Intervista

ai lavoratori immigrati

Con la mobilitazione per il rilascio dei permessi di soggiorno previsti dalla legge 40 i lavoratori immigrati hanno assunto una decisa iniziativa di lotta a difesa dei propri diritti e si sono organizzati per tale scopo. Le vostre associazioni, prima impegnate prevalentemetne nella cura della regolarità amministrativa delle pratiche, hanno iniziato a trasformarsi in punti di riferimento che promuovono e coordinano la lotta di tutti gli immigrati. Quali sono le vostre valutazioni sui passaggi di lotta e di organizzazione compiuti in questi mesi dai lavoratori immigrati?

Lavoratrice sudamericana

Io sto da sette anni in Italia e da due anni gli immigrati cominciano a vedere come una cosa necessaria l'organizzazione. Come voi italiani noi lavoriamo qua, abbiamo le nostre famiglie qua. Abbiamo visto che ogni organizzazione lottava per conto proprio e i risultati non erano molto piacevoli. Allora abbiamo capito che la lotta degli immigrati era meglio farla in comune. Certo che ci divide la lingua, la religione, tante cose, però la lotta nostra è una sola. Nel senso che abitiamo in questo paese, siamo venuti per lavorare, allora questo di avere il permesso di soggiorno, vivere come persone razionali, avere una casa, avere il diritto alla salute, avere tante cose di cui come esseri umani abbiamo bisogno sono cose che possiamo avere soltanto con l'organizzazione. Non importa che siamo bianchi, neri, che parliamo francese, spagnolo, albanese o che so io. Sono cose che ci uniscono per lottare assieme. Abbiamo cominciato con tante manifestazioni dal '99, poi a Piazza San Marco e poi una dietro l'altra. Abbiamo incominciato a vedere dei risultati. Anche se non tutti hanno il permesso di soggiorno, però la nostra voce sta lì, la facciamo sentire. In questo senso abbiamo fatto un passo avanti nell'organizzazione. Quella lotta degli immigrati di Milano, di Brescia, di altre parti è la nostra lotta, non è un'altra cosa. Abbiamo gli stessi interessi.

Lavoratore albanese

Io sono d'accordo con la compagna. Le maggiori aggregazioni nascono nei momenti in cui i lavoratori e la gente semplice si trovano in maggiori difficoltà. Quando si trovano privi di un diritto fondamentale come sono i permessi di soggiorno. Tanto è vero che la nostra associazione è nata nel `96/'97 quando i nostri immigrati hanno avuto la perdita dei risparmi nelle finanziarie fallite in Albania ... All'inizio del 2000 la nostra associazione ha organizzato un grande concerto, una grande manifestazione culturale con tanti partecipanti e lì abbiamo scoperto che gli immigrati soffrivano di questa privazione di questo diritto fondamentale da due anni. E lì abbiamo promesso la nascita e il rafforzamento della nostra organizzazione e abbiamo trovato la forza nell'unirci con gli altri. La risposta degli immigrati è stata abbastanza immediata, perché in tre mesi siamo risusciti a portare in piazza nell'ultima manifestazione una buona partecipazione di nostri associati... Molti immigrati vivono qui da molti anni e hanno visto che l'Italia non era quella promessa che loro aspettavano, si sono illusi molto e hanno visto che invece non hanno nemmeno un diritto elementare. E quindi subito hanno trovato come soluzione l'unione. Per gli immigrati questa è una grande crescita, bisogna certamente lavorare meglio. Io personalmente non ho notato assolutamente una divisione tra varie comunità, tra varie lingue o culture, per la questione che era una sola per tutti, quella del diritto del permesso di soggiorno. E' quindi questo punto che unisce, è la lotta che unisce e supera le divisioni; che anzi rafforzano, perché uno conosce anche un po' la cultura dell'altro, entra nel mondo dell'altro.

