Lettere Con notevole rammarico
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Questa schietta lettera di un nostro abbonato non è la sola sollecitazione polemica che abbiamo ricevuta a proposito della CUB e del sindacalismo "alternativo" in genere. La raccogliamo con piacere, indirizzando la nostra replica anche a quei compagni e lettori che ci accusano di avere una sorta di chiusura aprioristica nei confronti di queste esperienze.
Diciamo subito che non è in discussione se la Flmu o altri segmenti operai della CUB catalizzino anche valide energie di lotta (assai più critico è invece il nostro giudizio sui settori del pubblico impiego). La questione, per noi, è un'altra: è in grado il sindacalismo "alternativo di indicare al proletariato una reale via di uscita dall'attuale marasma, oppure non fa altro che aumentarlo?
La prima cosa che contestiamo, non da oggi, alle direzioni del sindacalismo "di base" è di dare una risposta organizzativistica ad una impasse della classe operaia che è, anche sul terreno sindacale, essenzialmente politica.
A stare alla CUB, la sola causa delle difficoltà dei lavoratori nell'opporsi agli attacchi capitalistici sarebbe la "mutazione genetica" di CGIL-CISL-UIL, divenute negli ultimi anni strutture non democratiche. lottizzate dai partiti" e "subordinate al governo e alle esigenze del grande padronato". E la sola via d'uscita dall'attuale strettoia starebbe nel darsi subito degli strumenti nuovi, un nuovo sindacato, "per affermare praticare, sviluppare il loro punto di vista. che non può essere ridotto a nessuno di quelli dominanti (così il documento di fondazione della CUB).
Questa posizione contiene un errore madornale ed una altrettanto madornale semplificazione.
L'errore sta nel credere elle la classe operaia, il proletariato abbiano già oggi un "punto di vista", una posizione ben demarcata da quella dominante. del capitale. Disgraziatamente per ragioni che qui dobbiamo presupporre. così non è. La subalternità alle leggi dell'economia di mercato è propria non soltanto dei vertici sindacali, ma anche della massa dei proletari. Il "punto di vista" della classe operaia, inclusa la quasi totalità (99% e rotti) della sua avanguardia di lotta, come pure gli iscritti alla Flmu, è che capitale e lavoro possono convivere democraticamente e pacificamente con reciproco vantaggio, solo che vengano regolate in modo corretto ed equo le contraddizioni sul tappeto.
Le stesse grandi manifestazioni di autunno non contenevano la richiesta di non fare più alcun sacrificio per l'economia nazionale, -sarebbe stato questo il solo "punto di vista" realmente contrapposto a quello capitalistico- bensì la assai più limitata richiesta della fine dei sacrifici a senso unico. Qui sta il grande handicap politico che affligge il proletariato: mentre governo e Confindustria ne aggrediscono con inaudita violenza i "diritti acquisiti", consapevoli che l'uscita capitalistica dalla crisi passa per la sconfitta del proletariato, la classe operaia ed i lavoratori, pur riempiendo le piazze, non riescono a contrapporre altrettanta unità, determinazione e coscienza di classe nella difesa dei propri interessi.
Nessuno più di noi è convinto che tale handicap sia superabile. ma lo è solo a condizione che la classe operaia continui ed estenda la sua lotta al capitale, perché è soltanto in questo scontro di lunga durata che potrà bruciare le sue illusioni di pacifica convivenza con gli sfruttatori. e con esse la sua attuale. radicata fiducia nel riformismo. riconquistando il suo programma e la sua organizzazione di classe.
Questo processo è ora in uno stadio appena appena embrionale. Sicché non esistono oggi le condizioni né per la fondazione di un partito rivoluzionario. né (le due cose sono legate tra loro) per la nascita di una nuova organizzazione sindacale realmente antagonista. E le forze come la CUB che tali pretendono di essere, sono condannate ad una vita stentata. largamente artificiale e per di più in nulla alternativa, nei contenuti, a quella di CGIL-CISL-UIL. Manca loro, infatti, il propellente decisivo: la attività di grandi masse pronte, già oggi. a battersi a quel livello.
