La posizione dell'AFL-CIO

Pubblichiamo una parte (quella che ne costituisce la premessa generale) della presa di posizione del Consiglio esecutivo centrale dell’Afl-Cio del 1° marzo scorso relativa alla condizione dei lavoratori immigrati negli Stati Uniti, Una riforma responsabile della legislazione sull’immigrazione deve proteggere le condizioni di lavoro di tutti i lavoratori negli Stati Uniti.

Da molto tempo ci si aspetta una revisione della nostra legislazione sull’immigrazione. Il sistema corrente è un programma per lo sfruttamento dei lavoratori, sia stranieri che nativi, e sta alimentando al confine tra gli Stati Uniti e il Messico una attività criminale del valore di molti milioni di dollari.

L’America ha bisogno di un sistema di immigrazione che protegga tutti i lavoratori all’interno dei nostri confini –sia nativi che stranieri– e che allo stesso tempo garantisca la sicurezza della nostra nazione senza compromettere i nostri diritti civili fondamentali e le nostre libertà civili.

Ogni soluzione percorribile di questa crisi deve riguardare le ragioni per cui le persone vengono negli Stati Uniti. La maggior parte degli immigrati viene da paesi in cui il processo di sviluppo internazionale è fallito; molti di essi provengono da paesi di cui il Fmi, la Banca mondiale e le politiche commerciali hanno indebolito le economie e le misure di tutela del lavoro, causando effetti devastanti su tutti i lavoratori. In alcuni paesi in via di sviluppo, le politiche del Fmi hanno fatto perdere il lavoro e le protezioni sindacali a molti lavoratori, forzandoli alla competizione nel settore privato, dove sono disponibili pochi posti di lavoro, se ce ne sono, provocando un abbassamento dei salari e delle condizioni di lavoro ancora maggiore. Gli accordi commerciali come il Nafta minano la base delle economie agricole dei paesi in via di sviluppo, portando i lavoratori a lasciare i campi e a muoversi verso Nord. Se all’estero non si innalzeranno i livelli di vita dei lavoratori e dei poveri, la pressione dell’ immigrazione illegale continuerà e crescerà.

Nello stesso tempo in cui le forze globali stanno spingendo i lavoratori verso i nostri confini, le pronunzie giudiziarie e le politiche pubbliche nei confronti degli immigrati hanno creato dei nuovi fattori di spinta all’immigrazione negli Stati Uniti, un incentivo cioè per gli imprenditori a reclutare immigrati senza permessi di soggiorno per il loro sfruttamento economico. Troppi imprenditori statunitensi cercano di evitare, evadere e infine violare le leggi statunitensi sul lavoro attraverso il reclutamento e l’importazione di lavoratori privi di permesso di soggiorno. La Corte suprema ha dato un nuovo incentivo a tutto ciò con la sua decisione nella causa tra la ditta Hoffman Plastic Compounds e il National Labor Relations Board. In quel caso, la Corte ha deciso che un lavoratore senza permesso di soggiorno non ha titolo per essere rimborsato – unico rimedio monetario disponibile con il National Labor Relations Act – quando è licenziato illegalmente per aver provato ad organizzare il sindacato nel proprio posto di lavoro. Ciò ha reso il costo dello sfruttamento degli immigrati irrisorio per imprenditori senza scrupoli. Il risultato è che le imprese che non possono esportare la produzione -come le imprese delle costruzioni- stanno utilizzando le politiche sull’immigrazione per importare gli standard lavorativi dei paesi in via di sviluppo negli Usa.

Un simile carente sistema dell’immigrazione ha consentito agli imprenditori di creare una sottoclasse di lavoratori, ciò che ha peggiorato nei fatti le condizioni di lavoro di tutti i lavoratori. I lavoratori immigrati sono sovrarappresentati nei settori a più alto rischio e con i salari più bassi, ma gli immigrati sfruttati non lavorano nell’isolamento. I lavoratori nati negli Stati Uniti che lavorano al fianco degli immigrati soffrono lo stesso sfruttamento. Il ministero del lavoro statunitense, per esempio, ha accertato che l’industria del pollame – in cui lavorano per metà afro-americani e per metà immigrati – non rispettava per niente i salari e gli orari di lavoro previsti a livello federale. Ha inoltre stimato che più della metà delle industrie dell’abbigliamento violano le leggi sui salari e sugli orari di lavoro. Ovviamente, i posti di lavoro che sono pericolosi per gli immigrati lo sono anche per i loro compagni di lavoro nati negli Stati Uniti.

Le nostre politiche fallimentari sull’immigrazione hanno inoltre incoraggiato gli imprenditori ad usare i programmi per l’assunzione di lavoratori a tempo determinato (guest workers) per abbassare gli standard e le condizioni di lavoro di tutti i lavoratori entro i nostri confini. Abbiamo visto imprenditori sostituire decine di migliaia di lavori permanenti e ben pagati negli Stati Uniti con lavori a termine, utilizzando vari guestworker programs. I lavori temporanei hanno pochi o addirittura nessun benefit, salari inferiori alla media e spesso vengono gestiti attraverso l’intermediazione di agenzie di lavoro interinale, che vengono pagate con i soldi dei lavoratori stessi. I lavoratori stranieri che vengono reclutati per compiere questi lavori restano legalmente legati all’imprenditore che li ha reclutati e così sono naturalmente più esposti allo sfruttamento.

I guest worker programs [i programmi per l’assunzione di lavoratori ospiti – n.], che prevedono una limitata responsabilità per gli imprenditori, vanno a detrimento di tutti i lavoratori professionali. Nessuno di essi è in linea con la realtà delle attuali condizioni di lavoro negli Stati Uniti. Infatti, gli imprenditori possono rendere temporanei i lavori a tempo indeterminato e importare lavoratori dall’estero, nonostante l’inusuale alto tasso di disoccupazione esistente tra i lavoratori professionali e i tecnici. Come risultato di tutto ciò, peggiorano le condizioni di lavoro dei lavoratori professionali. Il crescente ricorso a lavoratori professionali "ospiti" e la crescita dell’outsourcing (esternalizzazione) provoca un effetto negativo permanente sui salari reali dei lavoratori professionali, anche di quelli non direttamente o immediatamente toccati da questi processi.

I lavoratori immigrati, come tutti i lavoratori, dovrebbero essere membri della società a tutti gli effetti. Noi continueremo a sostenere diritti effettivi, credibili e rispettati per tutti i lavoratori, indipendentemente dal loro paese di origine o dalla loro condizione [legale o "illegale"] di immigrazione. Nello stesso tempo, dobbiamo far sì che gli sforzi di mobilitazione dei nostri membri includano i nostri fratelli e le nostre sorelle immigrati, e pongano l’immigrazione all’interno di un’agenda economica progressista e sostenibile che vada a beneficio di tutte le famiglie lavoratrici nel nostro paese.