Lavoratore indiano

E' una constatazione e anche una gioia anche per noi che siamo riusciti ad arrivare a questo stato, anche se siamo appena all'inizio. E questo si è avuto dalle sofferenze. Perchè, anche se ognuno di noi lottava, facendo parte del suo gruppo e della sua comunità, alla fine magari si trovava spiazzato. Ci sono gruppi, partiti politici, amministrazione pubblica che ci potevano giocare a proprio piacimento, mettendo una comunità anche contro l'altra, e questo avveniva a nostra insaputa. Queste esperienze sono state per noi un grande giovamento, ci hanno fatto capire meglio il vantaggio di avere un orizzonte più ampio, di unirsi insieme per lottare. Certo ci sono tante divisioni interne da superare; è ovvio, quando si mettono assieme tante persone di diversa nazionalità, cultura, lingua ... però le stiamo superando -credo- alla grande e quello che è successo pochi mesi fa è un'ottima prova. Ci sono più di dieci comunità insieme. Io spero che questo processo vada avanti, che prendiamo la consapevolezza, la forza, diciamo, della disperazione, visto che in un certo senso siamo dei "disperati", perché abbiamo problemi politici, economici, o in famiglia c'è chi soffre, stando qui senza sapere come ottenere i nostri diritti, il riconoscimento, a chi andare a chiedere, a chi rivolgersi. Ecco qui che se invece di andare da soli ci andiamo in cinque, in dieci, assieme, di diverse nazionalità, se sappiamo farci valere, facendo rispettare la legge naturalmente, le cose dovranno cambiare, io lo spero, anche se non subito.

 

Dunque avete verificato che il problema del blocco dei permessi non è un problema di carattere amministrativo, perché esso riguarda invece la politica dei governo. Per questo la vostra lotta si è indirizzata contro il governo. Il quale, dopo alcune aperture formali, ha sbloccato solo una piccola parte dei 53.000 permessi sospesi. Tra l'altro utilizzando queste concessioni nel tentativo di dividervi. Quale è la vostra valutazione?

Lavoratrice sudamericana

Noi siamo certamente convinti che dal governo, dalle istanze amministrative non riusciremo mai ad avere niente se non le chiediamo organizzati. Di questo siamo convinti, sia che questo si chiami governo di centrosinistra o si chiami in altro modo. Siamo convinti che noi immigrati organizzati siamo un pericolo perché vedono in noi una forza che ogni giorno va crescendo, va in aumento, e che queste logicamente non piace a tanti. Allora vogliono frenare un po' questo andare avanti. Ma ogni giorno la situazione peggiora Noi siamo convinti che la nostra lotta, questo modo di organizzarsi, di stare uniti e lottare per le nostre rivendicazioni continuerà ad andare avanti, non sarà certe il governo quello che potrà mettere un freno. Penso che anche gli altri nelle altre città la pensano come me. Il fatto che il governo ci prende in giro ogni volta coi questi 53.000 permessi di soggiorno .. poi dice "no, non li possiamo dare, né possiamo dare questa quantità" ... che pensano che noi andiamo di qua, di là senza dire la nostra? Lo abbiamo dimostrato una volta, due volte, tre volte che noi siamo capaci di andare ad esigere, no a chiedere come se fosse una cosa per favore, ma ad esigere il nostro diritto perché è qua che stiamo a vivere e vogliamo vivere come voi, con tutti i diritti Questa è una cosa importante!

Lavoratore albanese

Che questo non era un problema tecnico ma un problema politico lo si era capita fin dall'inizio, perché la verità è che il 3 marzo di quest'anno hanno chiuso la sanatoria e hanno cominciato le espulsioni, i rigetti e allora c'è stata una gara (così io la chiamo) tra il governo e le organizzazioni degli immigrati. Da una parte il governo, che è riuscito a dare circa diecimila rigetti, dall'altra gli immigrati chi si sono organizzati in forma di scioperi della fame, con manifestazioni nelle piazze nelle varie città italiane. Alla fine, secondo me, ha vinto la forza degli immigrati. Il governo è stato costretto a fermare i rigetti e non ha fatto in tempo a trasformare le 53mila pratiche in rigetti, ci è riuscito solo in parte e in questo l'ha fermato solo la resistenza fatta dagli immigrati stessi. Per noi, per gli immigrati dell'Albania, le pratiche di rigetto erano circa il 15% del totale. Il problema era politico e si è notato anche nel gioco tra i due governi, in cui sul totale delle settemila pratiche in sospeso si giocava, facendosi reciproca accusa tra i due governi sull'esistenza di una lettera del ministero degli esteri dell'Albania rivolta al governo italiano, in cui il governo albanese, di sua volontà, chiedeva la non regolarizzazione degli immigrati, dicendo che non erano validi i certificati rilasciati dall'ambasciata albanese come prova d'ingresso in Italia prima del 27 marzo del `98. Dunque questo gioco politico sottobanco dimostra che il problema non era tecnico, era semplicemente "guerra di numeri"; di numeri che dovevano essere esclusi dalla lotteria della regolarizzazione. Tanto è vero che quando siamo stati al ministero degli interni dicevano di lasciare perdere questi settemila albanesi, praticamente volevano escludere politicamente un'intera comunità dal riesame delle pratiche. Facendo in pratica questo discorso: duecentomila permessi li abbiamo già dati, 53mila li escludiamo e di questi sicuramente i settemila albanesi, visto anche che, secondo loro, pensavano che non ci fosse un'organizzazione che tutelasse gli immigrati albanesi in Italia e che potesse scoprire questo gioco. In merito a questa nostra denuncia, siamo stati accusati su un giornale albanese (legato al governo) di calunnia da parte del ministero degli esteri albanese, venendo anche descritti come un'associazione di avventurieri, corrotti, che diffondo notizie false. Per quanto ci riguarda noi pensiamo che il governo albanese abbia fatto questa lettera. Ce lo dimostra il fatto che quasi ogni giorno vengono qui a Roma autorità del governo albanese per firmare o l'accordo sulle espulsioni o l'impostazione delle truppe italiane sul territorio albanese, non vengono qui per altre cose. Loro in dieci anni di immigrazione non hanno mai incontrato un'organizzazione di immigrati anche di altro indirizzo, per dire cattolico ... mai è successo. Vengono qui e trattano sulla pelle degli immigrati. Noi non ci meravigliamo di ciò, i nostri governi fanno il gioco dei governi italiani. Questa non è una novità. E' brutto ma è così.

