La formazione del governo Berlusconi è stata contrassegnata da una inaspettata (ed esilarante) levata di scudi da parte di certe forze politiche europee, a cominciare da settori del partito socialista francese, contro il "risorgente pericolo fascista" in Italia, tanto che poi, a Strasburgo, si è giunti a votare una mozione di "diffida" preventiva contro il costituendo esecutivo per la sua scarsa affidabilità democratica. Qualcuno ha fatto eco anche dall'altra parte dell'Oceano. E qualcun altro si è spinto sino ad invocare sanzioni contro l'Italia.
I "progressisti" gongolano: avevamo ragione, Berlusconi è un pericolo, ben vengano pressioni e minacce dell'"Europa democratica" per ridarci quel che l'elettorato ci ha tolto...
Noi, certamente non sospetti di inclinazione all'accomodamento verso Berlusconi e la sua banda, ci sentiamo a questo punto in dovere di metterci controcorrente. Si tratta, infatti, di una squallida manovra, ahinoi!, che nulla ha a che fare con la questione della democrazia e dell'antifascismo e che tocca i vertici della buffonata allorché viene plaudita dalle "sinistre" nostrane.
Il fascismo è invocato a sproposito. Non siamo a questo punto, per ragioni evidenti anche ad un cieco. Siamo ad una svolta a destra, di concentrazione dei poteri nelle mani di un esecutivo forte a pro' del capitale, questo sì. Ma, per questo, nessuno ha minacciato di sanzioni, ad esempio, l'Inghilterra di madame Thatcher, meno che mai quando essa colpiva col pugno di ferro migliaia e migliaia di minatori in lotta privandoli senza troppi complimenti del posto di lavoro e gettandone i più ribelli nelle patrie galere.
Fini giudica Mussolini il più grande statista del secolo? Se è per questo, egli non fa che ripetere un vecchio giudizio del premio Nobel Churchill nei tempi in cui il duce svolgeva diligentemente il democratico servizio di ripulitura del paese dal "sovversivismo rosso". E, all'occorrenza, tutti questi "antifascisti" di Strasburgo saluterebbero con eguali ovazioni l'avvento di altri duci ove si trattasse di fronteggiare di nuovo quel nemico. Lasciate stare, dunque. Tanto più che l'Alleanza Nazionale di Fini, se ha una caratteristica, è proprio quella di aver davvero dismesso, anche sul piano della propaganda demagogica, ogni ombra di continuità col passato regime (e lo diciamo -da nemici- non a giustificazione di essa, ma a suo disdoro). Eppoi, è strano davvero che nessuno di quei signori si fosse accorto in tempi precedenti -sino al tambronismo- dell'appoggio dei fascisti di allora, certamente più ricineschi delle spente fiammelle attuali, ai democratici governi DC portati ad esempio di democrazia proprio per il loro impegno ferocemente antiproletario (con decine di morti sulle piazze e galera doviziosamente elargita).
C'è un pericolo di "revanscismo nazionalista" italiano? Su questo si specula con riferimento a certe dichiarazioni di AN sull'Istria, per altro assai poco dannunziane. Sarà. Ma, proprio in riferimento alla ex-Jugoslavia, per fermarci ad essa, attraverso quali vie è passato in questi anni il massimo e più efficace revanscismo? Se si punta l'indice contro il patetico messaggio di un Fini affidato a quattro bottiglie lasciate cadere nell'Amarissimo, che dire allora dei vagoni di armi, marchi, dollari, franchi di paesi che si ergono oggi a giudici dell'Italia berlusconiana? Non c'è già qualcuno che si è di fatto annesso la Slovenia e la Croazia e qualcun altro che sta facendo la stessa operazione con Sarajevo e la Bosnia? E se facciamo una capatina al di fuori dell'Adriatico, che dovremmo dire dell'interventismo permanente di paesi come la Francia in Africa, non ultimo lo sventurato Ruanda? O di quello di un paese più piccolo del nostro, ma incommensurabilmente più vorace, quale il Belgio? Quando a parlare di "pericolo interventista" sono gli USA, beh!, meglio chiudere subito con i paragoni (Veltroni permettendo).
Il senso di questi pagliacceschi sussulti "antifascisti" sta solo e soltanto nel tentativo di piazzare qualche bastone imperialista tra le ruote della concorrente imperialista Italia, giocando ad accrescervi il marasma politico, e le schiere dei nostrani "progressisti" che ne esultano altro non sono che degli sprovveduti prezzolati di tale manovra.
Non altro fu il senso delle sanzioni comminate dalla Società delle Nazioni all'Italia fascista all'indomani di un'"impresa coloniale" (l'aggressione all'Etiopia, 1935) che vedeva il fascismo arrancare faticosamente alla conquista di un posto al sole che i suoi concorrenti democratici ed antifascisti si erano da un bel pezzo e più vantaggiosamente accaparrati sulla carne e sul sangue dei popoli di colore. Anche allora ci fu un'impudente corsa del nostro "fuoriuscitismo" democratico a salire sul carro dei peggiori briganti imperialisti, da cui ci si aspettava la "liberazione" dalla dittatura, nientedimeno (operazione poi degnamente conclusasi con la resistenza al servizio degli alleati e della ricostruzione capitalista, senza Duce ma con tutti i precedenti duci capitalisti al posto di prima).
Eh no, amici democratici di Strasburgo. I conti con Berlusconi ed il peggio che verrà in seguito (se non provvederemo a tempo a costruire le nostre trincee di classe) intendiamo farli da soli, in nome dell'internazionalismo proletario, non in quello dei vostri interessi di democratico brigantaggio. Per questa bassa bisogna tenetevi pure gli Occhetti. Quanto poi ai revanscismi che si evocano per l'Istria e la Dalmazia, la nostra ricetta antifascista, tanto per rendervi perspicuo il nostro punto di vista, consiste nel chiamare contro di essi a raccolta i proletari di qui e di là, in una lotta comune contro il nostro capitalismo, contro le borghesie vassalle locali, contro i veri padroni del vapore già ivi installatisi al potere e che, fino a contraria riprova, non parlano la lingua di Dante... Vorreste darci una mano? Ne dubitiamo...