Shamir è stato a Roma.
Il Primo Ministro israeliano è stato ricevuto dal Capo dello Stato, dai governanti italiani, dai segretari del partiti politici italiani.
Tutti costoro hanno stretto le mani al mandante di massacri, di torture, di assassinii compiuti anche in terre straniere.
Certo, tutti, in varia forma, con maggiore o minore forza, hanno cercato di "spiegargli" che deve essere "ragionevole" e deve trovare una "soluzione per il popolo palestinese".
Questa visita ufficiale dimostra che:
con Israele il governo mantiene, ed intende mantenere, normali rapporti diplomatici e commerciali: non a caso i fucili usati dagli israeliani sono fabbricati in Italia (i "Beretta");
nei confronti di Israele, il governo italiano, come tutti gli altri governi occidentali non vuole spingersi oltre i ragionevoli consigli;
la causa del popolo palestinese non può ricevere nessun vera contributo da questi governanti, da questi uomini politici.
Infatti, il punto è: stare con i palestinesi oggi significa lottare a fondo, ed in tutti i modi, chi li massacra.
O con Shamir o con i palestinesi.
O con lo Stato di Israele o con la causa palestinese.
Il resto è ipocrisia.
Solo e semplice ipocrisia che serve, ai governanti ed ai politici italiani, per potersi giocare un ruolo, in proprio, in tutta l'area. Che serve, però, anche a dimostrare ai giovani, agli operai, ai proletari italiani che il "nostro" governo, i "nostri" governanti, i "nostri" uomini politici sono civili e "buoni".
Ed allora?
La manifestazione del 13 se è stata un'occasione per levare la nostra voce in piazza, la voce del palestinesi, del giovani e del compagni, nascondeva ancora un grave equivoco: era indetta da quelle stesse forze che, poi, si sono intrattenute a colloquio con Shamir. In piazza ha preso la parola il sindaco di Roma, il democristiano Signorello: amico di partito di Goria, di Andreotti. Quindi: lottiamo insieme contro Shamir e chi lo sostiene all'estero.
Lottiamo insieme contro Israele e gli stati ed i governi che lo hanno insediato e permettono la sua esistenza.
Lottiamo insieme contro comuni nemici.
Se i palestinesi hanno solo bisogno di una caritatevole commiserazione, di un'ipocrita parola di "pace" (da chi vende le armi) ci si rivolga pure a governanti, a partiti di governo ed a partiti di opposizione che non hanno scelto, con nettezza, da che parte stare.
Se si vuole ingaggiare una lotta a fondo bisogna scegliere chiaramente a chi rivolgersi: alle altre masse oppresse dell'area, ai proletari, ai giovani occidentali. Ogni altra strada è equivoca, ambigua e comunque non porta lontano.
Noi abbiamo scelto da tempo da che parte stare: con i palestinesi, con le masse oppresse dall'imperialismo.
Napoli, 16-2-1988 – Vico Banchi Nuovi, 7