Lavoratore sudamericano

Il bilancio da fare non è tanto e solo sul che cosa abbiamo ottenuto dal governo con la nostra lotta, ma anche su una cosa bella che è successa, ed esattamente quello che è avvenuto a Brescia dove si sono mossi immigrati che sono lavoratori di aziende industriali. Mi sembra che sia la prima espressione di lavoratori immigrati veri in lotta, perché Brescia non è un'altra città ... è un centro di produzione dove ci sono tanti immigrati, loro sono stati l'avanguardia di questa lotta che ha trascinato quelli di Roma e di tutte le altre città. Poi c'è stata un'altra cosa. Questo coordinamento delle associazioni degli immigrati è un stato un salto in avanti rispetto al Comitato straniero per gli stranieri, pur se non siamo riusciti a costruire un vero coordinamento nazionale degli immigrati. Cosa che sarebbe stata meglio, perché se noi riuscivamo a portare gli immigrati ad una lotta nazionale contro il governo questo fatto avrebbe significato fare un passo gigante nel senso di far comprendere agli immigrati quello che significa il governo, le forze repressive, la legge, con tutto quello che significava fare uno sciopero generale contro il governo. In ogni caso questo coordinamento è stato qualitativamente superiore al Comitato iniziale per quanto riguarda la direzione della lotta.

Lavoratore indiano

Al di sopra di tutti i discorsi che si possono fare è che sia noi che il governo si rispetti la legge. Ora se il governo, quando andiamo a parlare, ci dice verbalmente "sì facciamo ma non vi possiamo dare nulla di scritto" e invece il giorno dopo non fa nulla, tu non hai nessuna prova in mano. Allora è come se loro non avessero detto niente e non hanno nessun impegno da rispettare. Ora, se andiamo al commissariato, andiamo alla questura, ci sono parecchie migliaia di pratiche sospese. Non sono rigettate, non sono accettate. Stanno in un limbo. Noi chiediamo: perché questo? Loro ci dicono: qui ci vuole la volontà politica. Ora se c'è questa volontà politica, così come è stato detto, da molto tempo doveva essere tutto finito. Quelle migliaia di persone non stanno chiedendo nulla in più, tutte quelle persone hanno le carte in regola. Dicono della prova: bene una lettera è perfettamente valida come prova perché le poste sono un ente statale. Invece la prova della lettera non viene accettata. Per quanto riguarda, poi, la questione se abbiamo vinto o perso ovvero su quello che abbiamo ottenuto o meno, io, personalmente, dissento da questa euforia di aver vinto. Io mi sento di essere giocato, tanto è vero che se a Roma o a Brescia hanno rilasciato qualche pratica questa è una prova che hanno accontentato a noi in qualche modo. Ma non hanno dato a noi nulla di particolare ... e allora perché tutte queste altre migliaia di pratiche in sospeso? Ci sono tante pratiche in sospeso, pur avendo gli immigrati le carte in regola. E sono sicurissimo che anche quelle che loro non accetteranno, noi la spunteremo facendo ricorso al Tar, per il semplice motivo che una circolare prevedeva la possibilità fino al 20 ottobre '99 di ripresentare eventualmente una seconda prova se loro giudicavano la prima consegnata insufficiente o non idonea. Ora invece molti commissariati non hanno dato questa possibilità e dopo quella data non sono più state accettate prove nuove. Ora se la legge, che non può essere in un modo e in un altro insieme, consente ad alcuni di portare una seconda prova ed avere così il soggiorno, perché non è stata applicata anche agli altri nelle stesse condizioni, soltanto perché non l'hanno saputo o sono arrivati dopo? Questo fatto è insostenibile. Ora buona parte dei permessi sospesi sono così. Se migliaia e migliaia di persone hanno avuto quella possibilità perché io non dovrei averla? Poi c'è anche la famosa circolare Masone che diceva testualmente che le pratiche che non sono state accertate entro il 31 marzo del 2000, per legge entro quella data tutte le pratiche dovevano essere evase... Per cui devono risolvere: o con la volontà politica ... o con il coraggio di dire: abbiamo sbagliato o non siamo in grado di controllare i servizi pubblici o la polizia; e quando il potere politico non è in grado di controllare la polizia allora è una cosa grave. Noi abbiamo sentito tanti che nei commissariati ci dicevano: "Brutti può dire quello che cazzo gli pare, qui è la polizia"... E per la polizia la legge è diversa, l'interpretazione è diversa. Tu, poi, non puoi nemmeno dire nulla, ti denunciano. Sappiamo di casi di immigrati che sono andati a chiedere informazioni con rappresentanti della propria comunità e che sono stati portati in centrale per verifica. Eppure secondo la legge le associazioni possono andare a chiedere informazioni presso le amministrazioni pubbliche per i loro iscritti. Ma che fine ha fatto questa legge? Sappiamo di gente fermata per dieci, dodici ore senza mangiare, senza bere, senza sapere nulla od altri tenuti dentro a via Genova per due giorni.

