Cosa riserva al proletariato il prossimo autunno?
Difficile dirlo con assoluta esattezza, essendo ancora alla fase della pretattica. Ma di una cosa si può star certi: sia il governo Andreotti (con la finanziaria '90) sia il padronato (in vista del rinnovo dei contratti) si preparano, una volta di più, ad agire di anticipo contro i lavoratori.
Il governo, a quel che pare (dobbiamo dire così perché non solo i ministri, ma anche i segretari confederali si attengono sinora al... segreto istruttorio), proporrà una sorta di scambio a perdere: la promessa di maggior rigore fiscale con gli evasori in cambio di un severo taglio alla spesa pubblica che ricada naturalmente sulle spalle dei lavoratori. Curioso che l'annunciato rigore fiscale abbia avuto inizio con un ennesimo condono e con la solenne esclusione della tassa sui patrimoni...
I1 padronato, a sua volta, appreso il metodo della "concession bargaining" dai "boss" americani, propone, in cambio di qualche aumento salariale di contenuta entità scontato in ogni scadenza contrattuale, una "controriforma" della struttura del salario ed intende riaffermare il suo pieno diritto di disposizione sulle condizioni di lavoro in fabbrica.
E il proletariato come va al prossimo autunno?
Ci va con un carico contraddittorio. Da un lato c'è una ripresa di fiducia nelle proprie forze. È fuori discussione, infatti, che il movimento degli scioperi contro i ticket (con il loro parziale ritiro), la campagna sui "diritti negati" e lo stesso risultato elettorale conseguito dal PCI siano state altrettante iniezioni ricostituenti per una classe operaia provata, più ancora che da anni di sacrifici, da continui arretramenti senza lotta.
Il riaccendersi della lotta soprattutto contro il governo non significa, però, di per sé, la fine del tormentato periodo che ci sta alle spalle. Tanto sul piano sindacale, laddove i recenti contratti integrativi hanno sancito, e gli operai hanno subìto, la subordinazione di principio di una parte (almeno) del salario all'andamento dei conti aziendali. Quanto sul piano politico, laddove la proposta occhettiana di "liberarsi da questo sistema di potere", svincolata com'è dal riconoscimento che il sistema di potere imperniato intorno alla DC altro non è che il puro riflesso degli interessi capitalistici, non offre al proletariato altra prospettiva che quella di fungere da massa di appoggio in una lotta più che mai interclassista e dagli obiettivi evanescenti.
Diverse sono, perciò, le incognite che pesano sulla ripresa della classe operaia, specie se ci considera che le direzioni sindacali si mostrano nel loro insieme refrattarie a programmare e preparare sul serio tale ripresa.
Pur con queste difficoltà, il sovrapporsi di misure governative da contrastare e contratti da rinnovare può e deve costituire il terreno su cui il proletariato ritorna in campo per far sentire la propria voce e le proprie necessità, con ancoro maggior decisione e compattezza che in primavera.
Anche d'Oltralpe, dalle fabbriche Peugeot, ci viene un preciso invito: è venuto il momento di dire basta ad una redistribuzione della "ricchezza" e del "potere" a vantaggio del capitale, durata già troppo a lungo. Che la classe operaia faccia pesare sino in fondo, a difesa dei propri interessi, la sua forza di sola classe produttiva della società!