Somalia
"Quella che doveva essere la più grande operazione militare avviata a Mogadiscio dalle forze di Washington e delle Nazioni Unite per distruggere il comando militare di Aidid si è trasformata in un inferno di ferro e di fuoco": questo il commento del "Sole 24 Ore" alla battaglia del 3 Ottobre in cui due elicotteri della forza di rapido intervento USA erano stati abbattuti a colpi di granate.
"Qualcosa di spaventoso", "scene tremende ed orribili": così in estrema sintesi i giudizi dei giornali occidentali sulle manifestazioni di autentico, legittimo e sacrosanto giubilo delle masse somale intorno alle carcasse fumanti dei veivoli americani. A dettare tali commenti non è solo la consueta fetente ipocrisia della stampa nostrana. No, questa volta i "nostri" opinionisti qualche fondata ragione per usare toni tanto indignati ed allarmati possono davvero accamparla: è infatti davvero spaventoso per l'imperialismo quanto accaduto a Mogadiscio, è davvero tremendo ed orribile per i predoni occidentali dover fare i conti con la sollevazione delle masse sfruttate e vederle galvanizzate per aver saputo opporsi in campo aperto e per aver saputo dare battaglia ai propri "imbattibili" oppressori e sfruttatori. L'insorgenza e la resistenza degli sfruttati del Sud del mondo: è questo l'inferno di cui parlano i giornali.
L'imperialismo ha sempre più impellente necessità di impiantarsi militarmente ed in prima persona nelle aree strategiche: il Corno d'Africa è di fondamentale importanza tanto per controllare le vie del petrolio, quanto per vigilare e aggredire da Sud quell'enorme e indomita polveriera rappresentata dalle masse arabo-islamiche. Uno Stato completamente disintegrato (frutto innanzitutto della certosina e infame opera della finanza e della diplomazia internazionale), lotte e divisione tra clan (attizzate ad arte dai "nostri" esperti in materia), un affamamento ormai endemico della popolazione: dove più che in Somalia i briganti d'occidente avrebbero mai potuto immaginare di trovare terreno facile per iniziare ad affondare i loro artigli nell'area?
Restore-hope: ovvero una "passeggiata" nel ventre molle dell'Africa centro settentrionale. Questa la sostanza dell' "operazione umanitaria" nei piani e nelle speranze dell'imperialismo. Ma l'occidente ha fatto i conti senza l'oste, e l'oste anche in Somalia è costituito dalla ribellione degli oppressi e degli sfruttati contro l'ordine assassino e affamatore dell'imperialismo. Dopo lo sbarco in pompa magna dei marines sotto i flash dei fotografi, dopo i "gloriosi" arrivi degli altri contingenti occidentali ed onuisti, dopo i primi successi "umanitari", dopo ..... dopo cominciano i primi scontri con i "banditi morian" (per i capitalisti è sempre un bandito chi non china la testa), le feroci rappresaglie dei "contingenti di pace" contro la popolazione di Mogadiscio, le battaglie campali, il rafforzarsi, l'unificarsi e l'estendersi della sollevazione delle masse indigene di cui la battaglia del 3 Ottobre rappresenta una mirabile sintesi.
Altro che "passeggiata": l'imperialismo sta scoprendo che non vi è più angolo del mondo (neanche nei "ventri molli") dove possa andare tranquillamente a zonzo per fare comodamente i propri luridi interessi. A settembre, nel pieno della caccia al "signore della guerra" Aidid, un generale americano in una conferenza stampa disse che era più che legittimo sparare indiscriminatamente sulla folla poiché "ogni donna somala, ogni bambino somalo si comportavano da combattenti e quindi come tali - e non come inermi civili - dovevano essere trattati". Questo generale, questo boia yankee ha colto nel segno : ogni donna, ogni bambino, ogni uomo somalo sfruttato ed oppresso è un combattente (e vivaddio le truppe occidentali, che ne hanno assassinati a migliaia, ne sanno qualcosa), è un milite della sollevazione di massa contro l'imperialismo che non ha chiesto neanche per un attimo la "compassione" dei propri carnefici, ma contro di essi si è battuto e si batte con coraggio.
Se gli USA e gli occidentali hanno all'oggi dovuto mitigare la loro arroganza, se hanno dovuto iniziare a preventivare "piani di disimpegno", se sono stati costretti in un certo qual modo a allentare la morsa su Mogadiscio ciò è avvenuto solo ed esclusivamente grazie alla sollevazione anti-imperialista delle masse povere somale. Ed è proprio dalla martoriata Somalia che arriva chiaro e nitido un messaggio agli indomiti sfruttati di tutto il Sud del mondo: anche dove le condizioni sono più sfavorevoli e proibitive l'imperialismo può essere fermato, può essere messo in difficoltà, gli si può resistere, i suoi elicotteri possono essere tirati giù, le sue truppe affrontate con successo. Ma da Mogadiscio arriva anche un sonoro schiaffone (e uno sputo di disprezzo) a tutto il sinistrume pacifistoide, che, dopo aver inizialmente plaudito alla missione ONU e alle sue "iniziali intenzioni" (oh, povere anime candide!), è restato letteralmente "sconcertato" (poverini) dalla piega presa dagli avvenimenti. Le nostre "anime belle" nel migliore dei casi (ma proprio nel "migliore") sono arrivate a denunciare il carattere "neo-coloniale" assunto dalla missione ONU chiedendone il ritorno agli "originari obbiettivi" (?!). Al massimo questi autentici smidollati hanno denunciato le "esagerazioni" dell'imperialismo assumendo un vomitevole atteggiamento di commiserazione versi i "poveri somali". Hanno sempre però avuto ben cura di prendere le "dovute distanze" dalle "selvagge forme" che andava assumendo la lotta degli sfruttati di Mogadiscio (costoro, si sa, amano i luoghi dove si possa praticare il civile e rispettoso confronto democratico tra le parti senza ..... "eccessi"), mai hanno indicato ai lavoratori italiani la necessità di guardare anche con "semplice" simpatia ed attenzione alla lotta dei somali.
Da Baghdad ad Algeri, da Gaza al Cairo milioni di oppressi hanno già fatto proprio il segnale proveniente dal Corno d'Africa: verrà non lontano il momento in cui anche la decisiva classe operaia d'occidente saprà raccogliere e far suo l'urlo di guerra contro imperialismo ed il capitalismo che senza tregua viene lanciato dal Sud del mondo.
L'ufficiale statunitense catturato dai somali intervistato da "Il Corriere della Sera" ha dichiarato di aver provato al momento dell'abbattimento del suo elicottero la stessa paura provata durante la rivolta di Los Angeles del maggio 1992: "le stesse facce, lo stesso odio contro di noi, la stessa rabbia". Il signore sì che se ne intende.