In conclusione

In conclusione, noi non diciamo ai nostri interlocutori: "non andate a votare" (anche se dovrebbe essere chiaro a chi ci legge perché noi dell’OCI non frequentiamo le urne). La conta astensionistica in sé è per noi, all’oggi, sterile quanto la conta elettoralistica.

Quello che con forza diciamo ai lavoratori è: non delegate, non "mollate" le vostre ragioni e i vostri interessi di classe. Ma, al contrario, prendeteli nelle vostre mani, andate a fondo nella comprensione delle cause dell’offensiva capitalistica, iniziate a riflettere fattivamente su quanto sia indispensabile ed inderogabile riattrezzarci da un punto di vista teorico, programmatico ed organizzativo. E preparatevi, prepariamoci come si deve ai problemi che ci porrà traumaticamente anche un futuro governo di centro-sinistra, che non sarà un governo amico dei lavoratori, né un governo "di pace".

Questo lo diciamo non solo perché Prodi & C. hanno dichiarato ai quattro venti di non voler abolire la legge 30, né la Bossi-Fini, né la Moratti, ma al più di volerle "riformare" (esattamente come si "riforma" un tumore); né solo perché essi hanno più volte ribadito di voler mantenere l’impegno militare italiano all’estero. Lo diciamo perché le esigenze del capitalismo nazionale e mondiale premono per affondi ancor più decisi contro i lavoratori e ciò, dopo le elezioni, potrà portare anche ad una rottura e ad una nuova composizione del blocco che attualmente appoggia il "professore", con l’espulsione da esso (da qualche parte già se ne parla apertamente) degli stessi Ds, o di parte di essi. Quando queste spinte affioreranno in tutta la loro forza, nessuna voce in capitolo potranno avere i tipi alla Bertinotti, sempre pronti a preparare sconfitte per sé stessi e per i lavoratori, salvo poi, sentirsi "stupiti e delusi", e cercare di tirarsene fuori.

L’importante è che, di fronte al marasma che si prepara e alla gragnuola di colpi che intende assestare il mercato, a non farsi trovare "stupita" e impreparata sia la nostra classe. È per questo che diciamo: la battaglia che si prepara va ben oltre Berlusconi e il Polo, verte sui contenuti di fondo del crescente antagonismo tra capitale e lavoro a scala mondiale, e non troverà certo una soluzione a noi favorevole con l’avvento di un governo Prodi.

Battere il Cavaliere: certo! Ma nella prospettiva dell’affermazione dei nostri interessi di classe, di un "altro mondo possibile e necessario", al di fuori del quale l’unica "alternativa" possibile è quella che abbiamo sotto gli occhi: la sempre maggiore barbarie del capitalismo globalizzato, chiunque sia –come "personale politico"- al proscenio.

Cominciamo a lavorare in questa direzione. Battiamoci per unificare le varie lotte e le varie rivendicazioni. Prendiamo contatti con i lavoratori degli altri paesi. Discutiamo di tutte queste necessità. Organizziamoci senza ulteriori esitazioni e tatticismi per preparare il terreno alla rinascita del partito dei lavoratori.