Est-europeo ed Occidente |
Il periodico sindacale "Notizie Internazionali", n° 21, gennaio 1992, riporta dal "Business Week" del 20gennaio un'istruttiva informazione.
L'operaio polacco K. Zbyshek risponde all'annuncio della società polacca di edilizia e servizi Polkat che cerca dei meccanici per un lavoro all'estero. "Alcune settimane più tardi, insieme ad altri 60 polacchi, trovò che era stato "affittato" dalla Polkat ad un subappalto della Mercedes, la Gebrüder Wakenhaut, in Germania occidentale. Lavoro: verniciatura a mano, in condizioni tecniche e umane a dir poco primitive; condizioni di vita: tre persone in una stanzetta individuale, affitto e vitto pagate dalla Polkat (su deduzioni preventive dal salario), nessun diritto sindacale, nessun reclamo pena il licenziamento, 60 ore di lavoro alla settimana, a tre dollari netti l'ora."
"Scrive il settimanale che, secondo stime prudenti, gli Zbyshek sono sui 500. 000 l'armo", con vantaggi "irresistibili "perle imprese, se solo si pensi che il salario orario globale dell'operaio tedesco è in media paria 21,53 dollari (contro i 14,77 negli USA ed i 12,64 in Giappone): "L'immigrato non solo è pagato molto meno, ma con la sua presenza contribuisce a frenare l'incremento salariale generale". Né si tratta di un fatto marginale: "Secondo controlli superficiali, nel settore edilizio il 90% delle imprese tedesche impiega manodopera dei paesi euro-orientali " e le prospettive di attingere ulteriormente a questa riserva di super-sfruttamento sono ottime, dato che "la disoccupazione in Europa dell'Est sta sui 16 milioni, tra cui 12 nell'ex-URSS ", dalla quale si sta preparando una nuova ondata immigratoria.
Per il capitale occidentale il "nuovo sistema mondiale " inauguratosi nel 1989 promette bene. Per i lavoratori esso significa nuova oppressione e nuova miseria (Marx aveva evidentemente visto giusto!). Ma necessariamente significa in prospettiva un'altra cosa: una spinta irresistibile ad unificare le proprie forze contro l'unificata pressione di un capitalismo sempre meno "nazionale ". Attraverso la dura esperienza di che cosa realmente significa il neo-mondialismo "democratico" del capitalismo e superate le difficoltà che in questa prima fase si frappongono all'unificazione dei propri reparti di classe, lavoratori tedeschi e lavoratori dell'Est saranno portati a battersi non tra di loro (secondo certi "buoni suggerimenti " che possono venire magari proprio dalla "sinistra riformista") ma insieme, contro una dittatura che non ha nome Mercedes o Polkat, ma le leggi ed i meccanismi del capitale internazionale.
E sarà allora internazionale degli operai Internazionale Comunista!