PCI… LA VOCE DELLA DESTRA
"In Emilia-Romagna nel 1945 il 51 % della popolazione era costituita da mezzadri e braccianti, ed era quella la base del partito. Poi mezzadri e braccianti sono scesi al 13 % e la nostra forza è aumentata. Ciò vuol dire che per quarant'anni siamo riusciti ad adeguarci ai cambiamenti della struttura sociale, a rappresentare e organizzare le trasformazioni. " (G. C. PAJETTA)
"Come tenere insieme e allargare, in una fase di sconvolgente ed incessante trasformazione, un ampio blocco sociale che ruoti intorno al lavoro dipendente, ma abbracciando molteplici altre forze; come difendere le condizioni e valorizzare il ruolo della classe operaia, senza cadere in politiche retributive egualitarie?" (G. NAPOLITANO)
"Se accentuassimo l'iniziativa solo nel mondo del lavoro dipendente, si accentuerebbero forse anche le contraddizioni con quel ceto medio produttivo che costituisce una parte fondamentale della nostra base sociale" (B. BARRANU)
"Bisogna andare fino in fondo sulla questione dei ceti medi, dei lavoratori autonomi. Di quella parte della società che rappresenta il terzo polo, dopo quello operaio e degli impiegati. (…) E proprio questi aspetti della vita del paese, assieme a quello della riforma dello Stato, devono essere i grandi filoni su cui costruire alleanze non più ideologiche - queste non sono più possibili - ma di contenuto. Così si può ricostruire anche un rapporto con i ceti medi, con scelte precise che - ovviamente non potranno accontentare tutti." (G. SVICHER, Segr. della Confesercenti)
"La scelta del referendum ha alimentato una lettura della società e dei rapporti politici che ha condizionato pesantemente e negativamente la nostra condotta di questi anni. Una cosa è la questione salariale che alimenta tensioni fra larghi strati di lavoratori, altro è riproporre una "centralità operaia" (…) che se anche la condissimo di fondamentalismo ecopacifista, non sarebbe comunque in grado di rapportarsi con le grandi trasformazioni sociali di questi anni, con la nascita di nuove figure legate al terziario e alla crescita del lavoro autonomo" (L. TURCI)
"Esistono nel PCI e fuori di esso le forze per costituire uno schieramento riformatore. (…) Bisogna provarci prima di tutto tra noi comunisti, poi si tratta di trovare il collante, la ragione vincente per una maggioranza riformatrice. " (L. LAMA); "Bisogna guardare oltre le tradizionali componenti della sinistra che, anche nel loro insieme, restano minoritarie" (G. CHIARANTE)
…DELLA SINISTRA…
"Non so se gli operai abbiamo votato o no PCI, ma certo non sono stati la forza trainante del voto comunista. Si sono sentiti non difesi, umiliati, trattati da classe residuale "proprio mentre "la nostra priorità non può che essere il mondo del lavoro." (B. BRACCI TORSI)
"… La questione dell'autonomia sindacale: autonomia dal PCI, è evidente, ma autonomia dei contenuti rivendicativi dalle compatibilità fissate dal governo. Questo è il punto politico non sciolto in questi anni. (…) L'opposizione cosiddetta degli emendamenti ha fatto in modo che allorché il governo toglie 10, il PCI si batte e riduce a 7, la gente considera poi il PCI corresponsabile dei 7 perduti e non dei 3 risparmiati" (G. QUERCINI)
"Si è richiamato un rischio di arroccamento, ma io chiedo: dove, quando, in che modo tale rischio si è manifestato? Se c'è un rischio esso è piuttosto quello di un adagiamento adattivo, di una inerte acquiescenza ai processi (…) Abbiamo fatto del lavoro una merce di scambio, sacrificando il decisivo discorso sulla qualità del lavoro e su una sua diversa distribuzione ad un esercizio di contrattazione estranea e talvolta persino ostile al lavoro stesso. " (F. BERTINOTTI)
"Non è alle viste un nuovo ciclo fordista, non c'è occupazione, sviluppo, tendenze al rassetto e alla stabilizzazione sociale, le società sono attraversate da tensioni disgreganti (…) In tutta la sua complessità e urgenza si presenta dunque il tema del passaggio da un regime all'altro. Quale risposta è in grado di dare il PCI?" (G. COTT URRI)
