La squallida
risoluzione dell'Onu
n. 1441
Non si sa se ci sarà o no la seconda risoluzione dell'Onu contro gli iracheni. Un serio giurista ha però spiegato, a chi vuol capire, che l'Onu ha già dato agli Stati Uniti “il massimo di quello che potevano ottenere” con la precedente risoluzione, n. 1441 (dell'8 novembre), la quale è “un vero e proprio ultimatum al quale l'Iraq -a meno che non succeda un miracolo- non potrà mai completamente adempiere”.
Essa infatti “fornisce una piena copertura ideologica alla tesi americana della esistenza di una grave minaccia alla pace ed alla sicurezza internazionale derivante dal non completamento della missione Unscom. In altre parole, la controversia sorta nella fase finale del programma di disarmo iracheno viene equiparata ad una situazione come quella verificatasi con l'occupazione militare del Kuwait e non a caso il preambolo richiama la risoluzione 678 (del 29 novembre 1990), che autorizzò l'intervento armato. Per quanto riguarda le ispezioni, il testo della risoluzione è disseminato di clausole particolarmente umilianti e vessatorie che puntano a rendere più difficile la cooperazione irachena, a favorire le provocazioni e a creare dei pretesti che renderanno praticamente impossibile che venga certificato il completo adempimento iracheno agli obblighi imposti -provocazioni già accadute, denunciano responsabili delle ispezioni Onu in Iraq come Scott Ritter”.
Insomma, conclude Domenico Gallo (il manifesto del 12 dicembre 2002), lo osservino bene quanti si bevvero come acqua fresca le motivazioni umanitarie per l'aggressione alla Jugoslavia del “feroce dittatore” Milosevic: con la 1441 “è accaduto qualcosa di simile al trattato di Rambouillet, uno strumento giuridico predisposto con clausole ad hoc per impedire alla Jugoslavia di accettarle e fornire un pretesto ai bombardamenti della Nato”.
Non pago di questo onestissimo “lavoro”, il Consiglio di sicurezza dell'Onu, “su pressione (non potremmo dire: comando? -n.) degli americani” ha provveduto a fine dicembre a rafforzare le sanzioni contro il popolo iracheno, scusate... contro Saddam, “riducendo il numero di beni che possono essere importati”, in ispecie vietando l'acquisto di medicinali necessari in caso di attacchi chimici e batteriologici”... Tutto ciò, va da sé, con il pieno consenso dei membri europei (“pacifisti”...) del Consiglio di sicurezza.
Evviva l'Onu, evviva il diritto internazionale, evviva l'Europa, sicuri presidii della “pace nella giustizia“!
"Non
penso che i contrasti ed i conflitti
tra i paesi si debbano risolvere mai
con la guerra. Credo nell'efficacia
della politica e della diplomazia.
Ritengo decisiva la capacità degli
stati e delle loro organizzazioni
di cercare pazientemente gli equilibri necessari e, ancor più, di operare
per tempo per prevenire conflitti e
contrasti" (S. Cofferati su il manifesto,
10
dicembre 2002). Questc un
mese dopo la risoluzione dell'Onz che
ha di fatto autorizzato la nuove aggressione
all'Iraq per mano dellc diplomazia
internazionale e degl stati
più fortemente impegnati,
coma anche Cofferati chiede, a
"combat tere il terrorismo ",
e qualche giorns prima che la
medesima diplomazia ed i medesimi stati
(...canaglia, ( no?) si prendessero
cura di appesan tire ulteriormente
l'embargo all'Ira (mezzo efficace
della `politica " im
perialista, o no?, per eccellenza) con
tro il popolo iracheno, in particolar
per quel che riguarda i medicinali..
Meditate, cofferatiani, meditate.