Scheda: un anno di lotte proletarie in Italia

 

Le mille ragioni di un

 movimento generale di lotta

contro il governo

e contro il mercato

 

Da almeno un anno il conflitto sociale in Italia ha cominciato a manifestare diversi segnali di risveglio. Ne offriamo una cronologia commentata non perché vogliamo dimostrare di essere in presenza o alla vigilia di una ripresa del movimento rivoluzionario, bensì per dimostrare come le riuscite mobilitazioni generali trovano fondamento nel fatto che la necessità di rispondere con la lotta è avvertita in molti settori del proletariato a partire, magari, da problemi specifici, che cercano, però, in un movimento generale la sintesi e una maggior forza contrattuale.

 

Nel 2000 e nella prima metà del 2001 vi erano già state alcune avvisaglie con gli scioperi alla McDonald’s, all’Ikea e all’Autogrill contro le stressanti e precarie condizioni di lavoro esistenti. Qualcosa più di un’avvisaglia si avrà con lo sciopero generale dei metalmeccanici del 6 giugno 2001, con il quale fa capolino sull’agone sindacale la nuova generazione operaia, quella stessa che, in alcune sue componenti minoritarie, sarà presente anche a Genova nel luglio 2001.

 

Novembre, 16. Secondo sciopero nazionale dei lavoratori metalmeccanici indetto dalla Fiom contro l’accordo contrattuale separato. Alla manifestazione nazionale di Roma sfilano oltre centomila lavoratori. "Il corpo del corteo è fatto di giovani che nel ’69 non erano ancora nati". "Dopo un’ora e mezza si va verso la coda e arrivano reggiani e modenesi. Qui gli immigrati sono tantissimi" (dal manifesto del 17 novembre). Sullo stesso quotidiano appare un intervista a un lavoratore della Om di Bari, Rsu Fiom di 52 anni. Domanda: "È diversa la fabbrica oggi rispetto agli anni in cui sei entrato?" Risposta: "Beh, in un certo senso si può dire che si è tornati indietro, ma in peggio. Nel senso che ultimamente i ritmi di lavoro si sono appesantiti notevolmente, e sono tornati come erano oltre vent’anni fa, prima che facessimo tante conquiste." Sulle nuove forme di assunzione, il delegato afferma: "Il problema è che i ragazzi non hanno la certezza, come l’avevamo noi, che dopo le iniziali difficoltà potranno accedere a un posto sicuro, a una condizione certa. Sono sempre sospesi, e il datore di lavoro ne approfitta."

 

Gennaio, 19. Organizzata dalla rete di associazioni costituite negli ultimi anni dai lavoratori immigrati, si svolge a Roma una manifestazione nazionale contro il progetto di legge Bossi-Fini con oltre trentamila partecipanti.

 

Gennaio, 24. Primo sciopero dei lavoratori del portale Virgilio (nelle mani della Pirelli-Telecom attraverso le scatole della Seat e della Matrix). L’azienda annuncia il licenziamento di 114 dei 300 dipendenti (quasi tutti al di sotto dei 30 anni). Un gruppo di essi si ritrova al parco Sempione a Milano, decide di contattare la Filcams (l’organizzazione Cgil dei lavoratori del commercio), arriva ad organizzare un’assemblea in azienda e ad eleggere la rappresentanza aziendale. Si organizza lo sciopero, che riesce al 99%. "Ci hanno spiegato che i rapporti umani sono la forza di Virgilio. Adesso la coesione tra noi la usiamo come un boomerang contro di loro".

 

Febbraio, 11. Scoppia lo sciopero dei diecimila lavoratori delle pulizie delle ferrovie. Il 22 febbraio subentrerà un nuovo regime contrattuale. Quello permesso e incoraggiato dal bando di appalto emesso nel settembre 2001 da parte della direzione delle Ferrovie. Basato sul meccanismo del "massimo ribasso", in esso non si fa cenno all’obbligo per le ditte appaltatrici di rispettare né il contratto nazionale di lavoro né la "clausola sociale". Risultato: l’azienda ferroviaria ottiene una diminuzione dei costi del 40%, che le ditte appaltatrici scaricheranno sui lavoratori con il licenziamento di oltre tremila di essi e con il rifiuto di mantenere i livelli retributivi pregressi. Lo sciopero si diffonde a macchia d’olio e spinge tutte le organizzazioni sindacali a proclamare uno sciopero ufficiale per l’11 e il 12 febbraio. Gli utenti, cioè -in gran parte- i lavoratori degli altri settori economici, anziché "incarognirsi" per la fermata dei treni e il blocco delle stazioni, simpatizzano con i lavoratori delle pulizie.

