LSR ed elezioni

UNA «SINISTRA RIVOLUZIONARIA» SOTTORIFORMISTA


Dietro l'«antistalinismo» della LSR (che si proclama «trotzkista») non c'è alcun riferimento reale alla prospettiva proletaria rivoluzionaria, ma l'accomodamento semiconfesso alla «sinistra progressista» dei Craxi, Pannella e Filippini. Una contestazione piccolo-borghese al PCI «da sinistra» o da destra?

Nell'editoriale post-elettorale di "Prospettiva Socialista" (n. 10, 22/6/'87) si parte dal "crollo" di "proporzioni storiche" del PCI, che "non solo perde la propria egemonia politica sulla sinistra italiana ", ma anche apre - grazie al proprio tracollo - "politicamente, una fase nuova nel campo proletario". È interessante notare che, per la LSR; la "fase nuova nel campo proletario" è inaugurata da uno spostamento di forze sul piano puramente elettorale, senza riferimento alcuno a corrispettivi spostamenti su quello sociale, e che tale fase - esplicitamente data come positiva - conseguirebbe allo scalzamento delle posizioni elettorali del PCI da parte di altre forze borghesi che, in quanto tali, ci farebbero il favore di "movimentare" il quadro politico a nostro favore.

"Oggi a beneficiare dello sfaldamento comunista è in primo luogo il PSI che pur avendo come il PCI un programma borghese, ha dimostrato però una maggior coerenza e vivacità", non nel suo essere borghese, si badi bene, ma "contrastando la stessa DC e rappresentando l'unico elemento in movimento nella crisi di regime, in qualche modo "destabilizzante" rispetto all'altrui immobilismo". Impariamo così che se, entro il "regime", alcune forze borghesi "si muovono", tutto ciò tornerebbe a nostro vantaggio… Insomma: il PSI, "pur" borghese ("come" il PCI: vedi la vicenda dei quattro punti di contingenza o fai il paragone UIL-CGIL per convincertene), qualcosina di positivo e simpatico ce l'ha per la LSR: È il discorso della Rossanda e di altri del "Manifesto" , nonché di tutto un settore ex-ultrasinistro, che ieri andava inconsapevolmente a rimorchio del PCI, mentre apparentemente lo contestava "da sinistra", ed oggi, messa in pensione ogni velleità "rivoluzionaria", ripete il gioco – più consapevolmente - rispetto al PSI, in quanto elemento scardinante del "regime DC". Con una differenza non da poco: che ieri una "Lotta Continua", ad esempio, poteva far cedere ad un "uso rivoluzionario" del PCI basato sull'azione delle masse proletarie, mentre oggi una LSR si accontenta di un uso "progressista" del PSI sulla base di pure manovre istituzionali interne al sistema borghese.

Stiamo troppo tirando il discorso a puri fini di (disonesta) polemica? Leggiamo pari pari: "Ancora solo la propaganda borghese più retriva o il settarismo "di sinistra" più impotente possono leggere il voto, e la crescita, socialista come "di destra" o peggio "reganiano". La verità è che il PSI si è dimostrato il partito riformista più coerente e dinamico, facendo quello che il PCI vorrebbe, ma non è riuscito a fare". Mentre Natta avrebbe dato alla DC "un costante appoggio di regime", Craxi l'avrebbe "destabilizzato". Sulla base di quale "positiva", per noi, pressione e crescita delle forze proletarie? Con quali concrete conseguenze per le condizioni di esistenza, materiale e politica, del proletariato? La coerenza e la dinamicità dei Benvenduti noi, settari ultraimpotenti (rispetto alla sinistra ed ultrasinistra "coi coglioni"), abbiamo sempre pensato che andasse combattuta in quanto punta più avanzata dell'attacco borghese rispetto all'opera disfattista di un PCI dentro la classe. E cosa significa che "il PCI non può mutare se non in peggio", che la sua crisi "è profonda e irreversibile"? Che esso, per trasformarsi in fattore "dinamico", dovrebbe fare quello che "non può", vale a dire la stessa politica del PSI? Cosa vi obsta? Non è forse il suo legale - quale che sia - col proletariato? E non sta proprio qui, per dei marxisti, la possibilità di capitalizzare in positivo la crisi del riformismo, del "regime", del sistema? Che il PCI possa mutare solo in peggio non è che un vuoto nonsense: l'importante consiste nel fatto che dentro il PCI e in crescente rottura coi suoi fondamenti riformisti una buona sezione del proletariato può "dinamizzarsi" per sé; ciò che assolutamente non si dà per un PSI. Solo questa crisi del PCI torna utile alla causa rivoluzionaria; lo "spostamento a sinistra" di presunti settori operai verso il PSI ai danni del PCI significherebbe l'esatto opposto.

Trotzkismo o eco-pannellismo?

