[che fare 48]   [fine pagina] 

Sport, proletariato e movimento comunista

 

Sin dai primi passi della loro lotta organizzata, i lavoratori hanno rifiutato il fatto che lo sport fosse un privilegio delle classi agiate oppure un modo per essere inquadrati da esse ai loro fini. Si sono invece organizzati per fare sport e per farlo in modo da essere utile a sé stessi come classe, in modo da sottrarsi alla degradazione e alla disgregazione sociale indotte tra le proprie fila dal capitalismo, e da sviluppare, in un momento di gioia e di collettivo divertimento, quella "mens sana in corpore sano" così proficui per l’organizzazione e la conduzione della lotta di difesa delle condizioni proletarie. Le organizzazioni comuniste non considerarono questo sforzo come un lusso, non dissero che c’era da dare la precedenza a iniziative pretesamente più vitali, come quelle in difesa dei salari. Esse lo considerarono invece coerente con la concezione della vita propria del comunismo e con l’organizzazione della battaglia anti-capitalistica, e lo incoraggiarono in questo senso. Lo fece soprattutto la gioventù comunista.

Ricordiamo a questo proposito, con le parole della compagna Henriette Roland Holst che la perorò con passione, la conclusione cui giunse il congresso dell’Internazionale Socialista Giovanile del 1907:

"La cultura fisica, quale si compie oggi in parte nei circoli di ginnastica, di escursionismo e di canottaggio, di nuoto, ecc., è molto importante. Prima di tutto, è necessario sbarazzarsi del pregiudizio per il quale la cultura fisica non ha altro scopo che quello di rendere l’individuo più forte e atto allo scontro fisico. No, essa deve servire, oltre che a questo fine utilitario, un fine psicologico, estetico. In questo ordine di idee, i giochi all’aria aperta caratteristici del sistema inglese sono particolarmente raccomandabili. Senza dubbio, ci dobbiamo proporre, attraverso gli esercizi del corpo, di produrre una generazione più forte e sana e di fermare la degenerazione fisica causata dal capitalismo. Ma la ginnastica, lo sport e i giochi devono essere coltivati anche per se stessi, per la gioia estetica che essi procurano. La classe operaia è già troppo portata, a seguito della sua esistenza materiale sofferente e delle difficoltà della lotta, verso l’ascetismo. È necessario combattere questa tendenza; noi vogliamo maggiore felicità per i corpi come per lo spirito, maggiori gioie, sane, morali e nobili, come ne procurano il lavoro armonioso e cosciente del nostro sistema muscolare. La gioia che ci procura il movimento, il gioco all’aria aperta, possono divenire insieme all'entusiasmo morale una radice della sensibilità estetica del proletariato, e nello stesso tempo uno dei mezzi decisivi nella lotta contro l’alcolismo" (dal Compte Rendu de la Première Conference Internationale de la Jeunesse Socialiste tenue a Stuttgard le 24, 25 e 26 aout 1907, Societé Cooperative ‘Volksdrukkerss’, Gand, 1907, pp. 31-32).

Questa direttiva fu il punto di partenza di un’attività organizzata portata avanti in ogni paese fino allo scoppio della guerra e, al termine di essa, nella tempesta rivoluzionaria che la seguì. Esempio ne sia quello che fece la Federazione Giovanile del PSI, la quale, dopo mesi di accesa discussione, al suo congresso del 1910 votò un ordine del giorno su "giovani socialisti e sport" nel quale si afferma:

"Riconoscendo per altro che il socialismo tende ad infondere nell’animo umano l’amore per la vita, per la bellezza e per il godimento, contro le concezioni religiose che si ispirano alla rinunzia e al desiderio di dissolvimento, si invitano i circoli giovanili ad organizzare, con avvedutezza e serietà di propositi, delle feste che, mentre in un giorno di spensieratezza di gioia e di istruzione sollevano lo spirito e lo rinfrancano dall’aspra lotta quotidiana, distolgano i compagni dai comuni divertimenti che fomentano il vizio e pervertiscono l’animo; ringiovaniscono e temprano il corpo, dal cui stato fisico in gran parte prendono forza e vigore le idee" (da La Storia della Sinistra Comunista, volume primo, Edizioni Il Programma Comunista, Milano, 1964, p.61).

[che fare 48]  [inizio pagina]