 

Febbraio, 13. Mentre continua lo sciopero dei pulitori delle ferrovie, uno sciopero spontaneo ferma il call center di Blu (quarta società di telefonia mobile). La proprietà (Benetton-Autostrade e British Telecom) vuole vendere la società (intera o a pezzi). In vista di ciò, non conferma 24 lavoratori a formazione lavoro il cui contratto scade il 13 stesso. Quasi tutti i lavoratori del call center, senza preavviso e senza l’intervento delle organizzazioni sindacali, si fermano per alcune ore. I manager, solitamente piuttosto "carismatici", sono impotenti. Davanti allo sciopero, la Cgil e la Uil organizzano un’assemblea in azienda, nel corso della quale sono contestati per il loro tentativo di giustificare la direzione aziendale. Grazie alla solidarietà dei lavoratori della Tim e della Telecom, i lavoratori di Blu organizzano un nuovo sciopero con presidio il 15 febbraio. Buona la riuscita, partecipano oltre un centinaio di lavoratori. Alcuni di essi (che si firmano "Individualità dal carcere (è il titolo assegnato al call center) di Calenzano" in provincia di Firenze) scrivono: "Si vendono al miglior offerente i vari pezzi usati in questi due anni, fra cui le ‘risorse umane’, certi che la loro capacità di ribellione sia morta da tempo, nell’ipnosi da video-terminali e sotto il ricatto della flessibilità. Forse però la rivolta cova sotto la cenere..."

 

Marzo, 23. Almeno due milioni di lavoratori (giovani e meno giovani, immigrati e italiani, con una forte partecipazione femminile) manifestano a Roma chiamati dalla Cgil contro il progetto governativo di limitare l’articolo 18.

 

Marzo, 26. Sciopero tra i cinquemila lavoratori dell’Atesia (in gran parte co.co.co.) contro la decisione aziendale di non rinnovare 150 contratti legati alla campagna Stream. L’Atesia è un’enorme call center che gestisce i servizi di assistenza telefonica per conto di varie aziende. Ad esso, per esempio, la Telecom appalta la campagna Alice. Nelle settimane successive si accende una nuova mobilitazione proprio per chiedere l’aumento della paga ricevuta per ogni telefonata (da 15 a 40 cents) dai lavoratori ingaggiati per Alice. Agli inizi di maggio uno dei lavoratori protagonisti delle iniziative sindacali in Atesia, Riccardo Cacchione, viene licenziato.

 

Marzo, 20-31 marzo. Il manifesto pubblica due servizi sui lavoratori dell’Adecco, una delle multinazionali del lavoro in affitto. A denunciare la politica aziendale non sono i lavoratori affittati, ma gli impiegati (in gran parte donne) dell’azienda, cioè i "selezionatori" alle dipendenze dei negrieri del duemila. Alle impiegate dell’Adecco piace il loro lavoro, chiedono però di svolgerlo in condizioni diverse da quelle pretese dalla direzione. Cioè, straordinari di fatto obbligatori e non pagati, eccessivi carichi di lavoro... "In pratica -racconta Enrica di Bergamo- la mia vita è solo ed esclusivamente lavoro. Se protesti, ti indicano la porta dicendo che puoi andare a fare le valigie. (...) Vogliono sfruttare le persone il più possibile, pretendono un’identificazione totale con il mondo Adecco. (...) La capa della nostra capa vuole solo donne. (...) Vogliono sfruttare le qualità, le doti, l’intuito femminili" (il manifesto, 20 marzo). Il primo articolo del quotidiano fa arrivare decine di altre segnalazioni e avvia un iniziale collegamento tra i lavoratori Adecco sul territorio nazionale. "Ribadiamo l’importanza di poter lavorare otto ore al giorno -scrive una dipendente che non può firmarsi perché "deve pagare l’affitto"-, rivendichiamo il diritto di avere una vita sociale e degli interessi al di fuori dell’ambito di lavoro." E continua: "Uniamoci allo sciopero generale. Siamo una grande forza, che si simpatizzi per la sinistra, per la destra o per il centro non ha importanza." Un’altra dipendente, in una lettera di solidarietà alle due impiegate che hanno avviato la valanga, scrive: "I dirigenti dell’azienda esercitano una vera e propria violenza psicologica nei nostri confronti. Resuscitiamo da questo stato di schiavitù". I dipendenti di una filiale scrivono una lettera collettiva che si conclude con le seguenti parole: "Ricordiamoci che scioperare è un diritto. Se non l’abbiamo mai fatto, non è detto che non si possa fare ora."

Per la prima volta, diverse filiali Adecco il 16 aprile rimarranno chiuse per sciopero...