In crescendo, ecco l'analisi delle altre forze "dinamiche" del fronte elettorale che fa la LSR. "in secondo luogo il cartello dei verdi, e solo a distanza radicali e DP, hanno potuto raccogliere quei voti di protesta, nati dal crollo delle illusioni del PCI oggi alla ricerca di una possibile alternativa". Crollo di illusioni proletarie o borghesi? Protesta proletaria o borghese? Alternativa proletaria o borghese? Questione oziosa per la LSR. Questi sono i voti "più avanzati" che essa si propone, strategicamente, di far propri in un più o meno prossimo futuro. Ad esempio, "il voto radicale, che non è certo un voto classista, è tuttavia ancora un canale di contestazione per decine di migliaia di compagni, (!) e lavoratori (!!) che nel partito di Pannella c di Tortora hanno visto l'unica forza parlamentare impegnata nella denuncia dei più evidenti soprusi della 'giustizia' ". Non una parola sul ruolo del PR come "canale di contestazione" a senso unico contro il movimento operaio in quanto tale (con una polemica diciannovista anti-PCI strumentale a tal fine)! La LSR si limita a costatare che la "protesta" espressasi nel voto radicale non potrà tradursi da sé in vera "alternativa", che essa va portata avanti "fino in fondo". Poveri portobelli!

Stesso discorso per i verdi, e poi una prima conclusione: "Mancava un'alternativa chiara tra le liste presentate" (nel campo alla "sinistra" del PCI, cioè… dal PSI ai verdi, n.). Meno che mai lo era DP, formalmente più a sinistra, sostanzialmente interna al quadro istituzionale della società e del movimento operaio ufficiale". Cioè, se non capiamo male, sostanzialmente più a destra rispetto a verdi, radicali e perfino socialisti che, perlomeno, sono fuori del quadro istituzionale del movimento operaio ufficiale (o del movimento operaio tout court, diciamocelo francamente!). Nessun vero "alternativa" per la LSR, questo è vero; ma mentre alcuni lo sono almeno in parte, la campana a morto suona solo per PCI e DP. L'unico piacere che queste forze potrebbero farci è di togliersi di mezzo, perché "il crollo dell'egemonia stalinista sarà un fattore dinamico e progressivo per il proletariato italiano"; lo sarà sempre e comunque, lo sarà di per sé, indipendentemente dal fatto che il crollo si verifichi attraverso uno spostamento del proletariato verso lo zenith rivoluzionario o attraverso un "suo" spostamento (assieme ad altri settori "dinamici", senz'altro connotato di classe) verso verdi, radicali o socialisti.

Ora parlare del PCI in termini di puro e semplice "stalinismo", ignorandone il cammino a ritroso verso la socialdemocrazia europea classica, è pura mistificazione: un rigurgito "stalinista" in quanto insorgenza proletaria radicale incapace di rompere con la complessiva struttura capitalista potrà semmai darsi, in assenza o nella debolezza di una visibile "alternativa" rivoluzionaria, con l'approfondirsi della crisi e, in questo senso, costituirà un oggettivo "fattore dinamico e progressivo" (da combattere, of course, da parte dei rivoluzionari dal lato della rivoluzione e non da quello, ultrareazionario, dell' "antistalinismo" borghese); nel frattempo, il "contenitore" riformista-PCI, in quanto "rappresentante" della parte decisiva del proletariato italiano, non può essere messo utilmente in crisi da forze esterne al movimento operaio, ma solo da uno spostamento a sinistra del movimento operaio stesso.

E, comunque, se vogliamo sapere quale dev'essere la posizione marxista di fronte agli "stalinisti" (militanti operai e partito "stalinisti"), ci tornerà utile ricordare ai `trotzkisti" della LSR queste righe di Trotzkij: "Gli stalinisti sono senza dubbio un settore legittimo del movimento operaio. Che ciò venga sfruttato dai dirigenti per gli scopi specifici della Ghepeù è una cosa, che lo sia per gli scopi del Cremlino è un'altra. (…) Non possiamo lasciarsi fuorviare dalle antipatie derivanti dai nostri sentimenti morali. (…) Penso che dobbiamo sperare di conquistare questi operai. Dobbiamo contrapporre la base ai vertici. La banda di Mosca la consideriamo una banda, ma mi militanti di base non credono di essere dei banditi, bensì dei rivoluzionari. (…) Se diamo prova di capirli, se troviamo un linguaggio comune, possiamo rivolgerli contro il loro capi."

Data 1940. Da allora siamo andati indietro come "movimento operaio" e solo oggi la china comincia ad essere ripercorribile in salita. A partire da che cosa, da chi? Dal movimento operaio "ufficiale", dalla base combattiva che sta sotto la "crosta superficiale" delle "bande" riformiste, come testardamente riaffermato per la centomillesima volta da Trotzkij, il quale non ha tema di dire "provocatoriamente" che "anche coloro (militanti staliniani, n.) che hanno attaccato la casa di Trotzkij avevano un grande coraggio", che persino essi devono essere oggetto d'interesse privilegiato ai fini dello svuotamento del riformismo in una con lo sviluppo della prospettiva rivoluzionaria.

Altro che "trotzkismo"! I nostri eco-pannelliani "di estrema", mossi da "sinistrissimo" odio anti-PCI, visto come principale (od unico) ostacolo tra sé ed i propri obiettivi, finiscono per riversare questa stessa ostilità sulla massa proletaria tuttora legata al PCI e per preferire la compagnia semi-alternativa dello strame piccoloborghese (e persino più in là del piccolo) "antistalinista". Con quest'ottica la LSR ha condotto la propria campagna (anti) elettorale contro i "tradizionali partiti di regime" (mettendoci il PCI in primissima fila); con quest'ottica essa analizza i risultati e si prepara al futuro. Attenti, compagni, che a forza di spostarvi troppo a sinistra in questo modo non finiate per trovarvi "alternativamente" alla destra…