Lavoratore pakistano

Io non capisco. Si dice che la legge è uguale in tutta la repubblica italiana. "La legge è uguale per tutti" è scritto da ogni parte. In dieci anni ho girato tutta l'Italia ma non ho mai visto la legge uguale per gli stranieri qui. Ogni provincia ha sua legge. Come adesso, ad esempio, a Bologna dove è cambiata la situazione con il sindaco di destra che ha cambiato tante cose per gli stranieri ... Io ho visto che ogni sportello qui ha la sua legge. Se vai a S.Lorenzo c'è una legge, se vai ad Albano c'è un'altra legge, se vai a Montesacro un'altra ancora. Ogni commissariato ha la sua legge. Ogni dirigente, ogni ispettore come vuole trattare tratta. Vedi la circolare che dava la possibilità entro il 20 ottobre'99 di poter ripresentare altre prove per la regolarizzazione in tutta Italia: infatti il 95% dei commissariati non hanno accettato questa circolare. Anche fuori i commissariati non hanno scritto nulla quali cose servivano, quali pratiche fare, quali problemi risolvere. Niente. Le persone venivano, andavano, venivano fatte tornare indietro, passa tra venti giorni e così via. Poi, passato il 20 ottobre, hanno incominciato a dire che quella data era ormai superata e non si poteva accettare nessun altra prova. Questo nonostante che nella stessa legge 40, quella che oggi fa soffrire 60mila persone, ci sta scritto che entro sessanta giorni devono rispondere a ogni persona se va bene, quali problemi ci sono, se rilascio o non rilascio. Da due anni a questa parte non c'è stata nessuna risposta fino ad ora. Dopo due anni mi dici che abbiamo bloccato queste pratiche. Con le stesse pratiche, con le stesse prove chi ha trovato il permesso di soggiorno chi no. Per quale motivo? Fino adesso io questo ancora non l'ho capito. Se sono da bloccare allora le devi bloccare a tutti o devi dare risposta a tutti entro 60 giorni, devi mettere le liste fuori dicendo che questo è stato accettato e questo no. Dopo due anni non si può dire così: questa prova è falsa. Quando l'hanno portata, che cosa hanno fatto? Anche i giornali hanno detto che hanno arrestato poliziotti, mediatori che vendevano prove false. Vi faccio un esempio. Io sono andato con una persona ad un commissariato per ben tre volte e questi non hanno accettato prove vere! Dopo ho lasciato questa persona perché non sapevo cosa fare per aiutarlo. Due giorni dopo lui ha trovato un mediatore, ha preso una prova falsa, ha pagato 500mila lire, è andato dentro, e la sua domanda è stata accettata. Le prove vere sono rimaste in tasca, quelle false sono state accettate ... Per questo dobbiamo andare in tribunale perché la questione non può rimanere così. Come fanno a dire, allora, che la legge è uguale per tutti? La legge non è uguale per tutti! Come loro vogliono trattare, trattano. Perché loro pensavano che questi stranieri fossero immondizia. Loro non capiscono niente! Perché chi lascia un paese e passa dieci paesi per arrivare fino a qua sono più intelligenti di loro! Perché ho visto tanti italiani, compresi i poliziotti, che dicono: "io non posso andare con aereo perché ho paura". Però quegli stranieri che vengono qua, prendono e fanno di tutto per arrivare, nave, aereo, con i piedi, scalano le montagne ... gli stranieri hanno coraggio, pazienza, tutte le cose. Se noi parlassimo come questi italiani noi non potremmo discutere delle cose del mondo ... però noi le sappiamo tutte le cose del mondo, non solo quelle dell'Italia! Loro sanno solo le cose dell'Italia! ... Sanno, però non fanno! Fanno come loro vogliono! Come anche la legge. Io racconto spesso una barzelletta su un fatto accaduto a un mio amico in Milano nel '96. Lui aveva il permesso di