Il movimento degli immigrati negli Stati Uniti: una testimonianza dall'interno
Sono immigrato negli Stati Uniti trent’anni fa, sono di origine egiziana, ma ho cominciato a sentirmi straniero solo a partire dal 2001. È necessario tenere presente gli eventi dell’11 settembre 2001 per capire tutta la situazione che ha condotto alle varie proposte di legge che rispondono all’idea che la "fortezza Stati Uniti" si deve difendere "contro la minaccia terroristica" ma anche contro il confine sud degli Stati Uniti. […]
Le nuove proposte di legge
La proposta di legge Sensenbrenner prevede che la presenza illegale negli Stati uniti, cioè senza documenti o senza visto o con il visto scaduto, sia considerata un delitto: viene criminalizzata la persona che si trova sul territorio senza documenti, e il fatto che ad un controllo venga fuori che la persona sia già stata accusata di questo, costituisce un crimine federale aggravato. Bisogna precisare che è stato accertato con un censimento che il 5% della forza lavoro civile negli Stati Uniti si trova in questa condizione: viene criminalizzata il 5% della forza lavoro. Oltretutto il progetto prevede di allargare la definizione delle persone che favoriscono l’immigrazione irregolare: basta aiutare un immigrato irregolare, dargli per esempio un alloggio, che si sappia o non si sappia che questa persona si trovi in questa situazione di irregolarità, la persone è passibile di essere condannata. Il progetto propone, inoltre, la costruzione di un muro di 700 miglia lungo la frontiera col Messico. C’è già un muro di 350 miglia, ma ancora non ci sono i finanziamenti per le altre 350 miglia.
La proposta Sensenbrenner è quella che ha dato maggior impulso ai movimenti di protesta, ma c’è un’altra proposta di legge che ha avuto un’enorme importanza nello stimolare il movimento, quella che costituisce l’alternativa o, meglio, quella che è stata presentata come un’alternativa: la proposta McCain-Kennedy. Questa proposta è stata presentata come l’alternativa liberale alla proposta Sensenbrenner, in realtà non c’è nessuna vera alternativa. La legge McCain-Kennedy si chiama: atto per la sicurezza negli Usa e per una immigrazione ordinata. McCain riassumeva questa proposta dicendo che era stata preparata per proteggere l’America dagli immigrati e dicendo che la sicurezza degli Stati Uniti è la priorità numero uno; la proposta contiene perciò vari provvedimenti che tendono ad aumentare questa sicurezza. L’idea che sta dietro a questa proposta di tendenza liberal è che bisogna aumentare i fondi per fare rispettare la legge e poi bisogna aumentare le punizioni per gli immigrati senza documenti. Ci sono altri provvedimenti all’interno di queste proposte di legge: uno era quella di creare un programma speciale per persone che vengono a lavorare per un tempo limitato e l’altro era una riduzione dell’accesso alla cittadinanza americana. Queste condizioni hanno gravi conseguenze soprattutto per quel che riguarda i ricongiungimenti familiari, perché accrescono gli ostacoli all’accesso alla cittadinanza americana. Queste due proposte di legge spiegano come sia esploso il movimento di protesta dei lavoratori immigrati. Parlerò ora di questo movimento, che è la realtà che conosco meglio.
L’economia degli Stati Uniti dipende largamente dal lavoro degli immigrati, sia regolari che irregolari. Solo per farvi un esempio, in uno dei porti più importanti degli Stati Uniti, quello di Los Angeles, metà dei lavoratori è costituita da immigrati senza documenti.