Qui è la madornale semplificazione di CUB, Flmu e simili: pongono come pre-condizione di partenza quel che non può che essere un risultato del processo stesso. E cori il loro organizzativismo. senza dare una mano alla soluzione del problema politico di fondo. che neanche comprendono. non fanno che aggiungere una nuova struttura (di necessità non poco affetta da burocratismo) a quelle già esistenti.
Per noi si tratta, invece, di lavorare nella massa del proletariato organizzata nei sindacati confederali non per riportare sulla retta via i capi di CGIL-CISL-UIL, -cosa impossibile-, ma per spingerla in avanti nella sua lotta contro i capitalisti e contro il capitalismo, in modo da approfondire insieme il solco tra capitale e lavoro e quello tra questa massa ed i "luogotenenti del capitale" insediati nella classe operaia. Un cammino questo che per un lungo tratto avverrà all'interno delle attuali organizzazioni sindacali.
Ci si dirà: se anche voi affermate che ad una nuova organizzazione sindacale di classe si dovrà comunque arrivare, perché non cominciare da subito fondandone un primo nucleo" Per la ragione lapalissiana che un sindacato è per sua natura un organismo che riunisce non i proletari più coscienti, bensì la massa del proletariato. E questa. pur essendo critica verso il modo in cui le "proprie" direzioni sindacali conducono la lotta, è al momento ben lungi dall'esser disposta. per il grado a cui è giunta la sua conflittualità con i padroni, al grande passo di una battaglia di classe rivoluzionaria. Qualsiasi organismo che volesse oggi coalizzarla sindacalmente ne rispecchierà inevitabilmente gli orientamenti sotto-riformisti.
Una controprova? Basta guardare a quali sono l'ideologia gli indirizzi programmatici. la politica. i metodi di lotta della CUB o dell'Fmlu, e si vedrà che non vi è alcuna rottura con il primato delle leggi del mercato e con le istituzioni del capitalismo
Di cosa parla la carta costitutiva della CUB? "Solidarietà, giustizia sociale, eguaglianza, democrazia". pacifismo ed ecologismo: questi i suoi "valori" di riferimento. In breve: capitalismo (contro il quale. come sistema, non si spende una sola virgola) senza i portati del capitalismo. Ma la critica alla subordinazione "alle esigenze del grande padronato" di CGIL-CISL-UIL vale nulla se poi. comunque l'orizzonte del capitalismo. delle compatibilità capitalistiche e della democrazia capitalistica è assunto come intoccabile. E diciamo intoccabile perché il capitalismo giusto. egualitario, solidale, pacifico ed amico della natura caro alla CUB può esistere soltanto nelle encicliche papali o nei libri dei sogni delle aborrite ... CGIL-CISL-UIL.
Le conseguenze di tutto ciò nella pratica sono inevitabili e pesanti. Qualche esempio Nel volantino Flmu sui tagli occupazionali alla Fiat (giugno '92) la "filosofia di Romiti" viene attaccata. tra l'altro, per la rinuncia a stare attivamente sul mercato dell'auto". Non è un invito alla Fiat a fare più e meglio sul piano della concorrenza inter-capitalistica (e tra proletari)? Nel volantino Flmu "Dobbiamo cacciarli" (settembre '92) si attribuiscono "buona parte" dei guai del capitalismo italiano non alla crisi capitalistica generale. bensì alla "decisione della Germania di scaricare sulle altre economie i costi della riunificazione tedesca". Non è un implicito invito al "nostro" capitalismo a fare più e meglio sul piano della concorrenza tra nazioni. all'unisono col velenoso nazionalisino anti-tedesco e sopratutto antiproletario dei tipi alla Del Turco? Ancora: nell'opuscolo Flmu sulla legge n. 223 si sostiene che, nonostante tutto. essa ha il lato positivo di... "regolamentare i licenziamenti". Sic! E che dire del fiducioso appello dei capi della CUB al parlamento affinché "consideri la democrazia sindacale corne una vera e propria emergenza democratica" (su "Liberazione" del 7 marzo '92)? Quello stesso parlamento che avrebbe approvato senza batter ciglio la finanziaria-capestro per il '93...
