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Nostra attività

 

Una riunione davvero

internazionalista

a Lucca

 

A fianco della rivolta popolare d’Albania, contro lo sfruttamento e l’affamamento operato dall’imperialismo italiano e da tutti i governi d’Occidente; a fianco di tutti i lavoratori immigrati; per l’unità internazionale del proletariato; per la costruzione del partito comunista internazionale.

Con queste parole d’ordine l’OCI ha organizzato il 1° marzo, a Lucca, un incontro-dibattito invitando il proletariato e gli immigrati a riflettere ed a mobilitarsi. Questo mentre tutta la cosiddetta sinistra "invitava" i propri militanti proletari all’indifferenza e all’inazione davanti all’aggressione imperialista; animatamente, preoccupandosi, invece, della sorte dei "compagni" Sofri, Bompressi e Pietrostefani...

La nostra propaganda si è svolta presso una mensa di extracomunitari, in alcuni luoghi d’incontro di proletari albanesi, in un centro di prima accoglienza per immigrati, in alcuni locali "abusivamente" occupati dai proletari di colore, in una fabbrica dove solitamente interveniamo come sezione di Lucca (la fabbrica metalmeccanica Perini). All’assemblea, che ha avuto un particolare successo, hanno partecipato oltre ad alcuni lavoratori italiani, proletari immigrati albanesi, algerini, cingalesi, marocchini e senegalesi. Le difficoltà di natura linguistica non hanno impedito il confronto. Dopo la relazione introduttiva tenuta da un compagno della nostra organizzazione, ha rotto il ghiaccio un albanese che ha affermato che "la truffa è iniziata nel ‘92 con la complicità del governo, tanti albanesi hanno venduto perfino le loro case... anch’io ho investito un milione". Un altro proletario albanese ha chiesto: "Quanto è implicata l’Italia con quanto sta avvenendo in Albania?". Un immigrato senegalese ha chiesto ai compagni dell’OCI: "se le nuove elezioni politiche, come voi dite, non sono una soluzione al conflitto, qual è l’alternativa pacifica che indicate al proletariato albanese?". Ha indirettamente risposto a questa domanda un altro proletario di colore che è intervenuto per dire: "così come qui, a Lucca, per opporci al razzismo dello Stato, dobbiamo rafforzare nella lotta l’organizzazione degli immigrati, il cui esempio più alto è stata la manifestazione di due anni fa contro l’ordine di sgombero di un ex-asilo, voluto dall’ufficio affari-sociali del comune; così il proletariato dovrebbe fare a scala internazionale contro l’imperialismo italiano che sta dietro alla guerra civile in Albania, rafforzando l’organizzazione internazionale del movimento comunista". Un proletario algerino è intervenuto per dire, sull’esempio dell’avvenuto colpo di stato nel suo paese, dopo la vittoria elettorale del Fis, che "la democrazia o è la democrazia dell’imperialismo o non è..."

L’assemblea è stata molto partecipata e seguita e possiamo senz’altro dire di essere riusciti a raggiungere il nostro obiettivo che era quello di lanciare un’indicazione di unità e di solidarietà di classe del proletariato italiano con quello albanese, di denunciare le responsabilità del governo italiano, le complicità dei partiti della sinistra. Ma anche di indicare a tutti gli immigrati, di colore e non, che non esiste possibilità di "integrazione" nelle metropoli imperialiste e che la sola integrazione possibile e necessaria è quella nella lotta e nell’organizzazione di classe di tutto il proletariato internazionale contro il capitalismo e che, proprio come la rivolta in Albania dimostra e nonostante la momentanea debolezza del movimento operaio a scala internazionale, l’inevitabilità dello scontro sociale non potrà essere rimandato oltre.

Non siamo soliti suonar la grancassa, e non lo facciamo neanche in questa occasione. Il che, però, non significa non rilevare la portata in embrione generale di questa nostra iniziativa, in cui si sono confrontati a fondo e con serietà proletari di paesi diversi e di tendenze politiche diverse: noi vediamo in riunioni di questo tipo non solo il lavoro per il partito, ma anche l’anticipazione di come sarà il futuro partito comunista.

La cosa si è ripetuta a Torino, dove abbiamo tenuto un’altra riuscita assemblea. Sono i primi passi di un durissimo cammino. Passi modesti, ma non insignificanti, se solo si pensa al fatto che il confronto politico tra proletari della periferia e della metropoli fu quasi assente ancora in occasione della guerra del Golfo.

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