Come è nato il movimento
Il movimento di protesta degli immigrati è esploso con le marce di massa che sono state l’espressione più visibile di questo movimento. Tuttavia era nato già prima, c’erano state molte iniziative. Era partito con le varie organizzazioni non governative di aiuto e di assistenza agli immigrati che erano abbastanza numerose soprattutto sulla costa occidentale dove c’è una forte immigrazione proveniente dall’America Centrale e dal Sudamerica. A San Francisco c’erano in particolare molte di queste organizzazioni per l’aiuto agli immigrati che hanno lavorato per anni per riformare e migliorare le leggi sull’immigrazione. Ci sono state molte lotte contro i movimenti xenofobi e razzisti, non nuovi nella storia degli Stati Uniti: negli anni venti c’era il Ku Klux Klan, dagli anni novanta al duemila si è creata un’organizzazione, una specie di milizia (i Minutesmen), che hanno deciso di controllare da sé le frontiere, di denunciare gli immigrati ed eventualmente di lottare contro di loro quando cercano di entrare. Si è creato allora un movimento contro l’ideologia di questi minutesmen, che si confrontava anche fisicamente con loro quando cercavano di impedire agli immigrati l’accesso negli Stati Uniti. Un terzo elemento è stato il ruolo delle chiese, che è stato di sostegno agli immigrati. Un quarto elemento, estremamente importante, è stato il cambiamento di posizione da parte dei sindacati nei confronti dell’immigrazione. Bisogna sottolineare l’importanza di questo cambiamento: fino al 1995 i sindacati negli Usa si alleavano col padronato contro gli immigrati, adesso invece c’è stato un cambiamento in questa posizione e non saprei dirvi quanto sia stato importante questo cambiamento della loro posizione
Questi quattro elementi si sono uniti per rendere possibile la più grande manifestazione mai fatta a Los Angeles. Ad essi si sono aggiunti i media ispanofili. Se si guardavano i media in inglese era impossibile sapere che c’erano tutti questi movimenti, non ne parlavano, quindi si sono ritrovati dall’oggi al domani con questa manifestazione di mezzo milione di persone senza sapere da dove uscissero, da dove fossero sbucati. Se qualcuno non ascoltava la radio spagnola, all’interno della quale c’erano persone molto importanti, in particolare una persona chiamata Revolver, che è stata una chiave per mobilitare le persone, se non si ascoltava questa radio, non si sapeva niente, in particolare c’era un talk show alla mattina che è servito molto per mobilitarsi. La domanda era: da dove sono venute fuori tutte queste persone?
Ci sono vari elementi da considerare. Da una parte, c’è la lotta contro la nuova legislazione di cui abbiamo parlato; poi la presa di coscienza da parte degli immigrati di essere essenziali per l’economia americana anche se non ricevono il trattamento adeguato; e poi il sostegno dei quattro elementi di cui ho parlato prima, il che ha portato allo sviluppo senza precedenti di questo movimento, senza precedenti anche pensando quanto erano piccoli i gruppi da cui è partito. All’inizio tutti i partecipanti erano molto uniti, poi con l’espandersi del movimento c’è stata una frammentazione che ha cominciato a far vacillare questa unità. Cercherò di spiegare il perché.
Con la lotta è possibile vincere.
All’inizio del movimento c’era una grande unità di lotta contro la proposta Sensenbrenner. Nelle prime fasi ci sono state manifestazioni a Los Angeles e a Chicago, ma anche in piccole città del Texas del Colorado e dell’Arizona, in centri in cui nessuno aveva mai sentito parlare, numeri importanti di immigrati che sono scesi per strada, e questo è stato un po’ un segnale di risveglio contro il capitale americano, contro Bush e i politici che fino ad allora non avevano incontrato molta opposizione. È stato un segnale per dire: bisogna cambiare. È stato importante anche il sostegno dato da persone nate americane, immigrati della seconda e della terza generazione, e questo è stato importante per cambiare la fisionomia della situazione. A questo si sono aggiunti l’uragano Katrina e la solidarietà che ne è seguita, e anche la guerra in Iraq. Tutto questo ha cambiato la vita politica degli Stati Uniti e ha dimostrato da una parte che la mobilitazione è possibile, dall’altra che con la mobilitazione si può vincere. Ci si era dimenticati che fosse possibile vincere con la mobilitazione. In aprile era chiaro che il progetto Sensenbrenner era morto, non era possibile che il Congresso approvasse una cosa del genere. È stato un enorme successo, ma è stato anche l’inizio, nel movimento, dell’elaborazione di diverse strategie, per vedere come continuare, per vedere come organizzare il primo maggio. Il primo maggio è stato un successo, ma ottenuto con una lotta giorno per giorno.