E' vero che su singoli aspetti o in singole realtà c'è negli aderenti all'FLM-U una volontà di andare oltre le indicazioni di CGIL-CISL-UIL (spinta ben presente per altro nella stessa massa che ad esse fa riferimento). Il fatto è che la logica di fondo della CUB e dell'FLM-U è lontana da una prospettiva autenticamente di classe non meno di quella dei sindacati maggiori. Il patrimonio genetico del sindacalismo "di base` è, per l'essenziale, lo stesso di CGIL-CISL-UIL, e quel qualcosa "in più" che vi si può riscontrare non è niente rassicurante.
Non lo è l'enfasi anti-partitica (soltanto pessima tradizione cislina o non anche un'eco leghista in tutto ciò'?), che è profondamente diseducativa per la classe, a misura che la incita a tenersi lontana dalla politica ed a badare solo ai suoi interessi particolaristici e immediati. Come non lo è la sottolineatura del rapporto tra autonomia e democrazia che porta la CUB a configurarsi quale sindacato federativo che non avrà alcuna (!) "struttura gerarchica". e che assicura "espressamente la totale ed incondizionata (!) autonomia di ogni (!) organizzazione aderente". Ora, supposto per assurdo che una simile costruzione possa passare dalla fantasia "anti-burocratica" al la realtà. essa porterebbe la classe operaia ad una rovinosa marcia all'indietro. Dal confederalismo al radicalismo: dalla centralità del sindacato nazionale a quella delle strutture regionali-provinciali (davvero nessuna eco leghista in ciò?): dal sindacato di categoria o di settore a quello di qualifica: dal sindacato di gruppo a quello d'azienda o di stabilimento: da quello di azienda unitario a quello articolato per sezioni di reparto "totalmente ed incondizionatamente autonome ... li cammino da percorrere è. invece. quello opposto. verso la massima organizzazione e centralizzazione delle forze operaie, se
vogliamo davvero poter rispondere ad un nemico di classe fortemente centralizzato. e non dare sfogo ai pruriti "autonomistici" (autonomia da cosa, dagli interessi e dalla disciplina di classe) che nulla mai hanno ed avranno di proletario.
E dunque la CUB, che tanto si picca d'esser "alternativa", rimane invece perfettamente all'interno della subordinazione alle compatibilità capitalistiche, sia in economia che in politica (non a caso sono due formazioni di centro, Rete e Verdi. i suoi massimi sponsor). E non ce ne sorprendiamo affatto: con l'attuale stato politico del proletariato. non potrebbe essere diversamente! La vantata "alternatività" di CUB ed Flmu è tale perciò, a discapito dell'unità del fronte di classe, solo sul piano organizzativo.
Lo si è visto bene nelle lotte d'autunno, in cui le direzioni di CUB ed Flmu hanno dimostrato che, per le premesse e le tradizioni da cui parlano, non sono in grado di contribuire ad unire il fronte di lotta della classe. Anzi. La loro decisione di non partecipare agli scioperi indetti, su fortissima pressione degli operai, da CGIL-CISL-UIL è stata molto grave, tanto quanto le motivazioni addotte. Parlare di un movimento di scioperi operai di tale ampiezza e radicalità. con tale carica di contestazione verso i vertici sindacali, quale non si vedeva da un ventennio. come di una sequela di scioperi sfogatoio, fumosi, inutili. si può soltanto se si è accecati da piccoli calcoli di bottega concorrenziali. di concorrenza -appunto- tra burocrazie. Tanto più se poi si ha la faccia tosta di vantare come veramente utili le raffiche di ricorsi alla magistratura (una forma di lotta altemativa allo sciopero?) o le proprie. in confronto ultramodeste. manifestazioni. e perché?, perché ... hanno indicato che "esiste una alternativa a CGIL-CISL-UIL".
