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Cronache sindacali

Sulla vicenda Marelli

 Quanto sia drammatica la fram­mentazione della classe operaia e a che punto sia arrivata la deriva del sindacato nella difesa delle compati­bilità capitalistiche, lo dimostra una volta di più la vicenda della Marelli.

La Marelli di Venaria (To), grup­po Fiat, conta 1170 operai a tempo indeterminato e 137 giovani assunti con contratto a termine, di cui alcuni a 3 mesi, altri a 4, altri ancora col raddoppio 3+3 o 4+4. Per 30 di essi l'azienda ha proposto la trasforma­zione in contratti di formazione-la­voro in cambio di 5 sabati di straor­dinario per 400 operai e della deroga al CCNL per portare la percentuale di contratti a termine dall'8 al 12 %.

L'intento è chiaro: contrapporre giovani precari, già divisi al loro in­terno, a operai più anziani che gior­no dopo giorno vedono peggiorare le proprie condizioni e messo in pe­ricolo il posto di lavoro. Sono le ra­gioni di competitività così care alle organizzazioni sindacali ad imporlo!

Fim e Uilm hanno accettato la pro­posta aziendale e attaccato le timide resistenze della Fiom ("rea" di aver proclamato lo sciopero dei sabati la­vorativi), giungendo fino ad attivizzare operai contro altri operai. In occasione del primo presidio opera­io ai cancelli organizzato dalla Fiom, la Uilm ha assunto un atteggiamento provocatorio; per il secondo ha mi­nacciato un vero e proprio contro­picchetto. Per ora si è fermata alla minaccia, vista la scarsa forza di mo­bilitazione che ha al momento, ma essa si predispone ad organizzare lo scontro, anche fisico, tra settori ope­rai più ricattati e precari e settori che non vogliono arretrare ulteriormen­te. Quello stesso scontro che ha fatto capolino (non per la prima volta) an­che in un recente direttivo Fiom del­la Fiat tra delegati di Mirafiori e Rivalta, in merito a quale dei due stabi­limenti dovrà aggiudicarsi il mon­taggio della Marea.

La Fiom non è assolutamente in grado di contrapporsi a questa deri­va perché accetta (nell'illusione di governarla) la flessibilità. Come af­ferma il segretario della Camera del Lavoro di Torino "il sindacato non si tirerà indietro se di fronte a investi­menti e occupazione saremo chia­mati a contrattare le forme di flessi­bilità" (La Stampa del 2 aprile). Esattamente quello che la Fiom ha offerto alla Marelli: flessibilità sì, ma con una contrattazione vera e regole certe e rispettate (!). Questa la so­stanza del suo No. Un No che, su queste basi, non può smuovere nulla rispetto all'attacco padronale e risul­ta sempre meno convincente agli operai e alla sua stessa base perchè non vale a invertire la tendenza che vuole il lavoro a completa di­sposizione delle necessità azienda­li e gli operai sempre più divisi e contrapposti tra di loro proprio in conseguenza di questa disponibilità. Ed è invece proprio questa tendenza che va ribaltata, passando per la de­molizione totale della politica rifor­mista, prima che sia troppo tardi.

 

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