soggiorno dal '90 e nel '94 lui l'ha rinnovato per due anni. Quando ha cambiato indirizzo è andato in questura per notificare questo fatto sul permesso di soggiorno, come prescrive la legge. Lui ha fatto la fila ad uno sportello e gli hanno detto che non si poteva cambiare l'indirizzo sul permesso perché gli dissero che non aveva lavoro. Lui gli disse che questo fatto non c'entrava nulla con il fatto di cambiare un indirizzo sul soggiorno, ma non ci furono storie ... Mentre pensava sul da farsi dentro la questura, fu avvicinato da un nostro connazionale al quale raccontò quanto gli era successo. Una volta ascoltato, quest'altro immigrato gli consigliò di andare presso un altro sportello. Solo facendo così riuscì a risolvere questo problema e dopo solo due ore ebbe il suo nuovo permesso con l'indirizzo giusto. Non solo, ma valido altri due anni! Questo succede tutti i giorni. Così sempre giocano. Chi ha il cervello e vuole trattare bene fa subito, se lui non vuole perché non gli piacciono gli stranieri ti manda via. Ti dice che il permesso non c'è. Ti dice "vai, torna dopo un mese" o non ti da nessuna risposta. Però tutta l'Italia ha visto che siamo uniti, possiamo diventare ancora più forti. Se non lottiamo nessuno ti da niente. Per questo ora gli stranieri hanno più coraggio, hanno capito come li dobbiamo trattare. Prima no, ma adesso si. Tante persone ora sanno come si devono comportare con questo servizio pubblico, perché loro vogliono comandare noi. Però adesso non si può comandare. Devono andare dritto! Perché ora viene legge dell'Europa e sappiamo che deve cambiare qualche cosa, almeno quelle cose brutte. Perché gli uomini devono essere trattati tutti uguali, no in un modo uno bianco, in un altro uno nero, in una altro ancora uno bronzo. No non si può. Poi voglio dire una cosa sulle promesse del governo. Di quello che avevano promesso loro hanno fatto solo il 10%. Solo parole e basta, hanno fatto. Ancora volano le loro parole. Loro dicevano di voler dare a tutti i 53.000 il permesso, solo ai criminali non si può. Noi su questo eravamo d'accordo, anche a noi non piacciono i criminali che entrano in nostra comunità e fanno le cose brutte. Avevano detto che a fine luglio avrebbero dato 20.000 permessi in tutta Italia. Dove li hanno dati? Da nessuna parte. Solo a Roma, pochi, a Brescia pochi, Milano un po'. Da altre parti niente! In Italia non esistono solo tre città. Dove c'è stata questa lotta, loro hanno tentato di dividere questa lotta e basta! Loro giocano con questa lotta. Però noi siamo forti adesso. Più forti. Chi ha trovato il permesso torna ancora a lottare con noi. Non ci si può dividere. Perché noi siamo tutti fratelli che stiamo già soffrendo da due anni e quelli che hanno ottenuto il permesso torneranno in piazza per aiutare gli altri fratelli che ancora non ce l'hanno. Loro hanno fatto cose brutte con noi. Non hanno dato nessun ordine, nessuno scritto, niente. Dicono: "adesso è tutto chiuso perché stiamo in ferie". Loro vanno in ferie ... noi non si può perché noi stiamo aspettando le nostre ferie per tornare a casa nostra, per veder le nostre famiglie, per vedere i nostri amici, per vedere il nostro paese. Tante persone da quattro, cinque anni soffrono senza documenti. Quando è arrivata la possibilità, loro hanno bloccato anche questo. Questa è una cosa male. Però adesso noi sappiamo tutti che quando lottiamo possiamo prendere qualcosa. Noi adesso siamo più forti di prima. Se loro non aprono queste porte per queste persone noi torneremo più forti in piazza. Tutta l'Italia dovrà vedere che noi staremo lì. Sono passati tre mesi, non c'è problema. Noi andremo avanti per ottenere i nostri diritti.

