"Per noi oggi (domani chissà, n.) la parola "comunista" indica la costruzione nel presente di un punto di vista e di una pratica autonoma (di chi?, n.) in grado di realizzare, qui e ora, forme di liberazione da tratti di oppressione e di dominio propri dei rapporti sociali capitalistici". Liberazione per tappe dentro il capitalismo, "qui e ora". Turati '21 annacquato.
"Alla base dei regimi dell'Est vi era una visione teorica (un’"idea" distorta, n.) che pensava il socialismo come una necessità iscritta nella storia", mentre la visione teorica corretta è quella del socialismo "come una scelta storicamente possibile, che deve misurarsi però (come "idea", n.) con altre scelte e dunque essere il risultato di un libero e consapevole convincimento" (delle "teste", n.).
Del marxismo va "accentuato il momento libertario" (rispetto ad altri "momenti" prevedibilmente "autoritari". Meglio rifarsi direttamente a Bakunin).
"La risposta realizzata all'Est, nonostante il suo nome, non era una risposta comunista. Era l'opposto". (Dopo di che si difende una tradizione togliattiana - e persino berlingueriana - che di quell’"opposto" aveva fatto un faro di riferimento per il Pci. Risposta, da ridere, dei "rifondatori": si, è vero, abbiamo preso una topica, ma qui da noi ci siamo comportati in modo del tutto diverso; abbiamo incensato lo stalinismo nelle nostre preghiere, mai nei fatti ci siamo dimostrati del tutto "laici").
"Un punto di vista comunista, dopo la bancarotta del tentativo di costruire società socialistiche a partire dall'arretratezza, può riprendere e sviluppare la radicale critica del pensiero marxiano (gulp!, n.). Un progetto di società non nasce da una prefigurazione del futuro, ma da un impegno nella realtà, da una critica del capitalismo a partire dai punti più alti dello sviluppo." Marx, Lenin, Trotzkij, Bordiga: la rivoluzione socialista internazionale si dà laddove si rompe l'anello debole della catena internazionale dell'imperialismo; l'organizzazione di una società socialista implica l'estensione internazionale della rivoluzione per strappare "arretrati" e "supersviluppati" alla schiavitù del capitalismo; quindi: nessun "socialismo in un solo paese", o in una serie di paesi "soli", indipendenti tra loro. Garavini-Cossutta: il vero "socialismo in un solo paese" lo faremo noi, coi nostri "punti più alti dello sviluppo", quando il 50% più uno dei cervelli si sarà liberamente e consapevolmente convinto. Brrr..., e quanto agli arretrati, si arrangino!
"Il Pci è stato, in questo Paese, una grande forza democratica, con profonde radici popolari...". Turati '21 avrebbe aggiunto: della classe operaia .
"...una difficoltà del partito a confrontarsi con soggetti sociali e con movimenti che partivano da domande di libertà che avevano radici esterne alla tradizione del movimento operaio. Pensiamo in primo luogo al femminismo, all'esigenza di ridefinire radicalmente il rapporto uomo-natura, alle culture e alla pratica della non violenza". (Non di una liberazione si deve parlare, ma di tante liberazioni "tematiche"; non di una classe soggetto portante di essa, ma di un pluralismo e di un’"autonomia" di "soggetti sociali" diversi. Non si dice: questo movimento operaio non è stato, o non è stato messo, in grado di riassumere nella propria lotta di emancipazione le mille spinte parziali di soggetti ad esso esterni - e, perché no?, anche interni - contro questo o quell'aspetto "separato" dell'oppressione capitalista; si dice: esso non deve neppur porsi un tale obiettivo, perché tante sono le libertà, tante le lotte, tanti i soggetti, ognuna per proprio conto, e si tratta semmai di farne una bella "federazione", nel rispetto rigoroso delle "reciproche autonomie").
"Se il lavoratore viene privato del potere di contrastare le decisioni lì dove ne subisce gli effetti, sarà arduo che possa far pesare il suo punto di vista rispetto alle politiche economiche". Ricetta: attribuzione al lavoratore dei "diritti istituzionali" a contrastare gli effetti ultimi del meccanismo di oppressione capitalista per "decidere" e "partecipare" al meglio. Il "suo" punto di vista quale sarà in questo caso? Quello di un capitalismo insieme più competitivo ed efficiente (rigorosamente "made in Italy") e più vicino ai propri interessi, più "liberato".
