Medio oriente

Roma-Atlanta-Baghdad: ma quale scandalo?

Un business da 3.700 miliardi-lire, finanziamenti per l'export verso l'Irak in favore di aziende italiane e statunitensi concessi dalla filiale di Atlanta della BNL è un grosso affare come d'altronde immane è stato il bagno di sangue sullo Shatt-el-Arab: oltre un milione di morti.

Lo "scandalo" starebbe nella "contabilità segreta" tenuta dal dirigente BNL di Atlanta fuori dal controllo del centro di Roma. Come se il fruitore di tali finanziamenti fosse questo dinamico dirigente, ora messo in croce, e non le aziende che, in barba ad ogni embargo - ma qualcuno se lo ricorda "l'embargo verso i paesi in guerra"? - hanno incassato per le merci prodotte e vendute ai belligeranti iracheno ed iraniano, e non la banca stessa che per tale servizio si prende una parte del profitto.

Oh, certo vi potrà essere stato un giro di tangenti ovvero una partita doppia sospetta dal punto di vista ragionieristico, ma non vorremo mica essere noi in Italia, patria di papponi e filibustieri, a "scandalizzarci" di ciò; semmai il guaio, il motivo di preoccupazione "per noi" – "per noi" visto che la BNL è di proprietà pubblica, di "noi tutti"- sta nell'azzardo finanziario del differenziale fra accredito alle imprese e riscossione del debito dall'Irak.

Ma, se l'Irak paga, tutto si mette a posto: il buco nella "nostra banca"; cioè nelle nostra tasche, viene coperto. Affinché quel paese possa onorare i debiti dovrà naturalmente scorticare le sue popolazioni. Signori, questa è la "pace"; questa è la "ricostruzione"!

Alla luce di questo business da 3.700 miliardi-lire che è solo una parte del colossale affare investito in quella guerra e nella successiva "pace"; è possibile valutare quanta obiettiva ragione avessero le grandi potenze per mandare le flotte nel Golfo Persico a difendere la "libertà di navigazione" e gli interessi vitali del "mondo libero" minacciati dal "fanatismo islamico" e quanto realmente, nei soldini in tasca, siano affari nostri la distruzione, la morte, la guerra altrui.

Per quelli del "governo ombra" è possibile naturalmente fare "un'altra politica", "giusta"; "onesta", per cui gli affari nostri si concilino cogli interessi altrui: di fronte agli oggettivi, chiari, interessi del Capitale, tutto ciò non è che chiacchiera pietosa il cui unico fine è di irretire il proletariato metropolitano. Che siano maledetti, onesti e disonesti, giusti ed ingiusti, falchi e colombe!

Il denaro non puzza, non è una novità né uno scandalo; nei caveaux delle banche le banconote ammassate non grondano sangue: nelle memorie dei floppy-disk del dirigente di Atlanta non è registrata la disperazione di milioni di uomini, ma solo fredde cifre ora al vaglio di nugoli di ispettori.

Quel sangue e quella disperazione rimangono, però, nella vita e nella memoria di milioni di oppressi a Baghdad, a Teheran come in tanti paesi del Sud schiacciato dall'imperialismo ed in essi crescono sordamente l'odio e, sì!, il fanatismo contro tutto ciò che è occidente, che è bianco. Che siano benvenuti!