 

Il governo nega la regolarizzazione a molti che hanno fatto domanda e prosegue a ritmi forzati con le espulsioni. Al tempo stesso il governo rilancia la politica di programmazione di un numero controllato di nuovi ingressi attraverso le intese con i governi dei paesi di origine. Anche su questo terreno il governo punta a dividere gli immigrati. Quali iniziative ritenete utili per contrastare questo tentativo dei governo di dividere gli immigrati tra "regolari", regolarizzabili, "clandestini" e così via?

Lavoratore albanese

E' una domanda, forse per noi, un po' difficile. Mi sembra che voi dite che il governo vuole dividere tra una fascia privilegiata e una non privilegiata se non proprio discriminata. Il problema, la realtà è che il numero degli immigrati deve essere limitato. Adesso, condizionare questo numero calcolando quanti sfruttarne meglio è certamente una cosa gravissima contro cui noi ci dovremmo opporre; però dire a noi che si devono aprire le porte e che la gente si muova liberamente è una bellissima parola, però se lo permettono o meno le condizioni nessuno di noi lo sa. Perché uno che viene deve pure lavorare... ha il diritto di entrare ... ma deve lavorare. Il problema è di chi sta qui da anni e non ha beneficiato della sanatoria. Certo chi viene ora deve combattere con noi, così come quelli che hanno già il permesso di soggiorno devono lottare perché comunque avranno in futuro altri problemi oppure dare solidarietà a chi non ha il permesso di soggiorno. Chi è arrivato solo ora deve sicuramente anche lui partecipare alla lotta per avere questo diritto del permesso. Però sulla programmazione dei flussi ... certo è vero noi adesso siamo solo dei numeri e quindi fanno il gioco dei numeri ... Io non ho sentito nessuno dei 6.000 immigrati albanesi (che sarebbero stati compresi nel totale dei 63.000 nuovi ingressi programmati) che sappia di questo fatto dell'ingresso tramite i flussi programmati ... Io, nella mia associazione di circa 200 aderenti, non so come hanno fatto a registrare questi 6.000 albanesi. A gestire tutta questa situazione sicuramente ci sta la mafia dietro.

Lavoratore sudamericano

Il calcolo che noi facciamo è che dopo il 27 marzo sono arrivati più di duecentomila immigrati clandestini. Poi rispetto alla politica dei flussi io penso che non sia vera. Qualcosa è stato fatto in passato con gli albanesi e in Sicilia con i marocchini e i tunisini con il permesso di soggiorno temporaneo. Però una vera politica dei flussi non c'è, come non ci credo sul numero di 63.000 detto dal governo, perché quando arrivano 63.000 persone tu li senti, li vedi. Io, ad esempio, non ho mai sentito che albanesi sono venuti a lavorare in qualche azienda direttamente su chiamata. C'è sicuramente il bisogno del sistema come sistema di poter avere lavoratori immigrati -vedi il bisogno di 13.000 infermieri che servirebbero subito per far funzionare tutto il sistema sanitario nazionale italiano, 1.300 programmatori qualificati sui computer-, bisogno vero da domani! Quindi per questo fatto relativo a questi altri 200.000 nuovi entrati, la gente sta aspettando ... tanto, pensano, arriverà un'altra sanatoria ... perché ogni due anni in Italia c'è stata una sanatoria, perciò tra un po' arriverà. Noi nell'ultimo volantino abbiamo detto chiaramente: "non ci sarà nessun'altra sanatoria!". Intanto per deludere questa aspettativa presente e nello stesso tempo per far riflettere. Ti vogliono far abbassare la testa e farti stare zitto. Però dal nostro punto di vista noi dobbiamo incominciare a parlare di questi altri perché o ci dovrà essere un'altra sanatoria o una politica di flussi non da fuori ma da dentro, senza giochi da parte del governo, perché le "borse del lavoro" (gli uffici di collocamento) degli immigrati a Roma già esistono e stanno nelle chiese, mentre quelli ufficiali stanno per essere liberalizzati grazie a tante nuove norme che stanno piano piano passando (tramite corsi di formazione, apprendistato e così via). Dobbiamo anche propagandare la notizia che il governo di destra di Aznar ha regolarizzato in Spagna 120.000 immigrati pur tenendone 50.000 fuori come qui in Italia. Dunque la divisione degli immigrati ci sarà per forza perché è questa la tattica della borghesia. Noi, comunque, non dobbiamo dimenticare il milione e duecentomila / milione e mezzo che stanno già in regola.

