Che ne è stato di Amir Albogino? Probabilmente non solo al comune cittadino, ma anche al lettore "di sinistra" questo nome non dice nulla. Brevemente, quindi: era un giovane iraniano che, imbarcatosi clandestinamente sulla nave "Iran Jahad", quando questa giunse a Genova, chiese (imperdonabile errore, bisogna dire) asilo politico in Italia. Amir era, forse, un disertore della guerra Iran-Irak, una guerra reazionaria che è stata attizzata ed alimentata da quelle stesse potenze imperialiste occidentali che ora sembrano fare a gara per spegnerla. Era il dicembre dello scorso anno. I "fieri camalli" del porto di Genova (onore a loro, altro che al tricolore!) gli diedero la loro solidarietà. Per due settimane tennero bloccata la nave in porto, per dar modo alle autorità italiane ed ai rappresentanti dell’ONU (ve li raccomandiamo entrambi) di avere il famoso "tempo tecnico" per prendere le decisioni. Decisione: il governo Craxi diede ordine ai camalli di far partire la nave. L'astuto Andreotti rassicurò le belle anime democratiche: il governo iraniano aveva assicurato il Ministero degli Esteri italiano che il giovane Amir avrebbe avuto un trattamento "umano" ed avrebbe potuto godere di ampie garanzie. L "Iran Jahad" partì con Albogino a bordo, dietro l'infame ordine del duo Craxi-Andreotti (e con il complice silenzio della "opposizione", per tacere dei cosiddetti "rivoluzionari"… ).
Sulla stampa di regime (italiana s'intende) il caso fu totalmente dimenticato. Solo su "Repubblica" del 7 febbraio '87 si trovò uno spazio di 23 righe per far sapere che Amir "sarebbe stato arrestato appena la nave è arrivata in Iran ", ma poi, "portato in carcere", sarebbe "scomparso" senza possibilità di avere sue precise notizie.
Qualche notizia è pervenuta alla nostra redazione alcune settimane fa. Fonte: alcuni marinai di una delle molte navi che abitualmente collegano, per i traffici più vari (e spesso per forniture di armi), l'Italia e l'Iran. Fatto: il corpo di Amir Albogino è stato gettato in mare dalla Iran Jahad molto prima che la nave sbarcasse nel porto di Bandar Abbas. Amir è stato assassinato, per mano di agenti khomeinisti presenti sulla nave. I marinai, infatti, hanno voluto precisare che l'equipaggio non fu coinvolto. Su ogni nave iraniana viaggiano, oltre l'equipaggio, anche dei "responsabili" politici.
Amir dunque, accompagnato dal viatico delle false assicurazioni di Andreotti, è stato mandato a morire nelle mani dei suoi carnefici. È un delitto italo-iraniano, come lo sono gli assassinii di centinaia di migliaia di giovani e di proletari nella guerra tra Iran e Irak dalla quale Amir cercava, come tanti altri, di fuggire. Borghesia italiana e borghesia iraniana sono "nemiche quando si tratta della "libera navigazione del Golfo ", ma sono amiche per la pelle quando si tratta di "ripulire" la società iraniana, il porto di Genova e il mondo da pericolosi oppositori. C'è forse qualcuno che può smentirci?
Compagni, far pagare questo ennesimo delitto reazionario della "nostra " borghesia si può solo intensificando la denuncia della sua funzione imperialista e stringendoci con tutte le nostre energie al proletariato iraniano e irakeno contro la guerra, contro l'imperialismo e per la comune guerra anti-borghese. Esattamente quello che sinora non è stato fatto.