"Non siamo stati né forza di governo né d'opposizione (…) anzi, per anni, abbiamo subito l'offensiva ideologica e culturale delle classi al potere (…) Dobbiamo guardare in faccia ai nostri errori di lungo periodo. Essi risalgono indietro negli anni, al momento in cui, accettando di fatto la compressione salariale e la riduzione dei servizi sociali, in nome di un malinteso adeguatamente alle compatibilità economiche, si è liquidata in sostanza ogni possibilità di battaglia rivendicativa e di contrattazione. Si è lasciato di fatto mano libera al processo di accumulazione perversa. La massa enorme di profitti - non è stata così alta neppure nell'età fascista - è si un atto di accusa contro le ingiustizie del sistema capitalistico, ma è anche una critica a chi da anni agisce troppo tiepidamente contro di esso." (A. COSSUTTA)
"Nelle nostre liste elettorali e nei gruppi dirigenti rilevo la scarsità o addirittura l'assenza di compagni provenienti dalla classe operaia" (L. FIBBI)
"Si è offuscata anche l'immagine internazionalista basata sulla solidarietà attiva ai popoli che lottano contro l'imperialismo." (C. LUPORINI).
…E QUELLA DELLA BASE OPERAIA
Da Genova: "Opposizione senza mordente. Il tradizionale partito di opposizione, il PCI, non è apparso chiaramente come tale" (19 giugno)
Da Roma: "Si sono offuscati tratti della nostra diversità. Non abbiamo più fatto battaglie sui temi della solidarietà, giustizia ed eguaglianza" (24 giugno)
Da Sesto San Giovanni: "Dopo aver detto e ripetuto che l'operaio non c'era più, ora vediamo quel che pesa. Possiamo cambiare il colore della tuta, ma lo sfruttamento è uguale" (25 giugno)
Da Parma: "L'alternativa democratica è solo una scatola vuota, priva di contenuti. E questa è, sempre più, l'impressione che hanno gli operai. L'intervento, carico di spunti polemici tra i quali l'accusa di mancanza di finalità sociali della Lega Coop. (vedi riquadro in merito, n. n.) è applauditissimo ed ha chiuso la serata. "
Da Milano: "Il referendum per la scala mobile è stato un errore, afferma Califano, e viene più volte interrotto e infine zittito "(3luglio): evviva questa "mancanza di democrazia tra compagni"!!
Da Torino: "Forse molti dei problemi che oggi i lavoratori dell'Alfa-Lancia stanno affrontando sono anche frutto della nostra debolezza o di questi anni e dell'acquiescenza voluta o indiretta alla FIAT di molti, anche del sindacato. (…) Quando si è parlato di non trasferire automaticamente le condizioni FIAT all'interno dell'Alfa-Lancia si partiva da questi presupposti (la denuncia dell' "altra faccia della FIAT": infortuni mortali, supersfruttamento, attività antisindacale, bassi salari, reparti-confino etc.). Seguire altri modelli ha voluto dire per noi anni bui, crollo delle iscrizioni al sindacato, sfiducia diffusa, crollo delle adesioni agli scioperi, grossi sforzi per recuperarle… Le prospettive sindacali future dipenderanno da che tipo di rapporto si riuscirà ad avere coi lavoratori. " (14 maggio)
Da Bologna: "Ultimo grosso dolore che il PCI mi ha regalato negli ultimi tempi è la sua mancanta di internazionalismo: La sua concreta so1idarietà coi popoli in via di sviluppo e di autodeterminazione è andata via via calando. Se chiedi di fare uno stand sul Nicaragua ad un festival dell'Unità viene guardato come un marziano" (9 luglio)
Da Napoli: "Quale linea e quale politica può ridare forza e rappresentanza al PCI? … Al primo posto la tutela dei diritti sociali, le lotte per il lavoro e la giustizia fiscale, la difesa dell'ambiente, una miglior qualità della vita… Opposizione troppo blanda e troppe astensioni su leggi di grande interesse per i lavoratori: il partito è stato inadeguato nel dare risposte politiche alle trasformazioni in atto nella società "(18 luglio)
Continua, continua, continua…