 

La vostra lotta ha fatto sì che il sindacato, in particolare la Camera del lavoro di Brescia, sia venuto a parlare con voi e abbia appoggiato la vostra iniziativa. Peraltro il sindacato non ha raccolto la richiesta dello sciopero generale a sostegno delle rivendicazioni dei lavoratori immigrati e non ha fatto nulla per chiamare i lavoratori italiani al vostro fianco. Nondimeno la vostra mobilitazione ha lanciato un segnale ben chiaro al lavoratori italiani perché riprendano anch'essi la via della lotta. Come anche è significativo il caso di quei lavoratori del Bangladesh, già dipendenti al nero di una ditta che lavora in subappalto alla Fincantieri di Marghera, i quali si sono iscritti alla Fiom e hanno imposto la piena regolarizzazione della posizione di tutti i lavoratori. A seguito di questa vertenza tutti i lavoratori, italiani e immigrati, delle ditte interessate hanno eletto un lavoratore del Bangladesh come proprio delegato sindacale. Quali sono le vostre valutazioni?

Lavoratrice sudamericana

E' stata la lotta di Brescia degli immigrati che ha costretto i sindacati a stare con loro. Una posizione diretta del sindacato di stare con gli immigrati io non l'ho vista. A Roma hanno portato un loro rappresentante ma di più non hanno fatto. Siamo stati in piazza, abbiamo manifestato, loro sono stati zitti, non hanno portato lavoratori italiani, una cosa tristissima. Siamo qua, lavoriamo qua, non siamo isolati da voi italiani, la nostra lotta deve essere la vostra lotta.

Lavoratore albanese

Qui si sente dire che gli stranieri rubano il lavoro... Il sindacato non appoggia veramente questa lotta perchè pensa di perdere il consenso dei lavoratori italiani e questi ultimi vedono gli immigrati come quelli che gli rubano il loro posto di lavoro. In realtà gli stranieri non rubano il lavoro ma contribuiscono a un futuro migliore. Fanno i lavori più umili (nei ristoranti, nell'edilizia, etc.) ... Io in effetti non vedo molta differenza tra un amministratore del comune che dice: "Oddio quanti stranieri!" e un dirigente del sindacato. Le stesse parole che dice l'uno le dice l'altro. 1 sindacati fino ad ora hanno partecipato a sfruttare l'immigrato, nel senso che hanno reclutato i cosiddetti rappresentanti degli immigrati. Ma io non so da chi sono stati eletti questi rappresentanti. Certo non dagli immigrati. Quegli immigrati che al Nord si sono iscritti alla FIOM sono veri rappresentanti immigrati, ma gli altri, come a Roma, fanno qualche servizietto per fregare i soldi agli immigrati e farli iscrivere ai sindacati. Per questo vengono eletti. Questo è il rapporto che il sindacato ha con gli immigrati, non gli interessa portarli in piazza, anzi culturalmente molti dirigenti sono contro, non accettano lo straniero. Hanno appoggiato la lotta degli immigrati per non rimanere fuori. Vanno dalle associazioni o persone degli immigrati che rappresentano una forza per dargli una fregatura per avere iscritti, ma poi non c'è un solo immigrato iscritto del sindacato in piazza ... Se c'è un rappresentante degli immigrati che lotta e ci fosse il diritto di voto per gli immigrati, loro non lo eleggerebbero, perchè i movimenti indipendenti (come l'ultimo che c'è stato degli immigrati) fanno paura ... Se domani danno il diritto di voto agli immigrati, i sindacati vengono subìto nei movimenti. Siamo deboli senza il diritto di voto ... In Inghilterra gli immigrati hanno più forza, stanno in tutti i posti di lavoro, polizia, amministrazione etc., perchè hanno il diritto di voto... In piazza non è venuto nessuno, noi abbiamo bussato a tutte le porte ... se ci danno il diritto di voto allora vengono ... E' strano che a lottare, quando ci sta da chiedere diritti, non viene nessuno della CGIL, però alle riunioni alle questure dove c'è da comandare ci stanno tutti ...

 

Lavoratrice sudamericana

Quando noi sudamericani abbiamo qualche problema ci dicono vai dalla dottoressa tizia rappresentante degli immigrati sudamericani in Italia. Questa vuole solo soldi e iscritti ma non fà mai niente per noi. Io penso che è compito degli italiani far conoscere la nostra situazione ai lavoratori italiani ... noi possiamo solo lottare per le nostre cose ...

