Dove va l’Italia?
Salari dal potere d’acquisto ridimensionato. Contratti di lavoro all’insegna della precarietà. Ritmi ed orari di lavoro che colonizzano l’intera esistenza sociale. Da tempo la vita per gli operai e i lavoratori sta peggiorando, alla faccia del miracolo italiano che il "presidente-operaio" installato a palazzo Chigi ha messo a segno per sé e per i suoi affaristi.
Negli ultimi tempi una minaccia ancor più grave ha fatto la sua decisa apparizione. Il rischio di un tracollo dell’industria italiana. Esso viene vissuto in prima persona dagli operai della Fiat, della Thyssen, della De Longhi. Riguarda, però, tutti i lavoratori.
È ancora una volta sui sacrifici dei lavoratori che puntano le due ricette in campo per il rilancio dell’Italia: quella di Berlusconi e quella della Confindustria di Montezemolo. I dirigenti sindacali e del centro-sinistra simpatizzano, anzi fanno il tifo, per quest’ultimo, ma il suo appello alla rinascita dell’Italia non promette niente di buono per i lavoratori.