Dossier 
Gli operai e l’autunno

Il grado di scorpetura


Abbiamo fatto anche noi un po' di calcoli sulla cosiddetta riforma della scala mobile. Esponiamo qui i risultati.

Anzitutto sul grado di copertura (così si ostinano a chiamarlo i "riformatori"). La tab. I mette a confronto le varie proposte avanzate da sindacati e governo con il sistema attuale. Le proposte prese in considerazione sono: una prima proposta Cisl (1) (680.000 al 100% uguali per tutti), le due iniziali proposte della Cgil (copertura all'80% del salario contrattuale: Cgil 1; oppure 750.000 al 100% e 25% della fascia residua: Cgil l/bis), poi ancora un'altra proposta Cgil (copertura al 75910 del salario contrattuale: Cgil 2), quindi la prima proposta De Michelis (650.000 al BOOM) e la seconda De Michelis in due versioni (615.000 al 100% e 15% del restante: De Michelis 2; oppure il 60% del salario contrattuale, che abbiamo chiamato De Michelis-Uil, in quanto è sostanzialmente analoga a quella della Uil), ancora una proposta della Cgil (650.000 al 100% e il 35% del restante), una nuova proposta Cisl (600.000 al 100% più 20% del restante) infine la proposta finale Cgil-Uil (600.000 al 100% più il 30% del restante).

Il riferimento è al sistema attuale, che mediamente copre solo il 55-60°70 dell'aumento del costo della vita (il 47°70 nel 1984 con il taglio Craxi).

Viene fuori, a ben vedere, una tabella "tutta politica". Il governo è la punta di lancia dell'attacco anti-operaio (-28% rispetto al sistema attuale). La Cisl e la Uil si collocano a fianco, spalla a spalla, mano nella mano col governo e... moderano il loro oltranzismo solo quando la Cgil, con una vera e propria marcia del gambero, ha fatto ben sedici passi indietro rispetto alla sua posizione iniziale che prevedeva il mantenimento del presente grado di copertura. È questo il salato prezzo che Lama e soci hanno pagato (fatto pagare...) per la riunificazione con dei campioni del sindacalismo filo-governativo come Benvenuto, Marini e Company. Inutile dire che, con tutte queste proposte (eccettuata la prima Cgil), il distacco tra aumento del costo della vita e recupero automatico cresce ulteriormente. A proposito di difesa del salario reale...

Le perdite per gli operai — però — non si fermerebbero qui. Va considerato, infatti, che la semestralizzazione, fatta propria da Cgil-Cisl-Uil, da sola, ridimensiona notevolmente la grandezza della contingenza annua. Di qui il silenzio generale. Si può quantificare questo "notevolmente"? Un calcolo elaborato dal Ministero del lavoro, porta ai seguenti risultati:

[seguono tabelle omesse, n.] I numeri tra parentesi sono i punti scattati. Si noterà che nella somma dei punti maturati con la cadenza semestrale ne viene a mancare uno. Quand'anche esso non mancasse, la perdita sarebbe egualmente netta. In realtà bisogna considerare che la semestralizzazione si accompagna, pressoché in tutte le proposte, a un complesso rimaneggiamento (peggiorativo) degli indici e dei punti. Dimodoché è del tutto falso sostenere che lo scatto semestrale è null’altro che la somma degli scatti trimestrali. La perdita maggiore, comunque, è dovuta proprio alla diversa cadenza. Provate voi stessi a rifare i conti mettendo a maggio 6 punti invece di 5. I nostri calcoli in percentuale ci portano alla conclusione che, con la semestralizzazione, la perdita, rispetto al sistema attuale, può oscillare tra un 20 e un 33%.

Tra le ulteriori perdite che emergono almeno dal progetto governativo, ma anche —come principio — dal protocollo Scotti, c'è il meccanismo di depurare l’indice Istat dagli aumenti delle aliquote Iva, dalla cosiddetta "inflazione importata", etc.

Non è finita. Va osservato, infatti, con la copertura di cui gode un salario indicizzato con il doppio calcolo (600.000 al 100% e il restante al 30%) è progressivamente decrescente. Prendiamo la proposta Cgil-Cisl-Uil. Vediamo come funziona il meccanismo del doppio calcolo con un semplice esempio.

Poniamo un salario contrattuale di 1.200.000 e un'inflazione annua al 10%. Al termine dell'anno l'aumento derivante dal sistema di indicizzazione Cgil-Cisl-Uil sarebbe: 60.000 lire per la copertura delle 600.000 indicizzate al 100%, più 18.000 lire per coprire al 30% le restanti 600.000. In totale un aumento di 78.000 lire. La quota di salario pienamente indicizzata, per un salario contrattuale di un milione e 200.000 è dunque di 678.000 lire. Dovremmo dedurne che l'anno seguente questa quota si sia rivalutata del 10% e sia cioè salita a 85.800 lire. Viceversa, effettuiamo il ricalcolo in base ai nuovi livelli del salario contrattuale. Questo è salito a 1.278.000 lire; la fascia coperta al 100°70 sarà passata a 660.000 lire, quindi la fascia residua coperta al 30°70, sarà di 618.000 lire (anch'essa, quindi, maggiore, in termini assoluti, rispetto all’anno precedente). E tuttavia minore in termini reali, se è vero che la quota di salario ora pienamente indicizzata sarà a uguale a 660 più 18,54 (il 30% di 618), cioè 84.500 lire, e non 85.800 (come avrebbe dovuto essere per una rivalutazione piena, al 100%). È garantito, quindi, un grado di copertura decrescente. Questo aspetto è riconosciuto, indirettamente, anche dalla Confindustria, che fa i calcoli più astrusi e provocatori in materia, ma ammette che nel triennio '86-'88 il costo del meccanismo sindacale sarebbe decrescente (v. "Il Sole 24 ore", 24.9.'85).

Vediamo infine, se tra i vari livelli c'è qualcuno che ci guadagna. Con sorpresa per certi soggettivisti che attribuiscono al capitale o al riformismo la divina capacità di manovrare liberamente a prescindere dalla crisi, con sorpresa per certi m-l che hanno una visione statica e moralistica della "aristocrazia operaia", constatiamo che, sia pure in misura differenziata, tutti i livelli ci vanno a perdere col nuovo sistema di indicizzazione. E troviamo conferma alla nostra tesi che, al più, aggravandosi la crisi, il riformismo potrà "garantire" a certi strati una minore perdita...

La "contropartita" di queste perdite sarebbe il recupero fiscale, costituito in parte da soldi che lo stato deve restituire, in parte da un lieve alleggerimento dell'Irpef che sarà più che compensato da un appesantimento delle imposte indirette, delle tariffe e degli affitti.

Ci vorrebbero far dare l'addio alla scala mobile in cambio di un alleggerimento... del salario per via indiretta. Non è una pretesa eccessiva?