 

Il governo attacca la lotta degli immigrati anche con le campagne sulla sicurezza, contro la criminalità e il degrado, dovuti alla diffusione della droga e della prostituzione. Facendo leva su contraddizioni reali, che pesano sulle condizioni di vita dei lavoratori italiani (come anche sugli immigrati), la stampa borghese e le forze del governo e dell'opposzione -sia pur con modalità differenti- additano agli occhi dei lavoratori italiani voi immigrati come l'unica causa di questa situazione. Come ritenete di poter respingere questo attacco?

Lavoratore pakistano

La comunità ha bisogno della sicurezza. Criminale non è lo straniero, dappertutto esistono persone civili e delinquenti. Negli altri paesi europei gli stranieri non rubano perchè c'è più assistenza sociale (casa, cibo etc.). Qui c'è più criminalità perchè c'è meno giustizia sociale e poi i giornali fanno vedere solo quella degli stranieri.

 

Lavoratrice sudamericana

Il fatto della criminalità non è isolato dalle altre cose del sistema. E' vero se il sistema non dà via d'uscita, senza lavoro e senza casa non resta che rubare. Ma questa è una cosa piccola in confronto alla propaganda della stampa, che dice che gli albanesi fanno il commercio degli immigrati, i nigeriani quello delle prostitute; ma non dice che dietro tutto questo c'è la mafia italiana, sono loro che guadagnano tanto. Noi rifiutiamo tutto questo, non siamo noi i responsabili di tutto ciò. Siamo gente che lavora come voi. La criminalità viene usata per dividere ... hanno messo paura alla gente per metterla contro di noi.

Lavoratore albanese

Bisogna distinguere tra grande criminalità e piccola criminalità. La grande criminalità viene in Italia perchè qui trovano spazio e comunque vengono usati dalla mafia. Invece la piccola criminalità è vero che è dovuta alla mancanza di sostegno sociale, ed in più attraverso la propaganda che si là si attaccano gli immigrati rendendoli ancor più deboli e indifesi. Della criminalità degli albanesi si parla quando l'Italia deve invadere ancor di più l'Albania. Serve per la politica italiana, serve anche per tenere sotto pressione gli immigrati e renderli ancor più ricattabili: non ti do l'affitto oppure te lo aumento perchè potresti essere un criminale.

 

In quanto comunisti noi pensiamo che la partecipazione delle donne alla lotta è un elemento decisivo per vincere qualsiasi battaglia di classe. Nelle vostre manifestazioni noi abbiamo visto anche una significativa presenza di donne immigrate. Gli immigrati di Brescia hanno affidato ad una combattiva donna del Senegal il compito di rappresentare la lotta degli immigrati in tutta Italia. In ottobre ci sarà negli Stati Uniti una marcia mondiale delle donne, con la partecipazione di oltre 4.000 associazioni di donne provenienti da tutto il mondo e anche dai vostri paesi. Cosa pensate della partecipazione attiva delle donne immigrate alla lotta?

Lavoratrice sudamericana

Abbiamo una posizione di svantaggio rispetto agli uomini, siamo doppiamente sfruttate a lavoro e a casa. Svolgere due lavori per noi è un impedimento alla partecipazione alla lotta, la nostra presenza è minima, lo dico per esperienza. Lavorare in casa è una cosa che ti annulla ... Però l'esperienza di noi sudamericane dimostra che noi siamo importanti, abbiamo portato più donne che uomini perchè per me non deve lottare mio marito. La pubblicità ha reso la donna come un oggetto, le donne non riescono a capire che sono schiave del sistema, non riescono a capire che è meglio scegliere qualcosa che valga la pena di vivere piuttosto che pensare al trucco... Noi non vogliamo la lotta contro gli uomini. In Sudamerica le donne partecipano alla lotta, anche qui sta cambiando anche nei rapporti con gli uomini, che danno una mano alle donne nelle faccende domestiche.

Lavoratore bengalese

In genere per noi indiani funziona che all'inizio chi emigra sono tutti maschi; poi, una volta sistemate le questioni di lavoro, casa, permesso etc., vengono anche le donne, ma allora non c'è più bisogno di lottare. In India non ci stanno molte fabbriche, i lavori sono duri (spaccare le pietre, zappare, etc.) ed è per questo che li fanno gli uomini. C'entra pure la cultura, il poco lavoro, anche se ultimamente con i nuovi lavori (nelle fabbriche tessili, etc.) anche le donne in India hanno più possibilità.

Lavoratore albanese

Tra gli immigrati dell'est non c'è distinzione tra uomo e donna nelle lotte, perchè provengono da un'esperienza in cui avevano realmente conquistato delle cose ... non c'è differenza. La donna albanese vuole andare addirittura a lavorare nell'edilizia e non vuole lavorare in casa per questo o quel ricco, perchè l'assistenza o il lavoro in casa è come lo schiavismo.