Dal movimento sindacale degli Usa
Il 22 giugno l’assemblea dei Service Employees International Union (Seiu), 1.6 milioni di iscritti, ha votato all’unanimità una mozione che riprende i capisaldi della piattaforma dell’Uslaw. In essa, si afferma che la disoccupazione, il declino dei salari, la crescita abnorme degli straordinari, le pratiche anti-sindacali, i tagli al welfare, lo smantellamento in particolare del sistema sanitario, la crescente insicurezza di vita per i lavoratori "non possono essere risolti senza un cambiamento nella politica estera degli Stati Uniti" e negli obiettivi di essa. Nella mozione si denuncia il fatto che l’occupazione dell’Afghanistan e dell’Iraq sta facendo crescere l’odio nei confronti degli Usa e mettendo a rischio la sicurezza dei lavoratori degli Stati Uniti. Si denuncia la crescita vertiginosa delle spese militari e gli effetti di ciò sul debito pubblico e sui tagli alle spese per la sanità, la scuola, ecc. Si mette sotto accusa il fatto che l’esportazione della democrazia in Medio Oriente sta portando ad una restrizione delle libertà democratiche all’interno degli Usa, soprattutto per gli immigrati e i lavoratori. L’assemblea ha rivendicato: la fine dell’occupazione dell’Iraq; l’utilizzo delle risorse indirizzate alle spese militari per investimenti sociali; la difesa dei diritti civili e dei diritti dei lavoratori, con particolare riguardo per quelli immigrati; "la solidarietà con i lavoratori di tutto il mondo che stanno lottando per la difesa delle proprie condizioni di lavoro, per il loro lavoro e per i loro diritti." A luglio la mozione è stata votata dall’intera federazione dell’Afl-Cio dello stato della California, la cui assemblea generale (in rappresentanza di 2.5 milioni di lavoratori, un sesto di tutti gli iscritti al sindacato statunitense) ha anche approvato una mozione di condanna delle iniziative condotte all’estero dall’Afl-Cio in collusione con l’apparato statale. Nella dichiarazione specifica, si chiede "al comitato direttivo nazionale dell’Afl-Cio di rendere conto integralmente di ciò che è stato fatto in nostro nome in Cile, in Venezuela e in altri paesi, descrivendo, paese per paese, esattamente l’attività impegnata all’estero con i fondi delle agenzie governative, e di rinunciare a tali legami che potrebbero compromettere la credibilità del movimento sindacale statunitense e i suoi sforzi per creare solidarietà tra i lavoratori [di diversi paesi] negli Usa e all’estero, e che potrebbero presentarci come agenti del governo o delle forze delle corporations." La dichiarazione, intitolata "Costruire l’unità e la solidarietà", chiede inoltre di "stabilire un gruppo di lavoro per proporre una revisione dei programmi."