La guerra contro i popoli del Sud e dell'Est del Mondo e contro i lavoratori occidentali non è finita.
E' appena cominciata
Via le truppe militari italiane e occidentali dall'Iraq!
Sostegno incondizionato alla resistenza degli iracheni!
Per un fronte di lotta comune tra i lavoratori occidentali e gli sfruttati mediorientali e del resto del mondo!
Per affrontare questi compiti è necessario un bilancio della stagione di lotte che ci sta alle spalle. È quello che cerchiamo di fare in questo numero, partendo dalla domanda: perché la mobilitazione internazionale contro la guerra non è riuscita a contrastare efficacemente l’aggressione all’Iraq?
La nostra risposta comincia con uno sguardo al movimento no-war in Italia e negli Stati Uniti e ai "se" e ai "ma" che ne hanno ostacolato il cammino (pp. 2-3-4-5 e pp. 8-9). Alle pp. 6-7 una riflessione sul perché non si è riusciti ad arrivare in Occidente allo sciopero generale contro la guerra.
Com’era prevedibile, il governo e il padronato in Italia stanno cercando di mettere a frutto la vittoria militare in Iraq per accelerare l’attacco ai lavoratori italiani e agli immigrati: come rispondere? Ne parliamo a pp. 16-17. Non diversa è la musica borghese suonata nel resto dell’Europa, comprese le "pacifiste" Francia e Germania (p.17).
Ma il movimento contro la guerra non è rimasto confinato all’Occidente. Esso è stato presente in modo almeno altrettanto significativo anche nel Sud del mondo, innanzitutto nel paese direttamente nel mirino dell’imperialismo: l’Iraq. Alle pagine 10-11-12 ci soffermiamo sull’eroica resistenza del popolo iracheno: su quella che c’è stata, su quella che è mancata e su quella che verrà, in Iraq e nei paesi vicini, visto che l’aggressione imperialista al Medioriente e all’Asia intera è appena cominciata, e marcia a passo di carica: con le truppe di occupazione e gli aiuti umanitari in Iraq (pp. 13-14) con la road map in Palestina (p.12), con i piani per "esportare la democrazia" in Iran (p.12), con la campagna propagandistica sulla Sars contro la Cina e gli immigrati cinesi in Occidente (p.20). L’aggressione imperialista continua e si estende inoltre in America Latina, con l’Argentina e Cuba sempre più nell’occhio del ciclone (pp. 18-19).