Bisogna sapere che il gruppo di persone che ha organizzato le cose e che si riuniva settimanalmente era composto da una sessantina di persone a Chicago e da una cinquantina a Los Angeles. Ovviamente se uno partiva dai numeri delle persone mobilitate in permanenza, non poteva immaginare questa cosa. Ovviamente queste poche persone erano associate da una parte con le chiese, dall’altra con i sindacati, gli organizzatori sociali e chi più ne ha più ne metta. Il dibattito sul primo maggio si è fatto sulla proposta del comitato di Los Angeles di fare uno sciopero non dichiarato, in cui gli immigrati stavano semplicemente a casa per dimostrare quanto importanti fossero. Ma le discussioni non si facevano solo attorno a questo, riguardavano anche le tattiche da adottare nel futuro, su cosa il movimento doveva mostrarsi favorevole o contrario, e su questo c’erano vari orientamenti a seconda delle varie componenti: chiesa, sindacato ecc. dopo la presentazione della proposta McCain-Kennedy, poiché chi era più vicino ai democratici aveva come priorità lo scaricare Bush e sostituirlo con un democratico, emerse anche un’altra questione nel dibattito: quella della legalizzazione senza condizioni o amnistia per tutti. Ci si chiedeva anche: facendo uno sciopero rischiamo di alienarci il consenso che abbiamo da parte della popolazione. È, quindi, passata a maggioranza la decisione di fare uno sciopero ed è stato un successo, però su questo ci sono state molte discussioni.
Chiesa e sindacatisi tirano indietro.
Per darvi l’idea di quanto fosse precaria la situazione: i meeting di Los Angeles si svolgevano nella sede del sindacato ed avevano il sostegno della chiesa. Una settimana prima del primo maggio, quando tutti si erano già messi d’accordo sulle azioni da intraprendere, la chiesa si è dichiarata contraria a questo giorno di sciopero, il giorno senza immigrati, e i sindacati hanno smesso di mettere a disposizione la loro sede. Dopo che tutti si erano già messi d’accordo: i sindacati dovevano organizzare il palco ecc. Fu deciso che la manifestazione non avrebbe più avuto luogo in centro come previsto, non avrebbe avuto luogo a mezzogiorno ma alle quattro, avrebbe avuto luogo diverse miglia fuori dalla città, dove ci sono le pozzanghere di catrame.Tutto questo era un modo per minare alla base tutto il movimento.
A Chicago tutto questo non è successo, non perché a Chicago fossimo superiori a quelli di Los Angeles (io sono di Chicago), ma successe una cosa importante: nel movimento c’erano molte persone che lavoravano per i sindacati, i quali, pur essendo a favore della McCain-Kennedy, hanno deciso di disubbidire alle decisioni del sindacato e di andare avanti. I sindacati hanno deciso di non reagire a questa decisione dei loro iscritti. Questa è stata una cosa veramente sorprendente, perché c’erano delle persone che si riferivano all’ambiente della chiesa e hanno agito contro quello che diceva il vescovo, gente che faceva parte dei sindacati che sono a favore di McCain, che ha deciso di andare avanti, comunque, per la propria strada. […] Questo è lo schema che si è riprodotto in tutte le città degli Stati Uniti.
[…] In Rhode Island, lo stato più piccolo degli Stati Uniti, c’è una delle organizzazioni più efficienti fra quelle che hanno fatto parte del movimento. Essa rientra nell’ambito della chiesa, quindi dovrebbe essere fortemente a favore della McCain-Kennedy. Questa organizzazione è composta da ottanta lavoratori giornalieri ispanofoni. Formalmente rientra nella sfera di influenza della chiesa, in realtà hanno organizzato gli immigrati ed è un movimento di protezione dei diritti degli immigrati senza documenti e di auto-organizzazione, ed è indipendente dall’influenza della chiesa. Ci sono organismi di questo tipo in numerosissime città su tutto il territorio degli Stati Uniti, ed è un po’ il retaggio del primo maggio, organismi che sono andati ben al di là della loro provenienza e del modo in cui si sono formati.
