quelle direzioni feudal-borghesi tipo Pdk (che anche questa volta -e secondo lunga tradizione- non si è opposto allinvasione turca, illudendosi di poterne profittare), è posta la imprescindibile necessità di riconoscere innanzitutto nelle potenze occidentali (e quindi, e per procura di esse, nei governi locali asserviti alle manovre dellimperialismo) i veri responsabili e artefici della divisione e della oppressione del Kurdistan, con il conseguente carico di guerre, diaspore e repressione. Da qui l'altra imprescindibile necessità di unificare il movimento di resistenza e di lotta curdo, superando le divisioni volute dallimperialismo, facendolo confluire nellalveo naturale dellinsorgenza antiimperialista e di classe di tutti gli sfruttati del Medio Oriente e assumendo come necessario punto di riferimento e unico vero alleato il fronte internazionale di classe del proletariato e dei lavoratori di tutto il mondo.
Ma tutto ciò potrà darsi solo nel vivo di una forte generale ripresa della lotta operaia nel cuore delle metropoli imperialiste, che rilanci, con forza e ben oltre i ristretti confini nazionali, lunità internazionale del proletariato, dando un decisivo apporto alla lotta degli sfruttati del Sud del mondo nella direzione da noi indicata. Per questo i comunisti internazionalisti rilanciano tra i proletari ed i lavoratori dOccidente la necessità dello schieramento incondizionato a fianco delle masse oppresse del Kurdistan e di tutto il Medio Oriente in lotta contro limperialismo.
IranIl 1° maggio Clinton minaccia l'embargo sugli investimenti e i commerci con Teheran. L'Iran è accusato dalla prima potenza atomica del mondo di volersi fabbricare ordigni nucleari per tenere in pugno la regione. La favola del lupo e dell'agnello... IrakIl 13 maggio le Nazioni Unite riconfermano l'embargo contro l'Irak. Forse che Baghdad non si è piegata ad accettare tutte le condizioni imposte dalla risoluzione 687 dell'ONU? Assolutamente. Si è solo limitata a rifiutare, con un legittimo atto di orgoglio nazionale, di accettare ulteriori richieste strangolatorie, che avrebbero messo ancor più in ginocchio il paese. AlgeriaA fine marzo la giunta militare scatena un'offensiva dell'esercito contro le organizzazioni integraliste: uccisi 2800 militanti, "bombardati i villaggi, come ai tempi della guerra di liberazione", per rappresaglia all'appoggio fornito dalla popolazione ai guerriglieri islamici. I democratici e umanitari mezzi di informazione nostrani non fanno una piega. Già: se la restituzione dei nostri crediti all'Algeria; se l'importazione del suo petrolio a costo zero; se l'impiego di manodopera a prezzi stracciati nelle nostre fabbriche tessili e automobilistiche colà impiantate: se, insomma, la difesa dei nostri interessi richiede che si facciano carneficine di questo tipo (e altre meno note), cosa ci possiamo fare? E' vero che i veri padroni (non arabi) dell'Algeria litigano su come spartirsela e a chi affidare il bastone in futuro: per intanto il cane da guardia oggi installato svolge a puntino il compito che gli è stato affidato... |
PalestinaAgli inizi di maggio alcuni membri del Congresso statunitense guidati dal repubblicano Dole presentano un progetto per trasferire l'ambasciata USA da Tel Aviv a Gerusalemme. Tanto per dare l'idea di quale pace gli Stati Uniti e gli accordi di Oslo intendano riservare alle masse palestinesi! Intanto il governo israeliano prosegue l'espropriazione delle terre possedute dai palestinesi a Gerusalemme e negli altri territori occupati per la costuzione di nuove colonie sioniste... La pace promessa prende forma così bene che Arafat il 12 maggio recita il "mea culpa" e torna ad additare Israele come il "nemico principale". L'Unità commenta: "le sue parole si presentano come un pericolo molto serio per il processo di pace". Ah, dimenticavamo. I paesi europei non sono d'accordo con la politica degli Stati Uniti verso l'Irak e l'Iran. Forse perchè preoccupati dello sviluppo di questi paesi e del benessere delle loro popolazioni? Sicuramente, se è vero, ad esempio, che la Francia e l'Italia vogliono abolire l'embargo su Baghdad per "mettere le mani sul petrolio di Saddam" e sulla torta della ricostruzione del paese: si sa, quando i nostri capitalisti impegnano i loro soldi per mettere a frutto le risorse di un paese, questo rifiorisce... E se tuttavia fosse rimasto ancora qualche dubbio, ci ha pensato la riunione del 15 maggio della UEO a dissiparlo: la Francia e l'Italia, insieme alla Spagna, costituiranno una forza aeronavale di rapido impiego per missioni umanitarie e di pace nell'area del Mediterraneo. Come quella inviata in Somalia... |