Da Montecitorio a Managua, e ritorno

L'on. Gorla (DP), insieme con una delegazione del Parlamento italiano, è stato di recente in Nicaragua. Al ritorno ha rilasciato al periodico Democrazia proletaria (aprile 1987) un'intervista che merita qualche considerazione.

Questa intervista, infatti, fornisce una abbondante serie di elementi per comprendere come una certa "sinistra" (anche a "sinistra" del PCI) intenda la propria solidarietà al Nicaragua. Ciò che colpisce, anzitutto, è l'ottica dell'on. Gorla, non dissimile, nel fondo da quella dei suoi illustri co-equipiers dell'arco costituzionale. Si va in Nicaragua a fare la prova-finestra ai sandinisti sul loro grado di democraticità! E l'on. Gorla, rappresentante di un "partito" che, per burla evidentemente, si auto-denomina "Democrazia proletaria", va anch’egli a misurare, col metro della democrazia borghese (s’intende!), "i passi in avanti nel processo di democratizzazione".

E quali sarebbero questi passi in avanti? Quelli legati ad una nuova Costituzione che, in buona misura, ricalca i modelli delle costituzioni liberal-borghesi, limitando sul piano istituzionale quelle forme di "democrazia diretta" delle masse operaie e contadine che si erano affermate con la rivoluzione.

Cosa vede di rimarchevole l'on. Gorla nella situazione nicaraguegna? Il fatto che ne emerga una "concezione del socialismo non soltanto come fatto di eguaglianza e di allargamento della partecipazione popolare, ma anche di libertà (sarebbe forse la libertà delle masse "popolari" in contrasto con la loro "partecipazione"?) e di garanzie democratiche" (ma garanzie per chi?, se si è allargata la "partecipazione popolare" con la rivoluzione! L'on. Gorla ci fa pensare a male ... ).

In questa visione, il pregio della nuova Costituzione non può essere altro che quello di porsi come "garantista" (garantista per chi? per le classi controrivoluzionarie?) e di non porsi "in contrasto con la volontà di costruire una società basata sia sull'egualitarismo che sulla divaricazione sociale". Qui sfioriamo il colmo, visto che si arriva ad ipotizzare una società insieme divisa in classi ("divaricazione sociale") ed "egualitaria" (se ha un senso questa parola abusata, è quello di società senza classi). Siamo già nel fumo dei "misteri" opportunistici, che riescono a combinare l'incombinabile.

Internazionalismo

La Repubblica e l'Unità hanno pubblicato la seguente notizia: il col. North avrebbe "convinto" sia la Polonia che la Cina a fornire armi ai criminali "contras" che combattono contro il popolo nicaraguegno. Entrambi i citati paesi "socialisti" forniscono armi, naturalmente, anche al governo sandinista... Per ora, nessuna smentita.

Il colmo lo si raggiunge poco dopo, nella raccomandazione data ai sandinisti, "di visitare varie città del nostro paese per parlare di temi come la Costituzione". Di cosa, infatti, dovrebbero venire a parlarci: dell'aggressione imperialista degli USA ? dello strisciante strangolamento ad opera del gruppo di Contadora? dei cinquantamila morti in guerra? dei criminali contras? del sabotaggio della borghesia "nazionale"? dell'impossibilità di pagare il debito estero? dell'espropriazione delle terre (fatta e da fare)? dell'attivizzazione delle masse nella rivoluzione e dopo? della solidarietà internazionalista con gli altri movimenti antimperialisti del centro-America? dell'Iran-Contras-Connection? della totale inconsistenza del cosiddetto aiuto delle "democrazie" (proletarie anche queste?) di Occidente? No! Questo mai. Sarebbe, ammonisce Gorla, "esportazione della rivoluzione". Non sarebbe signorile, non sarebbe saggio, non sarebbe maturo, non sarebbe "autonomo"; sarebbe un'indebita ingerenza negli affari "altrui", cioè della borghesia imperialista, la quale invece si è arrogata, si arroga e si arrogherà ogni diritto di interferenza, armato e disarmato, economico e politico, propagandistico e spirituale, nelle "faccende" del Nicaragua e di ogni angolo del mondo.

Il vero contributo del Nicaragua al mondo "libero" (qui l'estrapolazione è nostra, ma solo sull'aggettivo che aggiungiamo, il resto è farina del sacco "demoproletario") è il contributo dato "ad una ricerca della formalizzazione delle regole democratiche" (attenzione: neppure alla effettiva attuazione, ma alla "formalizzazione" delle regole democratiche - in effetti, on. Gorla, se ne sentiva la mancanza, specie da parte del movimento proletario), ad una formalizzazione "delle regole del gioco in una visione di progresso". Addio a te, rivoluzione nicaraguegna! Fosti, non sei, e non sarai. Dalle tue ceneri, guai - infatti - se pensi di poter esportare alcunché (si esportano solo le sacre centrali idroelettriche italiane), risorga ancora più bella questa araba fenice della "democrazia formale" per consentire a coloro che un tempo ti sostennero (a patto che ti fermassi in tempo... ) di gravi a Montecitorio (anzi: onta massima), e di mettersi invece all'occhiello, in vista di future "maggioranze non essere macchiati dal sospetto di connivenza con una qualsivoglia "rivoluzione", onta tra le più alternative", il fiore di una società "sia egualitaria che divaricata", in cammino verso una "maggiore democratizzazione" che tenda ad imitare quel paradiso delle libertà proletarie che sono le democrazie occidentali. Ingeneroso, dunque, sarebbe accusare i demoproletari di "spacciare" in Italia il "prodotto sandinista". Essi vanno a Managua per "spacciarvi" la pestifera droga "democratica", alla faccia della vera "democrazia proletaria"..