I lavoratori italiani hanno interesse ad opporsi alla missione italiana in Libano e a sostenere la lotta dei lavoratori del Libano e le resistenze antimperialiste nel mondo arabo-islamico!
Un volantino diffuso in alcune fabbriche in Italia dalla nostra organizzazione
Contro la missione italiana e ONU nel Libano
Lavoratori,
da alcune settimane qualche migliaio di soldati italiani, insieme con altri soldati europei, è schierato sul suolo del Libano. Il governo in carica afferma che li ha mandati lì per una vera missione di “pace”, del tutto “diversa”, perciò, dalle spedizioni decise dal precedente governo Berlusconi in Iraq e in Afghanistan.
Molti tra i lavoratori si disinteressano del tutto della questione: ci permettiamo di dire loro che si sbagliano.
Questa missione ci riguarda molto da vicino, è anzi l’altra faccia delle spedizioni punitive del padronato (e del governo) contro la stabilità del nostro lavoro, le nostre pensioni, i nostri salari, il nostro Tfr, i nostri “diritti acquisiti”. Perché produce ovunque, in Libano, nel Medio Oriente, nell’Est europeo e in tutto il Sud del mondo masse di diseredati “destinate” per necessità a farci concorrenza al ribasso.
Un’altra parte dei lavoratori, invece, ha espresso un certo consenso (passivo) verso la missione:
· perché vede l’invio dei soldati in Libano come un primo passo per porre fine alla guerra in atto tra Israele e Hezbollah;
· perché crede che sia interesse dei lavoratori avere un Medio Oriente pacificato, per evitare che la guerra e la sua instabilità si propaghino pericolosamente anche in Occidente;
· perché guarda con favore ad una maggiore autonomia dell’Italia dagli Usa (che Prodi afferma) e ad una maggiore credibilità dell’Italia agli occhi del mondo arabo e dell’Europa.
La convinzione di fondo (o la speranza) di questa parte dei lavoratori è che dai progressi della “pace” e dal maggior peso internazionale dell’Italia ci guadagnerà qualcosa anche la classe lavoratrice. Ma è davvero così? Iniziamo anzitutto con il domandarci:
Che tipo di pace andiamo a portare in Libano?
La nostra risposta è: nessuna pace! Andiamo, al contrario, a sostenere un governo impopolare contro la massa della popolazione! Andiamo ad attizzare divisioni e contrapposizioni, come in Iraq e in Palestina. Andiamo a portarvi il “nostro” ordine, l’ordine di oppressione e di rapina delle “nostre” grandi imprese e dell’Occidente tutto. Tutto, fuorché una “vera pace con giustizia”. E dunque la presenza dei “nostri” soldati laggiù non potrà che peggiorare le condizioni di esistenza dei lavoratori libanesi, preparare nuovi scontri, nuove guerre, indispensabili per rafforzare lo stato di Israele ed il suo ruolo di gendarme nel controllo delle fondamentali risorse energetiche di questa zona del mondo.
In Libano negli ultimi anni le masse lavoratrici, riuscendo ad andare oltre le tradizionali divisioni religiose rinfocolate dall’Occidente, avevano iniziato a mettere in campo, anche intorno ad Hezbollah, una notevole capacità di lotta e di resistenza unitaria contro il peggioramento drammatico delle loro condizioni di vita e lavoro. Un peggioramento generato da uno spaventoso debito estero contratto dal governo Hariri con i centri della finanza mondiale.
L’operazione militare israeliana scatenata questa estate contro la popolazione libanese, una vera e propria operazione terroristica, è stata finalizzata a rompere questo fronte degli sfruttati, ad impedire che esso si consolidasse. Come? Distruggendo tutto ciò che era possibile distruggere, ricacciando la massa della popolazione nell’indigenza, se non nella fame, cercando di smantellare l’organizzazione militare e sociale creata da Hezbollah e ponendo le premesse per scatenare una guerra interna al Libano per la suddivisione delle poche risorse rimaste disponibili.
E’ stata un’azione premeditata, benedetta e sponsorizzata dagli Usa, che si inserisce perfettamente in quella interminabile sequenza di aggressioni che l’Occidente tutto intero e lo stato di Israele conducono ormai da anni nei confronti delle masse sfruttate medio-orientali che non sono disposte a piegare la testa.
Questa volta, però, le truppe israeliane hanno trovato pane per i loro denti e nonostante l’enorme superiorità negli armamenti garantita ad Israele dall’appoggio degli Usa e di tutto l’Occidente, sono state inchiodate e fermate dalla resistenza di Hezbollah e popolare.
