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"I1 troppo è troppo!"

Da La lettre d'information, n.88,15 dic. 1997.

A settembre si è tenuta ad Hong Kong la 52° Conferenza del FMI e della BM. In questa occasione è stato pubblicato il rapporto della BM intitolato "Cina 2000". Il "China Labour Bulletin", rivista di sindacalisti cinesi indipendenti, diretta da Han Dongfang, ha tenuto allora una conferenza stampa per dichiarare: "Il troppo è troppo!", facendo notare che la stessa Banca si intrometteva in ogni questione cinese, non solo in quelle riguardanti la finanza e l'industria, ma anche nella riforma dello stato sociale o nella questione degli alloggi, della riforma del mercato del lavoro, della flessibilità... Qui di seguito riportiamo alcuni estratti della risposta in quattro punti formulata dalla rivista alla Banca Mondiale ("CLB" sett.-ott. 1997).

 

1) (...) Ma c'è stato un prezzo da pagare per la riuscita del processo di riforma -riuscita finanziaria e materiale che è andata a vantaggio dei burocrati a tutti i livelli-, ed è stato l'impoverimento della grande maggioranza dei lavoratori cinesi. Il fatto che i lavoratori cinesi, in un regime di repressione, non hanno il diritto di criticare una politica che tende a servire gli interessi economici e sociali di una minoranza non significa certo che essi sostengono le cosidette "riforme pragmatiche".

2) In questi ultimi 18 anni, le riforme sono andate avanti sulla base del principio che la direzione degli affari da parte del Partito Comunista Cinese non poteva essere messa in discussione. E' sulla base di esso che la corruzione è diventata una caratteristica del governo e anche della società in generale. Ogni minima attività, in Cina, di un singolo individuo o di un'organizzazione deve servire gli interessi del partito piuttosto che quelli della gente comune. (...)

Noi non diciamo che la Banca Mondiale o gli investitori e le organizzazioni straniere siano i responsabili di questo processo, vogliamo solo sottolineare che le loro attività in Cina forniscono innumerevoli occasioni ai burocrati cinesi di arricchirsi in modo smisurato. Nel contempo, sono i lavoratori e i poveri che devono stringere la cinghia per pagare le parcelle di questi burocrati e direttori d'azienda corrotti.

3) Non neghiamo che l'economia di mercato sia in grado di accrescere il PNL o il reddito medio pro-capite. Ma non crediamo che sia un modo di rispondere alle questioni che la Cina deve affrontare, né che la privatizzazione rapida e su grande scala sia la sola via per avanzare verso le riforme. Pensiamo essere della massima importanza che sia istituito, nel settore pubblico e in quello privato, un sistema di direzione nazionale e democratico.

Le riforme dovrebbero essere perseguite solo quando, sulla base di una riforma economica e istituzionale, sia stato realizzato uno stato di diritto democratico e giusto. Inoltre, il ruolo del governo è di essere al servizio di tutta la società, e non solo ed esclusivamente del mercato.

4) La disoccupazione ha già superato la quota di 30 milioni. Altri 3050 milioni di lavoratori supplementari sono sul punto di essere licenziati, e 300 milioni di contadini devono trovarsi un lavoro. Ai lavoratori cinesi non è nemmeno garantito un minimo vitale e le rivendicazioni riguardano ormai "il diritto alla sopravvivenza". Quando poniamo qualche rivendicazione, riceviamo in risposta repressione e violenza; abbiamo fame, ma dobbiamo continuare a pagare alla Banca Mondiale i debiti dei funzionari corrotti. La BM incoraggia la privatizzazione, e riconosce al tempo stesso che la corruzione dilaga. Ammette che il diritto dei lavoratori all'organizzazione e alla contrattazione collettiva dovrebbe essere rispettato, ma quando i lavoratori si sollevano e si organizzano, vengono rinchiusi nei campi di lavoro, e sottoposti agli insulti e alla violenza. Allora non possiamo fare a meno di pensare che, se si parla dei diritti dei lavoratori in queste condizioni, è per dare al rapporto della BM una dose di credibilità, tanto per indorare la pillola.

Il prezzo che abbiamo pagato è già troppo elevato e siamo ai limiti della sopportazione. Diciotto anni sono quasi una generazione! Se l'avvenire non ha altro da offrirci che maggiore sfruttamento e infelicità la nostra risposta è chiara: NO!

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