Pubblichiamo il testo di un volantino distribuito dalla nostra sezione di Napoli su due dei più brucianti temi della scena internazionale, la guerra nella ex-Jugoslavia e la situazione in Palestina

In Bosnia come in Palestina
l'imperialismo diventa sempre più aggressivo.
Solo la lotta del proletariato internazionale può fermarlo!

Le tiepide reazioni della diplomazia internazionale al massacro di 53 palestinesi a Hebron , l'abbattimento di aerei da parte della NATO in Bosnia hanno mostrato la doppia faccia della politica estera occidentale: come, cioè, i nostri governanti usino trattare i "punti caldi" del mondo con la logica dei 2 pesi e 2 misure, secondo le proprie convenienze di repressione a fini di dominio.

In Palestina, dove la strage della moschea non è stata il gesto di un folle isolato ma un'azione politica preordinata dei coloni ebraici, attuata con l'appoggio dell'esercito israeliano, i governi occidentali, quello italiano incluso, non hanno certo premuto su Israele affinchè disarmi il movimento sionista, non c'è stata protesta diplomatica né condanna ufficiale della politica israeliana che nei fatti tollera e incoraggia le aggressioni armate alla popolazione palestinese.

In Bosnia -in una guerra che continua solo perchè le potenze occidentali continuano a soffiare sul fuoco dei nazionalismi, dietro il paravento ipocrita dell'intervento "umanitario"- contro le milizie serbo-bosniache si usa ogni genere di arma di dissuasione: dall'embargo agli ultimatum minacciosi, fino a quest'ultima azione di guerra, la prima della NATO dal 1949.

Dovrebbe, almeno, sorprendere tanta diversità di metodo: forse la causa nazionale palestinese merita meno considerazione del "diritto di autodecisione" dei popoli slavi? La coscienza europea non è turbata al pensiero dei bambini arabo-palestinesi uccisi, mutilati, privati di casa, scuola, infanzia quanto quelli bosniaci? Davvero c'è da essere disorientati, se non si guardano le cose dal punto di vista della masse oppresse, degli sfruttati di tutto il mondo!

Un filo lega i due avvenimenti, apparentemente lontani, ed è il messaggio delle potenze occidentali a questi e a tutti i "ribelli", popoli in lotta per la liberazione nazionale e di classe o Stati che si difendono dall'aggressione imperialista: guai a chi si ostina a disturbare l'ordine e gli assetti territoriali da esse decisi e imposti, direttamente o attraverso le borghesie locali.

In Medio Oriente i governi occidentali appoggiano la politica di Israele, vero bastione degli interessi imperialistici nella regione, hanno consentito l'insediamento di 150mila coloni nei Territori Occupati e sfruttano la loro furia di cinici usurpatori per piegare la resistenza delle masse palestinesi, indurle alla disperazione, ad accettare una limitata autonomia amministrativa, in zone circoscritte e senza alcuna possibilità di diventare lo Stato cui legittimamente esse aspirano. In Bosnia e in tutta la ex-Jugoslavia invece le potenze occidentali agiscono direttamente per la conquista di spazi di espansione economica -vitali nell'epoca della crisi capitalistica- e in prima persona puniscono i serbi della colpa di non accettare supinamente la subordinazione economica e politica, a differenza delle altre fazioni in campo.

All'opinione pubblica i serbi sono indicati come nemici della pace, aggressori, violentatori, come se pulizie etniche e atrocità non si fossero viste anche da parte croata e musulmana e come se non fossero mille volte più cinici e più violenti i Khol, i Mitterand, i premier italiani e americani che hanno fatto esplodere l'intera Jugoslavia, attizzando ad arte le rivalità tra micro-borghesie locali, illudendo di volta in volta sloveni, croati e musulmani circa i vantaggi dell'abbraccio capitalistico. E mentre colonizzano gli staterelli dati da una "autodeterminazione" (questa sì) sostenuta e pagata (nella fase iniziale) in moneta sonante, essi proseguono la loro opera di destabilizzazione dell'area balcanica, avendo già nel mirino macedoni e minoranze albanesi. Il nuovo piano per la Bosnia è lontano dal mettere fine alla guerra ma, in compenso, assicurerebbe un'altra fetta della torta balcanica ai capitali in cerca di mercati e manodopera da sfruttare (in Slovenia e Croazia i salari sono precipitati a 100mila lire mensili).