E’ a questo punto che l’Italia e la Francia si sono inserite (via ONU) nella “partita” per recuperare un ruolo in “proprio” nella regione e riguadagnare terreno nei confronti degli alleati-concorrenti di Washington e Tel Aviv.
L’obiettivo principe della missione italiana è infatti quello di raggiungere con mezzi “diversi” da quelli usati da Usa-Israele lo stesso fine: svuotare la capacità di resistenza di Hezbollah e degli sfruttati libanesi, impedire che tale resistenza si saldi con quella irachena e palestinese ed infine scagliare libanesi contro libanesi instaurando un governo amico che ne accetti il protettorato neo-coloniale delle potenze occidentali. Prova ne sia, tra le altre cose, l’appoggio che il governo Prodi sta apertamente dando al governo di Fuad Siniora (vero e proprio garante degli interessi di rapina europei ed occidentali in Libano) di fronte e contro le oceaniche proteste che stanno vedendo centinaia di migliaia di lavoratori organizzati intorno ad Hezbollah invadere ripetutamente le piazze di Beirut per chiederne le dimissioni.
Altro, quindi, che “missione di pace”! Con la missione ONU l’Italia e l’Europa hanno voluto lanciare ai lavoratori libanesi il seguente monito: o accettate il nostro protettorato neo-coloniale, il governo che noi abbiamo scelto per voi e con esso questa “pace”, fatta di rapina delle vostre materie prime e supersfruttamento della vostra mano d’opera, o si tornerà alle maniere forti, alla guerra aperta, magari lasciando nuovamente mano libera ad Israele a cui, questa volta, si darà anche un maggiore aiuto.
E’ una “pace” che la massa dei lavoratori libanesi rifiuta!
A questa “pace” fatta di sfruttamento ed oppressione, le masse libanesi stanno dimostrando, anche con la lotta e le manifestazioni di piazza, di non voler piegare la testa. Questa tenace, vastissima opposizione di massa deve cominciare a far riflettere i lavoratori anche qui in Occidente sulla vera natura di questa e di simili missioni, e spingerli a cominciare a costruire una vera opposizione di classe alle guerre e agli interventi di “pace” portati avanti dai nostri governi.
Il nostro interesse è infatti opposto rispetto a chi queste guerre e queste missioni le organizza e le vuole. Le multinazionali, il padronato e i governi di “casa nostra” puntano a scompaginare il proletariato libanese e del Sud del mondo per renderlo più debole e ricattabile. L’interesse dei lavoratori, al contrario, deve essere quello che ovunque nel mondo si formi una classe operaia forte sindacalmente e politicamente, capace di rivendicare un salario e una condizione di vita migliore, e in fin dei conti capace di “rivendicare” che a governare la società sia la classe che tutto produce.
Già durante l’aggressione contro Belgrado, nel 1999, i padroni ci spiegavano come sarebbe stato interesse dei lavoratori italiani avere una Jugoslavia “pacificata” nel cuore dell’Europa. Ma oggi si può ben comprendere come primo obiettivo di quella guerra era scompaginare la classe operaia jugoslava per offrire al capitale, nel cuore dell’Europa, decine di migliaia di lavoratori già ben addestrati da sfruttare con salari da fame e da usare anche come (incolpevole) arma di ricatto contro gli operai italiani e del resto dell’Occidente.
Inoltre, non lo si dimentichi, le aggressioni all’Iraq, all’Afghanistan e le missioni come quella in Libano preparano il terreno a nuove e più violente guerre (sono già nel mirino l’Iran e la Siria) che sempre meno potranno restare “confinate” nel Sud del mondo. Se noi lavoratori non inizieremo sin da ora ad opporci a questa spirale, se non sapremo iniziare a vedere nella lotta dei popoli che resistono all’Occidente la nostra stessa lotta, allora domani sarà per noi ben più difficile sottrarci al futuro di guerre e distruzioni che ci prepara il capitalismo.
Contro le missioni militari di “pace” e di guerra dell’imperialismo italiano!
Contro la finanziaria del governo Prodi che accresce le spese militari mentre taglia quelle sociali!
Appoggio incondizionato alle masse arabo-islamiche in lotta contro l’aggressione Occidentale!
Contro il razzismo. Pieno sostegno alle lotte ed all’organizzazione dei lavoratori immigrati!
20 dicembre 2007