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Da il manifesto del 18 giugno 2006 Il nuovo ministro iracheno del petrolio Hussein Al Shahristani ha dichiarato che intende redigere al più presto la nuova legge sullo sfruttamento petrolifero che ‘garantirà alle compagnie internazionali eque condizioni’. Usaid, l’agenzia statunitense per gli aiuti allo sviluppo, sta fornendo ‘consulenza’ per la stesura del testo. Le imprese multinazionali del petrolio premono per una sostanziale modifica della politica irachena sugli investimenti esteri nel settore petrolifero affinché si adottino contratti a lungo termine più vantaggiosi per loro, denominati PSA. I PSA permettono alle imprese estere di inscrivere parte delle riserve petrolifere irachene nei propri bilanci (si veda il dossier ‘truffa a mano armata’ su www.osservatorioiraq.it). Contro questa ipotesi si sono pronunciati i sindacati dei lavoratori del petrolio iracheni [e i gruppi della resistenza, baathista e islamica radicale, n.], che vedono nei PSA una svendita (o meglio una rapina) delle ricchezze nazionali. Il cartello che le multinazionali del petrolio utilizzano in Iraq si chiama ITIC e ha tra i suoi fini statutarii quello di ‘consigliare ai governi politiche fiscali ed economiche appropriate’. L’Eni è tra i membri fondatori dell’ITIC. È noto che essa ha una prelazione per la concessine dei giacimenti di Nassiryia. Inoltre, la settimana scorsa, l’amministratore delegato Scaroni ha dichiarato l’interesse per il petrolio del Kurdistan. È stato stimato che i maggiori profitti che l’Eni avrebbe da un contratto di PSA per il giacimento di Nassiryia potrebbero raggiungere i 6 miliardi di euro, che costituirebbero un ‘dividendo di guerra’ e che è una cifra enormemente superiore agli aiuti umanitari che l’Italia potrebbe inviare. |
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Organizzazione Comunista Internazionalista |
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