E subito dopo: "Forme di alienazione colpiscono, sia pure in modo più contraddittorio, anche settori di lavoro indipendente e autonomo, della piccola imprenditoria diffusa, riducendone la creatività e i margini di scelta a causa dei meccanismi sociali e istituzionali cui debbono sottostare". Non "il lavoro", ma "i lavori", o ricadiamo in "vizi di economicismo". Proletari e "ceti medi produttivi" uniti nella lotta! Agli uni un "giusto salario", agli altri un "giusto profitto". Occhetto, ti hanno fregato i punti programmatici!
"Per quasi 40 anni l'Italia è vissuta in un regime di "doppio Stato". A fianco e dentro lo Stato formale è cresciuto un potere politico-militare dipendente dallo straniero". Evviva la Lega Italiana!
"Nonostante la sua potenza economica l'Europa occidentale rimane subalterna agli Stati Uniti, come anche il caso (il caso!, n.) del Golfo ha dimostrato, anche se compaiono i primi segni di una maggiore autonomia". Evviva la Lega Europea! Non è neppure il caso di chiedere chi sia il soggetto di questa autonomia difesa a spada tratta dai "rifondatori". Un marxista avrebbe detto: il nemico è in casa nostra e sta diventando sempre più forte, sempre più "autonomo" dal proletariato, perciò dobbiamo combatterlo.
"Per fare dell'ONU un organo regolatore dei conflitti internazionali vanno abolite le diseguaglianze nei poteri politici e militari". La polizia mondiale dell'imperialismo promossa a garante del "nuovo ordine mondiale" a condizione che non ci sia disparità di poteri politici e militari tra, poniamo, gli USA e il Nicaragua, tra l'Italia e la Somalia. In più, ci sarebbero "risorse da dirottare verso il Sud del mondo": per intanto dirottiamole dal Sud verso di noi ("come anche il caso del Golfo ha dimostrato" ed avrebbe ancor più dimostrato - qui ed ora - nel caso di una "maggior autonomia" italiana ed europea dagli USA). Corollario: "Saddam Hussein è un despota che va combattuto". Sarebbe stato il caso di aggiungere: sta cercando di dirottare le risorse verso il suo Sud del mondo, risorse che invece "ci appartengono" (avete mai sentito parlare di petrolio?), ma sarebbe stato poco elegante.
"Solidarizzare, qui e ora (ci risiamo!, n.), con le lotte di massa concrete che della non violenza hanno fatto scelta attiva: in primo luogo con l'Intifada, che rischia di essere ricacciata nella disperazione e persino nel terrorismo". Caro "fratello" palestinese, o chi altro tu sia, noi solidarizziamo con te a patto che tu porga l'altra guancia. Se gli USA e i "nostri" boys devastano le tue terre e ti macellano, non farti prendere dalla disperazione e, soprattutto, attento a non disturbare la nostra pace "persino" col terrorismo.
Rifondazione "è il contrario di ogni progetto di separazione o di scissione": "la frantumazione di quella che è stata finora la maggior forza della sinistra sarebbe una sconfitta comune". Sfortunati voi: la base vi ha preso sul serio quando affermavate ciò.
"È necessaria un'organizzazione fortemente articolata... con una struttura differenziata secondo temi e obiettivi programmatici; struttura che preveda anche rapporti di tipo federativo basati sulla autonomia delle organizzazioni regionali" e riconosca innanzitutto "l'esistenza di due soggetti: le donne e gli uomini" (ad un gradino quella tra donne e uomini proletari, donne e uomini professionisti, intraprenditori, ecc.).
"Per valutare se una posizione è giusta o sbagliata è importante verificarne l'efficacia nella realtà concreta". Già: l'efficacia dal punto di vista di quale classe? Ahinoi!, non ci siamo accorti di aver posto un quesito "economicista"!
Tutto chiaro?
Si, una scissione profonda e irreversibile i nostri l'hanno compiuta: quella nei confronti del comunismo.