 

Aprile, 16. Sciopero generale indetto da Cgil-Cisl-Uil da un lato e dalle organizzazioni extra-confederali dall’altro (queste ultime danno indicazione di manifestare in luoghi separati). Alta adesione allo sciopero e milioni di lavoratori in piazza nelle manifestazioni regionali.

 

Maggio, 6. Prima assemblea sindacale dei lavoratori Adecco organizzata a Firenze dalla Filcams. Vi partecipano 50 lavoratori (età tra i venti e i trent’anni). "Un organismo sindacale in formazione... tanta voglia di impegnarsi in prima persona", commenta, al termine dell’incontro, il responsabile Filcams del settore.

 

Maggio, 7. Assemblea al centro Sociale Vittoria di Milano dei "lavoratori della rete" indetta dalle Tute arancioni di Virgilio per il varo di una piattaforma del settore e l’avvio di una vertenza generale. "Il virus delle Tute Arancioni -è scritto nel manifesto di convocazione- sta pian piano infettando la Nuova Economia. Si sta facendo conoscere. Ora deve iniziare a crescere. Per fare cosa? a) Partecipazione attiva alla lotta in difesa e per l’allargamento dei diritti dei lavoratori. b) Stesura della Carta dei Diritti del lavoro in Rete, come futura piattaforma per la definizione contrattuale di professionalità riconosciute. c) Creazione della banca dati per il monitoraggio dello stato occupazionale del settore. d) Potenziamento dell’area informativa a disposizione dei lavoratori della Rete. (...) L’entusiasmo profuso per far nascere molte delle aziende in cui lavoriamo può essere ora usato per la difesa dei nostri diritti e per la nostra crescita professionale."

 

Maggio 10. Ennesimo incidente alla Fincantieri di Marghera. Dopo 11 ore di lavoro ininterrotto dalle 18 del giorno precedente, il saldatore Vincenzo Castellano (trent’anni) cade nel vuoto... Si tratta, manco a dirlo, di un operaio degli appalti, per giunta in prestito a un’impresa diversa dalla sua, operante in un contesto di organizzazione del lavoro improvvisata, caotica, frenetica, senza le necessarie protezioni e precauzioni perché dominata dall’imperativo di abbassare i costi di produzione e fare presto, presto, sempre più presto... La rsu indice due ore di sciopero con assemblea. La partecipazione è corale. Oltre duemila lavoratori affollano il piazzale dello stabilimento. Contro le indicazioni della gran parte dei rappresentanti sindacali, l’assemblea impone il prolungamento della fermata fino a otto ore e mette sotto accusa le condizioni di sicurezza esistenti. Per la prima volta, tra i protagonisti dell’iniziativa di lotta ci sono i giovani lavoratori -spesso immigrati- delle ditte di appalto.

 

Maggio, 10. Buona riuscita dello sciopero generale dei lavoratori della zona Ovest di Torino indetto dalla Cgil contro l’abolizione dell’art. 18 e il licenziamento di un delegato Fiom della Pininfarina.

 

Maggio, 15. Sciopero dei lavoratori immigrati a Vicenza contro il progetto di legge Bossi-Fini. L’iniziativa di lotta è stata indetta dai sindacati confederali su pressione dei lavoratori immigrati. Migliaia in piazza dietro lo striscione riprodotto nella foto a fianco.

 

Giugno, 3. Sciopero di otto ore (su tutti e tre i turni) alla Vodafone Omnitel (9.600 dipendenti, senza contare i co.co.co e gli interinali) sul problema dei turni e contro le esternalizzazioni. All’iniziativa, indetta da Cgil-Cisl-Uil, aderiscono oltre il 50% dei lavoratori (con punte dell’80% a Milano). Ad entrare sono, soprattutto, i lavoratori con contratto a termine.

 

Giugno, 3. Buona la partecipazione all’ora di sciopero indetta dalla Fiom nello stabilmento di Melfi contro il licenziamento di un delegato "storico" della fabbrica, Pepino Doino (36 anni).

 

Giugno-luglio. Scioperi regionali indetti dalla Cgil e dai sindacati extra-confederali contro la politica del governo in tema di mercato del lavoro e di pensioni. L’adesione è alta soprattutto nell’industria e nei servizi, ma di manifestazioni di piazza se ne svolgono, per scelta della Cgil, ben poche.

 

Primavera-estate. Scioperi alla Fiat contro i licenziamenti (v. ultima pagina).

 

Luglio, 18. Sit-in davanti a Montecitorio dei lavoratori di Blu insieme a quelli dell’Ipse 2000 (anch’essi davanti alla mancata conferma di 250 lavoratori su 600 in 4 mesi): 150 i partecipanti. I lavoratori delle due aziende ottengono una momentanea frenata dei piani di licenziamento delle rispettive aziende.