Ciò non avviene senza contese tra concorrenti imperialisti. Questa azione militare targata NATO è stata fortemente voluta dagli USA, che stanno rapidamente guadagnando posizione nell'area, contrastando la dominante presenza europea, soprattutto tedesca. Mostrando i muscoli, inoltre, essi colgono l'occasione di lanciare un avvertimento alla Russia, per ricordarle "chi" comanda e cercare di stroncare sul nascere ogni velleità di politica autonoma della rinascente potenza russa.

Ma l'intensificazione dell'offensiva capitalistica non fa che preparare il terreno alla ribellione più profonda e generale delle masse, in un mondo ormai unificato dalla caduta delle artificiali barriere politiche. L'assetto imposto a suon di guerra e repressioni continuamente è rimesso in discussione dal riaccendersi della lotta di classe! Se nella ex-Jugoslavia i lavoratori, che si erano inquadrati dietro le rispettive borghesie locali, si sono accorti di aver trovato -non libertà e benessere- ma doppio sfruttamento e stanno imparando a rifiutare la logica interclassista delle divisione nazionali, in Medio Oriente la lotta rivoluzionaria palestinese è spinta oggettivamente più avanti dal fallimento delle soluzioni conciliatorie di tipo borghese e fa da colla alla più vasta rivolta delle masse arabe, a partire dalle egiziane e algerine, fino ai segnali di ripresa di lotta operaia in Iran.

Tanto più vergognoso è il comportamento dei riformisti nostrani che non fanno nulla affinchè il proletariato italiano raccolga questa formidabile disponibilità alla lotta e intraprenda un percorso di lotta contro il comune nemico di classe. Il PDS, pur di andare al governo e rendersi accettabile alla borghesia imperialista italiana e internazionale, ribadisce la sua fedeltà alla NATO. Contemporaneamente il PDS non trova niente da dire sull'aggressione NATO alla ex-Jugoslavia, facendo finta di credere alla teoria dell'intervento umanitario. Non una parola di denuncia sulle responsabilità delle potenze occidentali nel massacro che si consuma in Bosnia, non una parola per invitare alla mobilitazione contro il crescente militarismo e la politica di rapina dell'imperialismo.

Ma anche le parole d'ordine "Fuori l'Italia dalla NATO" e la richiesta di un maggiore impegno dell'ONU risultano assai ambigue e pericolose. Attraverso queste posizioni si finisce per accreditare un ruolo dell'Italia come succube delle altre potenze occidentali ed in particolare degli USA. La borghesia italiana invece non è meno coinvolta delle altre borghesie imperialiste nello smembramento della ex-Jugoslavia, nelle mire espansionistiche e nello sfruttamento brutale degli operai locali. Rivendicare, come fa Rifondazione Comunista, un ruolo autonomo da parte dell'Italia vuol dire pretendere che il lupo si trasformi in agnello. Quanto al ruolo dell'ONU, dopo le esperienze dell'Irak e della Somalia, continuare a prospettarne un possibile ruolo umanitario al di sopra delle parti, invece di denunciare il reale ruolo di covo di briganti, potrebbe essere comico se non fosse disonorevole per un forza che pretende di continuare a chiamarsi comunista e di richiamarsi all'internazionalismo proletario.

I lavoratori italiani devono scendere decisamente in campo per denunciare e contrastare le mire espansionistiche della "nostra" borghesia. Solo il proletariato può infatti arrestare questa politica criminale facendo appello alla sua forza di classe unitaria al di là delle specifiche nazionalità. Senza questa condizione le lacrime e l'indignazione per i continui massacri nella ex-Jugoslavia e in Palestina servono solo a oliare meglio le armi dell'imperialismo nella sua politica di aggressione.

DICIAMO NO ALL'INTERVENTO MILITARE OCCIDENTALE IN BOSNIA!
SOLIDARIETA' CON LE MASSE DEI BALCANI E DELLA PALESTINA!
PER LA RIPRESA DELL'INTERNAZIONALISMO PROLETARIO!

ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA