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Lettere

La causa del proletariato ha bisogno di te!

Riceviamo sempre più spesso dai nostri lettori delle corrispondenze d’estremo interesse che ci sollecitano a rispondere su questo o quel tema, da essi considerato come decisivo.
Più d’una volta è problematico, per noi, dargli corso adeguato. Non si tratta di un motivo puramente "tecnico" (le dimensioni e la frequenza -giocoforza ridotte- del che fare), ma rimanda a una ragione essenzialmente politica.

Le questioni che sono state finora sollevate rientrano tutte nel corpo definito del nostro impianto teorico. Sono, quindi, tutt’altro che "eccentriche". Per poterle, però, affrontare in modo esauriente, bisogna, inevitabilmente, richiamare, ogni volta, intere parti di quell’impianto. E qui sorge la questione degli spazi… Ma non solo essa, come si diceva. Infatti, una discussione veramente feconda con i nostri lettori si può sviluppare alla sola condizione che essi, per prima cosa, cerchino di collegarsi a quest’impianto prima e come condizione per poterne intendere, poi, tutte le derivate.

Ad esempio. Un compagno ci chiede di esprimerci su questo o quel gruppo trotzkista presente in qualche parte del mondo, e che noi potremmo, putacaso, neppur conoscere. Bene. Se questo compagno ritiene di poterci portare una documentazione utile su tali realtà e suggerirci, magari, una via di contatto e di confronto con esse, non possiamo che esprimerci senz’altro, discutendone con lui, e non solo. Ma la precondizione per fare questo è che egli conosca e si esprima in merito alla nostra visione generale del "trotzkismo", su cui tanto l’OCI quanto e soprattutto la corrente storica da cui deriviamo ha già espresso posizioni definitive e inequivoche. Non si può, insomma, prescindere dai conti già tirati, bene o male che sia, in campo teorico e con essi, anzi, occorre confrontarsi. È sulla nostra teoria, sul nostro programma, sulla nostra politica e sulla nostra organizzazione che chiediamo, in primo luogo, di esprimersi. In assenza di ciò è molto facile cadere in una vana istanza di "unificazione delle forze" secondo il criterio che l’OCI potrebbe essere una delle candidate a essa indifferentemente allo stesso titolo di tutte le altre, sulla base di una generica comunanza classista, rivoluzionaria.

Sia ben chiaro: noi non chiediamo a nessuno di giurare sulla bontà delle nostre posizioni, meno che mai a priori, ma possiamo e dobbiamo chiedere a chi ci segue di fare lo sforzo primario di intenderle per quel che effettivamente sono nella loro specificità (non casuale, ma storica).
A chi c’interroga su un problema rispondiamo, dunque, rimandando all’insieme dei problemi cui tentiamo di dare una risposta nel loro organico insieme. Non per evitare la risposta, ma perché al di fuori di questo, ogni questione derivata verrebbe inevitabilmente a essere slegata da esso e non risulterebbe altro che confusione.
Non eludiamo alcuna richiesta, ma la poniamo nel suo giusto alveo, questo è quanto.

Ma va aggiunta un’altra considerazione. Chi c’interroga su questo o quel tema non solo deve fare lo sforzo di cogliere il filo unitario della nostra complessiva impostazione (ciò a cui cercheremo sempre di dare il massimo del nostro aiuto), ma non può pensare di farlo nella posizione del "lettore", del "curioso", programmaticamente distante e separato dalla vita della nostra organizzazione. Il collegamento materiale con l’organizzazione rappresenta l’unica strada per potersi collegare a quel filo per quel che esso è realmente (non idee astratte, ma battaglie concrete sorrette da una visione complessiva). Noi siamo pronti a rispondere a tutto, e quindi usiamo la posta, ma non intendiamo fungere da posta… del cuore (o del cervello) mantenendo e sancendo le distanze tra "idee" e organizzazione.

Chi ci scrive sa dove trovarci o come fare per farsi trovare da noi. Lo scopo è, dichiaratamente: la comune militanza. Ancora una volta: non è una richiesta a priori, perché un’autentica militanza nell’OCI ha bisogno di molte "chiarificazioni"; si tratta sì, però, di un obiettivo verso cui orientarsi anche quando si comincia il cammino da molto lontano. Parliamo di militanza come obiettivo, prescindendo dall’obbligo che essa debba necessariamente concludersi nell’OCI; ne parliamo come di un indirizzo di principio, che certamente noi cerchiamo di portare a noi, ma che riteniamo comunque il punto di partenza necessario, quali che ne siano poi gli esiti.

A coloro che già oggi dichiarano di assentire con noi sull’essenziale diciamo qualcosa di più: questo vostro accordo non può restar confinato a un "accordo ideale", da individuo a organizzazione, ma se vale qualcosa deve tradursi in un collegamento stretto con l’organizzazione. Il che significa: venire a contatto materialmente con noi, darsi con noi un piano di lavoro teorico-politico, verificarne con noi gli esiti, collaborare alla diffusione del giornale (che a tutt’oggi copre scarsa parte della penisola, e male) e alle nostre iniziative politiche, contribuire in solido alle nostre deboli finanze con sottoscrizioni volontarie, ma regolari.

Caro compagno, non immaginarti che noi, senza il tuo contributo, possiamo far fronte ad alcuno dei compiti che ci spettano per poi eventualmente decidere di aggregarti a noi una volta dimostrato che siamo una vera, bella e grande organizzazione. Tu sei parte, devi essere parte, attiva di questo progetto. Abbiamo dei buchi, delle insufficienze? Questo è certo. E non li risolveremo mai senza il tuo contributo di discussione, di lavoro, di intervento nel proletariato, di rafforzamento su tutti i piani dell’organizzazione. Non potremo crescere indipendentemente o a parte da te.

Il processo di arretramento sul piano politico e organizzativo del proletariato, che consegue alla progressiva sottomissione della "sinistra" riformista alle ragioni del capitale, non elimina nessuna delle condizioni che alimentano l’antagonismo di classe; esse vanno, invece, crescendo esponenzialmente sul piano oggettivo. Ma il ritardo che il proletariato accumula su quello soggettivo, di organizzazione di classe, di partito, lo espone terribilmente a farsi pervadere da programmi, organizzazioni, ideologie che finiscono con il piegare le sue istanze antagoniste a esigenze della borghesia, o di frazioni di essa. Mai come ora, dunque, è indispensabile che ogni energia rivoluzionaria, sinceramente comunista, dedichi tutta se stessa al lavoro di ricostruzione del partito, e, in esso lavoro, a quello di ricostruzione di un’attiva militanza classista. Le due cose sono come non mai legate insieme. Oggi, come e più di sempre, non si può dare un "prima" (costruzione del partito sul piano teorico-programmatico-organizzativo) e un "poi" (legame del partito con le masse). Quel che serve è un rilancio del lavoro per il partito, assieme a un rilancio della lotta, dell’iniziativa, dell’organizzazione di classe della massa proletaria. È questo spirito, è questa attitudine, integralmente militante, che si richiede a chiunque fa del comunismo non una prospettiva "storica" al di là da venire (tra 3 o 4 mila anni…) ma un movimento già in atto, e sempre più prepotentemente in atto, nell’esplodere che si prepara, e già palesemente si manifesta, di tutte le contraddizioni antagonistiche del sistema capitalistico. È questo che chiediamo a chi ci segue e condivide, sia anche solo in parte, la nostra impostazione: di farsi parte attiva nei compiti dell’ora, anche solo dall’iniziare con un contributo "minimo".

La scheda che pubblichiamo nella pagina è un invito a ciò, un invito che chiediamo a tutti i nostri lettori di raccogliere, compilandola e facendola pervenire alle nostre sezioni o al nostro indirizzo centrale.

Nome…………….
Cognome…………….
Attività lavorativa…………….
Sono disponibile a:
… Lettura e discussione del che fare nelle sezioni
… Diffusione del che fare, libri e opuscoli
… Diffusione di volantini dell’OCI

      … Diffusioni regolari nelle fabbriche e mercati
      … Diffusioni in occasione di manifestazioni

… Partecipazione alla preparazione di iniziative pubbliche
… Sottoscrizione occasionale
… Sottoscrizione regolare

Contatto: indirizzo e/o recapito telefonico……….............

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