Il conflitto è solo all’inizio.
C’è stato, quindi, questo organizzarsi a livello locale e vari altri elementi, e siamo riusciti a convocare la prima convenzione nazionale del movimento, fuori Chicago, in cui si sono riuniti tutti i movimenti costitutivi del movimento per i diritti degli immigrati. Erano presenti tutti: i favorevoli e i contrari alla McCain-Kennedy, i favorevoli e i contrari all’amnistia, è stata una convenzione nazionale, un successo. Era chiaro che eravamo riusciti ad eliminare il progetto di legge che era una vera minaccia. Caduta questa minaccia, però, c’è stato un rallentamento dell’attività e bisogna dire che ci sono state delle reazioni importanti contro il movimento degli immigrati, in particolare una, da parte del governo che ha cercato di intimidire sempre di più i lavoratori degli immigrati: prima del primo maggio erano stati lanciati diversi raid contro i padroni soprattutto nel ramo della confezione della carne, e questo aveva stimolato ancor di più i lavoratori ad uscire per le strade. L’altro ieri c’è stato un altro raid estremamente importante contro il secondo importatore di carne del paese, contro sei fabbriche, sono stati arrestati e trattenuti centinaia di lavoratori immigrati con l’accusa di furto di identità (di aver declinato false generalità) e le loro famiglie non sapevano nulla di loro, tutto questo ad opera dell’agenzia nazionale per il controllo dell’immigrazione. Questo ha avuto naturalmente una grande risonanza, ed è avvenuto anche prima del primo maggio. Si è riusciti ad opporsi al disegno di legge, il movimento degli immigrati si è sviluppato e ha fatto dei passi in avanti, però c’è bisogno di riorganizzarsi: da parte del governo ci saranno altri tentativi di far passare questa legislazione e sicuramente continueranno le intimidazioni nei riguardi del movimento. Siamo solo agli inizi del conflitto.
In conclusione vorrei dire che si è trattato del movimento sociale più significativo da molte decine di anni a questa parte, dagli anni quaranta, sia come movimento per i diritti umani che come movimento di classe, e come è già stato sottolineato, non c’era mai stato uno sciopero generale nazionale negli Stati Uniti, come ad esempio ci fu in Italia nel 1969. C’erano degli scioperi a livello di città ma mai a livello dell’intera nazione. Un’altra cosa molto importante, il background politico degli immigrati provenienti dal Sudamerica, che hanno giocato un ruolo molto importante nel movimento. A livello di cultura politica è importante la cultura politica degli immigrati di origine latina. In particolare il Fmls del Salvador, ha giocato un ruolo importante tra gli immigrati di San Francisco. Vedete che c’è una connessione tra quei movimenti, la cultura che ci sta dietro e l’evoluzione del movimento negli Stati Uniti, per quel che riguarda la lotta per i diritti umani e i diritti sociali, per portare ad una politica migliore sull’immigrazione negli Stati Uniti.
Quali sono stati i successi che abbiamo ottenuto? Prima di tutto c’è stato un aumento dell’autostima in milioni di immigrati, soprattutto quelli senza documenti, che sono le maggiori vittime della situazione. Sono stati, invece, capaci di organizzarsi e di dimostrare una volontà di lotta politica ed economica. Secondo, c’è stata la capacità di mandare a casa questo progetto di legge. Terzo, c’è stata la capacità di strutturare un’organizzazione a livello nazionale. Quarto, l’esempio di aprile e di maggio non sarà facilmente dimenticato. Passerà un po’ di tempo perché si realizzi l’importanza di quanto è avvenuto, però sono convinto che succederà la stessa cosa per il movimento degli immigrati. Abbiamo già visto un inizio di cambiamento con le le elezioni di novembre 2006: in tutto il paese c’è stato un cambiamento nel modo in cui hanno votato gli immigrati di origine latina. Non avevano mai votato in tanti contro Bush. Vi ringrazio.