Contro il razzismo assassino
Per l’unità tra i lavoratori immigrati ed italiani
Abdul Manan, operaio immigrato dal Bangladesh, è stato ucciso sabato pomeriggio a Tor Pignattara. A sparare è stato un pregiudicato italiano, ma ad armare la mano dell’assassino è stato il clima razzista che da anni viene costruito ad arte dalla stampa, dalla televisione e dai governi tanto di centrodestra, quanto di centrosinistra.
Tutto ciò passa tra l’altro attraverso leggi come la Turco-Napolitano prima e la Bossi-Fini dopo, attraverso il ricatto permanente del permesso di soggiorno, attraverso le bugiarde campagne contro gli immigrati dipinti come i responsabili del degrado delle vita nei quartieri popolari.
Il razzismo è un’arma che i governi, le istituzioni ed i padroni italiani ed occidentali usano per:
· ostacolare l’organizzazione e lotta dei lavoratori immigrati
· dividere e contrapporre i lavoratori italiani da quelli immigrati e scatenare una guerra tra poveri per poter meglio colpire ed attaccare entrambi
· cercare di costruire un consenso popolare intorno alle missioni militari e alle guerra di rapina che l’Italia insieme ai suoi alleati occidentali conduce senza sosta contro i popoli del Sud del mondo (Iraq, Afghanistan, Libano, ecc.).
Per impedire che tragedie come quella di sabato si ripetano è necessario non avere alcuna fiducia nelle istituzioni, ma, al contrario, puntare e avere fiducia solo nella propria lotta.
Bisogna dunque andare avanti sulla strada della mobilitazione e dell’organizzazione per costruire un movimento a scala nazionale che si batta per l’abolizione immediata e totale della Bossi-Fini, contro ogni legge o norma razzista e discriminatoria e per i pieni diritti agli immigrati.
Un movimento che veda uniti insieme i lavoratori immigrati al di là di ogni “differenza” nazionale e religiosa e che faccia di tutto per riuscire nella difficile, ma indispensabile, azione di stringere legami organizzativi e di mobilitazione con i lavoratori italiani.
Roma, 11 aprile 2007