E la "vera" lotta al governo Amato ed al grande padronato che fine ha fatto? Vogliamo sperare che i lavoratori iscritti alla Flmu ed alla CUB qualche domandina in proposito se la siano posta!
Infine: sugli "accenti leghisti di alcune posizioni dell'Flmu". In generale. a noi pare. e ci piacerebbe esser smentiti dai fatti. che nella piattaforma politico-organizzativa della CUB si senta l'eco di temi cari al leghismo: l'enfasi ant-partitocratica. l'iper-federalismo, l'origine tangentistica della crisi, etc.
Quanto alle questioni particolari. poi. un solo esempio: la posizione sugli insediamenti Fiat a Melfi. Contro di essi l'Flmu s'è appellata alla Cee perché bloccasse la costruzione dei nuovi stabilimenti, essendovi dietro finanziamenti statali in violazione delle norme Cee. Non critichiamo, è evidente, la preoccupazione che ha mosso l'Flmu, -la perdita dei posti di lavoro al Nord-, ma la risposta data è stata tale da mettere in contrasto i proletari disoccupati del Sud e gli operai occupati ad Arese, Torino, etc.
Da un punto di vista di classe. l'essenziale in questa vicenda non è che la Fiat riceva un "indebito" regalo dallo stato (uno dei tanti!), bensì: I ) che a Melfi si lavorerà in condizioni assai più pesanti di quelle medie (non certo allegre) degli altri stabilimenti Fiat, con ripercussioni negative su tutta la classe operaia: 2)che c'è il rischio di tagli occupazionali al nord. Ora. di entrambi questi aspetti andava investita tutta la classe operaia unitariamente -al nord come al sud- perché soltanto da una lotta operaia che vada dal nord al sud e ricomprenda i disoccupati può venire una risposta vincente. su entrambi i piani. alla Fiat. Cosa ha fatto. invece. l'Flmu? S'è appellata alla Cee ed al thatcheriano Brittain. autorità non esattamente operaie -vero' perché s'ergessero loro a difensori dell'occupazione operaia al nord...
Ha commentato il responsabile auto dell'Flmu Cazzaniga: Forse il nostro atteggiamento potrà apparire leghista, ma la sostanza non cambia" ("la Repubblica". 9 novembre '91), Infatti!
Sia chiaro: la responsabilità per il caso-Melfi come per la conduzione perdente della lotta al governo Amato ed alla Confindustria è delle direzioni CGIL-CISIL-UIL. E' alla loro politica, al loro assoggettamento alle Il supreme esigenze" delle aziende, della nazione, dello stato. alla loro crescente blindatura contro le spinte più combattive del proletariato. che si devono buona parte delle difficoltà delle lotte operaie, e che si deve anche la nascita degli stessi organismi "alternativi", come pure lo stato di frammentazione in cui è ricaduto il movimento proletario.
Il sindacalismo "alternativo", però, non sta affatto ponendo rimedi a queste difficoltà. Tutt'altro. Esso raccoglie un certo numero di lavoratori esasperati, o abbandonati, o delusi oppure anche espulsi dalla sciagurata politica collaborazionista dei vertici di CGIL-CISL-UIL. e li conduce, sul piano emotivo e su quello pratico. su una via di separazione, di scissione dalla restante massa, con il risultato di rendere ancora più complicata la già ardua riunificazione del fronte di classe.
Da qui il nostro invito fronteunitario agli aderenti alla CUB ed all'FImu: contrastate da subito il separatismo e le altre magagne di fondo già evidenti del sindacalismo "alternativo". Guardate alla sostanza dei problemi, che è comune a tutti i lavoratori. al di là delle sigle di appartenenza. Lottate insieme alla massa del proletariato e degli iscritti a CGIL-CISL-UIL perché il nostro fronte abbia la massima forza ed unità e rompa per davvero con la subordinazione agli imperativi del capitalismo! A scala nazionale ed internazionale: che senso avrebbe, infatti. compagno lettore, una contrapposizione tra i due livelli?